I padri sono gli etruschi e i classici. Marino Marini ha un posto nella storia dell’arte italiana proprio per aver saputo rispettare la tradizione pur vivendo nel suo tempo appieno, il Novecento.
Pistoia, nell’anno della capitale della cultura, dedica all’artista scomparso nel 1980 la mostra «Marino Marini, Passioni visive» che fa dialogare l’opera di Marino Marini con le maggiori vicende dell’arte italiana e internazionale con cui essa si è confrontata.
Mancava ancora, nella vicenda espositiva e nella letteratura scientifica sull’artista, un serio lavoro di contestualizzazione storica e stilistica della sua attività che lo ponesse al centro del modernismo novecentesco.
Nato nel 1901 in Toscana, a Pistoia, Marini si impose rapidamente come uno scultore di primaria importanza. Presente sin dagli anni Trenta nelle più significative rassegne nazionali, sviluppò precocemente contatti e relazioni internazionali; e nel secondo dopoguerra il diffondersi della sua fama all’estero decretò l’ingresso delle sue opere nei principali musei e nelle più significative collezioni private straniere.
A sedici anni si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dedicandosi in un primo tempo al disegno e alla pittura; alla scultura si avvicina solo a partire dal 1922.
Nel 1929 si trasferisce a Milano, chiamato da Arturo Martini ad occupare la cattedra di scultura presso la scuola d’arte di Villa Reale a Monza. Dello stesso anno è la prima importante scultura, Popolo, in terracotta, con la quale Marino si rivela al pubblico e alla critica.
L’amicizia col gallerista Guido Guastalla frutta oggi una preiosa rassegna di pezzi d’arte in mostra, frutto di un decennale lavoro con l’artista, con la moglie Marina e con la Fondazione Marino Marini.
Le opere di Marini sono esposte con alcuni, scelti esempi di scultura dei secoli passati (antichità egizia, greco arcaica ed etrusca; scultura medievale; scultura del Rinascimento; scultura dell’Ottocento) che furono consapevolmente recuperati da lui e dai maggiori scultori della sua generazione.
Ognuno dei riferimenti proposti è sicuramente documentato: la sua accessibilità a Marino Marini è comprovata per vie documentarie, o di circolazione culturale del modello, o di dirette relazioni biografiche tra Marino e gli altri artisti. Nei saggi e nelle schede del catalogo che accompagnerà l’esposizione queste relazioni saranno esplicitate e discusse.
In apertura: particolare di Piccolo Cavallo in argento (Marino Marini, 1973 – Galleria Studio Guastalla).
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