Mario Schifano vive negli anni a cavallo tra ’60 e ’70, in uno studio in cui decine di televisori sempre accesi (senza volume) inondano il suo spazio visivo con un flusso ininterrotto di immagini, mentre le finestre chiuse bloccano la visione sull’esterno. Questi esperimenti di fermo-immagine televisivo, soprattutto degli anni Settanta, pongono Schifano, temporaneamente allontanato e annoiato dalla pittura, come uno dei primi al mondo che ha interloquito con i diversi media per creare un nuovo linguaggio.
Schifano, con un’incredibile preveggenza – siamo nell’Italia dei due canali statali che trasmettevano in realtà ad orari contingentati, mentre la fine delle trasmissioni veniva segnalata da un’immagine fissa sullo schermo – capisce che sempre di più vivremo immersi nelle immagini, che il pittore non dovrà neppure più cercare ispirazione all’esterno, perché sarà l’esterno a cercare lui, basterà rimanere sintonizzati, oggi diremmo connessi.
Paesaggi Tv e tele computerizzate (in realtà emulsionate) iniziano a diventare parte del suo linguaggio espressivo, prima del suo ritorno di interesse per la pittura su tela e il linguaggio multimediale che lo porterà anche a dirigere documentari (anche con i Rolling Stones).
In sintonia con altre ricerche di quegli anni Schifano spersonalizza l’opera, che non è più il frutto di una creatività romantica unica e irripetibile.
L’artista è piuttosto colui che coglie immagini trasmesse da un mezzo meccanico, che poi lui coglie con un altro mezzo meccanico, la fotografia, e che poi meccanicamente emulsiona sulla tela, e solo all’ultimo ritocca personalmente l’immagine con lo smalto.
In queste immagini leggermente sfocate, poco nitide e brillanti rispetto ai nostri standard attuali, inserite all’interno della cornice nera stondata del tubo catodico, ritroviamo gli orologi con le lancette dell’ora esatta, le immagini fisse delle città italiane con il nome scritto, trasmesse all’intervallo, citazioni dalla storia dell’arte tratte dalla trasmissione “Maestri italiani del 900”, fotogrammi con personaggi politici dai telegiornali ma anche frammenti, ingrandimenti, particolari, macchie di colore. Sono Paesaggi TV, il nuovo paesaggio italiano, direttamente a casa, senza più bisogno di uscire.