Ha fatto scalpore il video di Tiziano Ferro sulla tv di stato italiana che invoca una legge contro l’odio verbale. E a ragione: il cantante di Latina è famoso nel mondo proprio per la straordinaria maestria e acume con cui maneggia con le parole ormai da circa 20 anni. Un ritorno al sapore vero della comunicazione, un pensare prima di parlare (o scrivere sui social) che una stella del pop come Tiziano può sicuramente favorire.
Il cantante dice: “Le parole sono importanti, siamo diventati importanti nel mondo con la nostra lingua e oggi bisogna imparare a dire le cose nel modo giusto. Vorrei una legge contro l’odio. Dalla battuta nasce la disparità“.
Accetto Miracoli, il nuovo album di Tiziano Ferro, è uscito qualche giorno fa in tutto il mondo su etichetta Virgin Records (Universal Music Italia), prodotto dal guru del sound R&B americano Timbaland per 9 delle 12 tracce che ne fanno parte, e anticipato nei mesi scorsi da due singoli, Buona (Cattiva) Sorte e la title-track Accetto Miracoli.
Un cambiamento per la sua carriera: “Ho disponibilità ad accogliere quello che arriva. L’accoglienza dei cambiamenti che non potevo conoscere favorisce anche un giudizio positivo sulla vita”.
Per il cantautore il sound è “fresco, onesto, energico, frutto dell’esigenza di consegnarmi ad esperienze nuove. Lavorare con Timbaland mi ha costretto a ripropormi da zero come cantante. Dopo il primo incontro subito mi sono trovato a scrivere, e alla prima cena una venatura di sana paura mi ha pervaso. Solo all’inizio però, ed è stato bello. Lui era il mio idolo fin dai tempi di Missy Elliot negli anni Novanta e mi ha detto: non so cosa dici nelle canzoni ma non voglio entrare nel merito. Voglio vestirle e uscire dalla zona di conforto. In un certo senso Timbaland mi ha protetto e mi sono sentito benvoluto”.
Le parole per Tiziano sono sempre state alla base del suo lavoro. Eppure con Timbaland dice di aver parlato poco: “Lui è tutta musica e poche parole, a volte mi ha preparato un sound non adatto alla canzone ma quando propone è una delle cose più divertenti del rapporto con un produttore. Quando ho preso confidenza l’ho convinto a ripescare un certo repertorio fine anni 90, i beat alla Missy Elliot e lui insisteva a non volerla fare. Alla fine ha accettato. Gli ho detto: ti prego non so se farò un altro disco con te”.
Ferro dice che il disco è figlio di una microcrisi trasformato in una crisi creativa: “Eravamo partiti con un’idea di collaborazione e poi dopo 8 canzoni fatte avevo due o tre ballate che non volevo proporgli. Ma alla fine sulla title track ha fatto il gesto più grande: ha iniziato a suonare l’808, una drum machine e la canzone è subito diventata sua. Con lui ho capito dopo quasi 20 anni di carriera che puoi ancora giocare. Oggi sono in una posizione di vantaggio perché l’ho fatto e sono contento, l’altro disco era una ripartenza dopo la raccolta di successi che avevo pubblicato. Ma evidentemente mi sbagliavo, perché come stile questo non c’entra. E ora non so cosa succederà“.
A febbraio il compleanno importante per l’ex ragazzo di Latina innamorato dell’urban pop: “Vengo da una generazione diversa rispetto ai cantanti che escono oggi, anche se mi piace la trap e ascolto con attenzione. Io ho fatto i club e il Forum la prima volta dopo tre dischi”.
Ma sull’età ha anche un’altra cosa da dire: “A quarant’anni non è che diventi felice all’improvviso e il tuo dna prende altra forma ma accogli quello che accade come un lato di te stesso che accetti. Anche se il mio cuore non è spezzato, c’è sempre l’ombra e questo elemento di solitudine non va via, non c’è niente di più forte della verità e quell’ombra c’è sempre e per questo si riflette nella mia musica”.
Tiziano reputa l’Europa il continente “più figo del mondo perché cambia tutto a pochi chilometri e tutti sono così vicini. Io non so come sia l’America nonostante ci viva. So come è la California, che è un’altra cosa. Ancora oggi mi fa strano pensare che la mia famiglia ora è lì“. E si riferisce alla distanza geografica con i suoi famigliari in Italia e alla vicinanza con il suo amore, Victor, sposato quest’anno, il motivo che l’ha portato in America.
