Marsha Pels ha vinto numerosi premi tra cui una borsa di studio Public Art Fund del 1981, un Prix de Rome nel 1984, un premio Fulbright Senior Scholar alla Germania nel 1997, una borsa di studio della Fondazione Pollock-Krasner nel 2004 e un 2013 Adolf and Esther Gottlieb Foundation Individual Support Grant, tra molti altri. Il lavoro di Pels è incluso nelle collezioni pubbliche di Grounds for Sculpture, Hamilton, NJ; The Stiftung Olbricht, Essen, Germania; Sede centrale della United Jewish Appeal, New York; e il Museo Nazionale del Gabarone, Botswana, Africa. Pels vive e lavora a Brooklyn, New York e il 10 dicembre Solace, una mostra personale di opere di Marsha Pels, apre nella sua città in uno spazio ampliato della galleria Lubov sulla East Broadway.
La mostra si compone di due pezzi principali dell’artista realizzati a trent’anni di distanza: Pieta (1988) e Fallout Necklace (2018), un’opera della serie Trophy of Abuse mai esposta prima. Nel corso di quattro decenni, la pratica scultorea di Pels ha attinto sia dalla sua autobiografia che da una profonda ricerca storica, trattando argomenti come l’identità di genere, la guerra e il potere e la politica contemporanea. Con uno spirito inventivo e di improvvisazione, Pels ha padroneggiato processi intensivi come la fusione e la fabbricazione del metallo, la lavorazione a fiamma del vetro e la fotoincisione, nonché le trasformazioni di oggetti trovati. Insomma, qualsiasi cosa – dai broccoli agli stivali – è una materia prima plausibile, alchemizzata e concretizzata in modo evocativo dalla sua mano. Tale transustanziazione infonde alla sua scultura una notevole intensità psicologica e forza metaforica.
Immagine di apertura: Marsha Pels, Fallout Necklace, 2018. Dalla serie Trophy of Abuse. Fusione di alluminio verniciato, acciaio patinato, vetro fiammato, vetro stampato a polvere. 84 x 120 x 180 pollici. Vista dell’installazione alla Lubov, New York, 2020.
Lubov
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