Sa bene di essere arrivata al momento della maturità e non sfugge allo scrutinar meticoloso che il pubblico fa dei suoi testi. Levante, nome d’arte di Claudia Lagona (Caltagirone, 1987) è al quarto disco e si riappacifica con la sua terra, la Sicilia. “Magmamemoria” esce domani, 4 ottobre ed è un disco dolce e complicato, laborioso ed estremamente pensato. Sarà la base di un grande spettacolo in programma il 23 novembre al Forum d’Assago, un debutto nella grande arena per l’artista siciliana che non nasconde “un po’ d’ansia” per tutto quello che una data così importante impone.
“Il mio disco della maturità e consapevolezza”, dice Levante presentando Magmamemoria: in estate c’è stato l’assaggio con il coraggioso brano “Andrà Tutto Bene” che ci ha parlato di futuro senza memoria, in un elenco spaventoso di contraddizioni e sventure che viviamo. “Ancora adesso – ci dice presentando il disco – non so se ‘andrà tutto bene’ è un incoraggiamento o un’ironia amara”.
Che vuol dire il nome del disco?
Magmamemoria è il nome che ho saputo dare alla mia nostalgia. È il ricordo che brucia. Quanto di ciò che è trascorso diviene magmamemoria che, sebbene frutto del passato, si sviluppa nel presente e trova compimento nel futuro. La memoria è eterna. Sopravvive all’uomo.
La canzone che l’ha anticipato è una delle più amare che hai scritto.
Avevo seguito la vicenda di Stefano Cucchi ma poi quando ho visto il film ha avuto un effetto scoperchiamento su di me. La situazione politica l’anno scorso ha fatto il resto e sono esplosa. Non è solo un notiziario, è una presa di coscienza, ritrovarsi grandi e sentirsi comunque piccoli davanti a catastrofi ambientali, politiche e disumane. Pensavo all’indifferenza quasi pornografica, da censura. L’uomo del presente ha dimenticato gli uomini del passato, quelli delle grandi rivoluzioni, issa muri e allontana ciò che non comprende.
Sei famosa per testi dei piccoli drammi quotidiani, “Andrà tutto bene” è stata una svolta.
Diciamo che non mi rendo la vita facile, ho sempre fatto musica in maniera molto istintiva. Oggi la differenza è la maturità: inevitabilmente sono invecchiata, le esperienze sono tante e i ricordi sono aumentati.
Anche musicalmente il disco suona diverso.
Perché sono aumentati anche gli arrangiamenti e la ricerca di suoni. Non voglio essere presuntuosa, ma ho cercato di alzare l’asticella e davvero ho dato tuto per avere un unico obiettivo coerente: la qualità. Ho voluto una realizzazione molto moderna con strumenti vintage. I miei musicisti sono andati a prendere rullanti anni Novanta, ho chiamato l’Orchestra di Budapest che per me è un lato sempreverde della musica.
Ci sono comunque episodi intimisti…
‘Antonio’ è una delle mie canzoni preferite, ho sempre amato chiamare le cose col proprio nome. Una storia d’amore che meritava di essere raccontata. Lo so che è finita, ma è bellissimo poter raccontare una felicità andata che non c’è più. Antonio Filippelli ha superato se stesso in questo brano, c’è una coda lunghissima che lo fa diventare di sei minuti e lì ci si accorge che la musica è più potente delle parole che ho cantato.
Hai sempre molta cura delle parole.
Le parole sono importanti, cerco sempre di non ripetermi ma a volte voglio essere leggera e mi dilungo e scrivo romanzi. Ora che ci penso anche essere uguale a se stessi non è male. Ho passioni per le parole, spero di aver dato questa impressione al mio pubblico, anche con delle scelte comprensibili.
La scelta della tracklist come è avvenuta? Hai messo l’unico featuring, con Carmen Consoli, verso la fine…
‘Magmamemoria’ e ‘Arcano 13’ aprono e chiudono il disco e sono due brani collegati. Il primo Magmamemoria è il manifesto del disco e una canzone di vita, il magma vive. Mentre l’arcano 13 è la morte ma nel linguaggio dei tarocchi è vista come una rinascita. Il tocco che invece Carmen ha aggiunto a ‘Stretto necessario’ mi ha fatto piangere.
Ti emoziona l’affetto dei tuoi colleghi?
Lei per me è la regina madre. Pensa che non avevo il coraggio di chiederle di collaborare, ho fatto sondare ad altri. Poi un giorno d’estate stavo andando a fare le prove e mi avvisano che era arrivato il pezzo cantato da lei. Son tornata in casa, mi son messa comoda e ho ascoltato. Credo di non aver pianto di gioia così lungamente mai nella mia vita, è stato come arrivare a un traguardo dopo una lunga corsa.
L’hai sempre ammirata?
Certo, lei si è dimostrata anche una grande donna. Le ho mandato un messaggio e lei mi ha telefonato ma io non riuscivo nemmeno a parlare. Ero felice per la me di oggi, per la me ragazzina che cantava le sue canzoni in cameretta, un momento emotivo davvero profondo. Mi ha detto: faccio il tifo per te. Questo è anche una risposta definitiva a chi dice che ci assomigliamo.
C’è un tema che ti sta più a cuore in questo disco?
Canto la Sicilia, si sente la terra, una cosa da cui mi ero distanziata un po’. Ho fatto pace, son tornata anche a frequentare più siciliani nella mia vita. E poi c’è mio padre, la sua assenza, che non avevo toccato col disco precedente. A disco terminato, in una giornata di sole e luce mi sono sentita in paradiso e ho voluto scrivere per mio padre, di getto. Così è nata ‘Arcano 13’.
Pensi sia difficile mettersi a nudo in musica?
Tratto sempre di temi personali, ma riesco anche a far mie storie di altri, mi piace essere attore di storie degli altri. L’unico limite è non ferire le persone. Per questo a volte non ho fatto uscire dei brani, perché è più importante non far soffrire che far ascoltare musica. Bisogna proteggere gli esseri umani, non si può sempre privilegiare l’ego d’artista.
Come ti definiresti come artista?
Faccio musica in maniera egoistica, nel senso che fin da quando ho iniziato l’ho fatto per me. Ma provo a mettercela tutta per spaziare e spiazzare chi ascolta. Non voglio essere trascinata dalle correnti del momento, che specie in musica sono sempre molto forti. Meglio mostrare l’onestà, che è sinonimo di emozioni e non pensare ai numeri. Per me la musica deve emozionare e far riflettere.