C’è anche spazio per un pensiero più politico, anche se non se ne trova traccia diretta nel disco: “Non mi sentirò mai a stelle e strisce proprio perché noi e l’Americasiamo due cose diverse. Io oggi rido e piango per la Brexit, ma in definitiva spero sempre nell’evoluzione della civiltà e della carità. Sono a favore dell’aiuto pensato. Non stupidamente concesso. Sono a favore di persone che accolgono con la voglia di integrare”.
“In mezzo a questo inverno” sarà prossimo singolo, una canzone che parla di separazione: “Ho perso mia nonna, era l’ultima nonna e ho vissuto con lei a 19 anni. Margherita si chiamava: non ho mai perso prima di lei colonne della mia vita. Ho scoperto cosa vuol dire ma non volevo scrivere canzone alla nonna che ha fatto due guerre ed era una donna molto dura. Quindi ho declinato il testo in maniera diversa, la canzone doveva volare da sola. Faccio fatica ad ascoltarla è la canzone più importante del disco”.
Ritorna poi sulle parole che hanno peso e vengono scelte, nel suo caso, con grande pignoleria: “Cielo e ossigeno nelle canzoni mie sono bandite. Sono quasi peggio dell’aggettivo prima del soggetto. Fare la guerra con il pop oggi vuol dire cambiare le cose anche con le parole. Ma ne abbiamo fatte tante di battaglie e alla fine quello che si crea nei concerti è la vera bolla d’amore. Tutti uniti in un mondo che non è accogliente. Mi fa pensare che il pop è una bella arma, ha potere surreale rispetto alla realtà ed è questa la sua forza”.
Un po’ di disillusione traspare dalle sue parole: “Noi facciamo manifestazioni impegnate quando occorre ma non veniamo molto ascoltati, se si pensa alla campagna contro Trump, gli americani non hanno ottenuto nulla. Quando ti avvicini al sociale e politico c’è un velo di incapacità di arrivare alle persone in un certo modo. Credo che oggi le persone vogliano sentire i messaggi arrivare da chi deve fare quelle cose, le nostre istituzioni. Noi artisti non abbiamo la stessa forza e la credibilità. Io dico: votate se potete non vi lamentate se poi non votate ma non ho una posizione precisa”.
Le preoccupazioni Tiziano Ferro le ha per la civiltà: “Sono preoccupato per la mancanza di civiltà e i politici cambiano idea troppp spesso. Io che mi sento italiano al 100% mi dispiaccio nel vedere mancanza di senso civico intorno a me. Non ho l’atteggiamento da leader e non lo voglio ma forse posso dare una mano a cambiare le cose”.
Nel brano “Il destino di chi visse per amare” racconta della forza del prendersi una pausa un minuto prima di reagire: “Io la risposta alle offese ce l’ho almeno in tre lingue e il bullismo non è finito a 18 anni ma arriva anche da persone che scrivono canzoni o simili. Sull’amore personale invece, dopo due anni e mezzo ho pensato che fosse giusto sposarmi visto che la relazione era diventata una verità ed era giusto parlarne e comunicarla. Non volevo creare nessun tipo di circo mediatico ma ho pensato che l’unione è bella se celebrata. Se l’uomo celebra l’amore anche prima che esistessero le unioni è qualcosa di istintivo, è come la fame la sete“.
Degli artisti contemporanei esalta Ultimo: “Lui fa come una volta, come quando c’erano i discografici che ti facevano crescere ed è stata la più bella notizia di quest’anno. Ultimo in questo momento di confusione con la sua musica non allineata al gusto delle radio dimonstra che quando fai una cosa bella i risultati arrivano”.
Per concludere, ringrazia i suoi fedelissimi: “Riempire lo stadio di San Siro un anno prima di uno spettacolo senza avere un disco ancora pubblicato è testimonianza di fiducia cieca. Devo essere attento a non dimenticarlo”.
La clip di Tiziano Ferro a “Che Tempo Che Fa” di Rai 2 è presa da contenuti visibili su www.raiplay.it