A Roma la mostra “Luigi Boille. Luoghi di luce, scrittura del silenzio. Opere 1958 – 2015″ con più di ottanta opere che illustrano il percorso artistico di Boille dal 1958 fino al 2015, è la prima grande antologica che Roma dedica all’artista dopo la sua scomparsa avvenuta nel 2015.
Nella pittura di Boille, soprattutto a partire dagli anni ’60, il coinvolgimento emotivo è talmente forte, tale l’attrazione e la ricchezza cromatica che si rimane catturati in questo labirinto di immagini. I primi anni parigini sono invece anni di crisi, di ricerca ossessiva, di sperimentazione e di ripensamenti. Una crisi che coinvolge l’intera cultura occidentale.
ANNI 50 – Più che la pittura, nei primi tre anni, è l’architettura che lo sostiene, saltuariamente, ma non smette mai di dipingere. I quadri dei primi anni a Parigi sono fortemente sperimentali, tutti all’interno dell’informale materico. Quadri complessi in cui il colore sembra suggerito dalla superficiein formazione, più che da illuminazioni. Una sorta di materia impastata, manipolata, i cui effetti a volte sono determinati anche da combustioni. In una bella rievocazione di quegli anni Nicole, la compagna di una vita, scrive: “Sono gli anni in cui Boille lavora in effetti “a piene mani” la materia, diluendola con la trementina, infiammandola con il gas, controllando l’estensione e l’intensità della bruciatura secondo i colori e i loro mutamenti al contatto della fiamma, spesso, da ultimo, bagnandola, per evitare l’incendio della tela e dello studio annerito, trasformato in modo assai spettacolare in antro di Vulcano”. Quadri come superfici dove la materia spessa, trattata si illumina di improvvisi scatti di luce (Apparenza, 1955).
Già dai primi anni a Parigi Boille avverte la necessità, oltre alla sperimentazione, di trovare una ragione più profonda per raggiungere quella configurazione visivache sentiva crescere dentro di sé.
Scriverà anni dopo: “All’inizio della mia ricerca, la materia nasceva da sé stessa, e il segno era dentro la materia, era invisibile, non ancora protagonista”. Ma già nei quadri del ’57, alcuni di grandi dimensioni, il colore si riduce, in tonalità di bianchi e grigi,qualche traccia di blu o di rosso,e i segni spessi sembrano scavarela superficie creando ampie zonedi segni / materia. Segni che come configurazione di spaziprendono forma e ritmo nel ’58 con Sinfonia pastorale, ad esempio, Signes d’ombre, Rue Guénégaud, e poco dopo, pur rimanendo il segno come matrice, i colori dilagano fino a riempire la tela, con zone d’ombrasempre coloratee ampie stesure.
Giovedì 17 ottobre 2019 ci sarà nella sede della mostra romana (“Incontri d’ottobre”, Musei di Villa Torlonia – Casino dei Principi) un dialogo tra Stefano Gallo, docente di Storia dell’arte contemporanea alla Facoltà di Lettere dell’Università di Tor Vergata, storico dell’arte contemporanea, con Ninì Santoro, scultore, pittore, incisore e ceramista, uno dei maggiori esponenti dell’astrattismo italiano.
I curatori Claudia Terenzi e Bruno Aller, mercoledì 23 ottobre 2019 illustreranno la mostra, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, e a cura di Claudia Terenzi e Bruno Aller in collaborazione con l’Archivio Luigi Boille. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.
Luigi Boille Luoghi di luce, scrittura del silenzio. Opere 1958 – 2015 a cura di Claudia Terenzi e Bruno Aller in collaborazione con l’Archivio Luigi Boille.
Musei di Villa Torlonia – Casino dei Principi – Roma, via Nomentana 70. Fino al 3 novembre 2019.
Foto d’apertura: particolare di Luigi Boille Aldébaran, 1966 olio su tela, 195×133 cm