29 Marzo 2021

Le instantanee di Warhol alla Galerie Italienne di Parigi

Il legame con la città e l'incursione nel mondo dell'underground. Un ricordo gioioso e introspettivo al tempo stesso del grande padre della Pop Art.

29 Marzo 2021

Le instantanee di Warhol alla Galerie Italienne di Parigi

Il legame con la città e l'incursione nel mondo dell'underground. Un ricordo gioioso e introspettivo al tempo stesso del grande padre della Pop Art.

29 Marzo 2021

Le instantanee di Warhol alla Galerie Italienne di Parigi

Il legame con la città e l'incursione nel mondo dell'underground. Un ricordo gioioso e introspettivo al tempo stesso del grande padre della Pop Art.

A Andy Warhol piaceva la distanza, odiava essere toccato. Forse era anche per questo che nella sua Factory a New York chiunque arrivava era separato da lui da una macchina fotografica o un registratore.
Quando a Bruno Bischofberger venne l’idea di far lavorare Warhol e Jean-Michel Basquiat insieme organizzò un pranzo assieme.
La diffidenza fu palpabile, dicono le cronache, quando il re della Pop Art incontrò il difficile artista di strada afro-portoricano che faceva uso di droghe. Ci volle un po’ per capire chi dominava chi e a cosa potesse portate la “lotta degli ego”. Sicuramente, il primo risultato fu una Polaroid. E alla Galerie Italienne di Parigi, fino al 4 aprile, sono esposte tutte le più significative Polaroid di Warhol, tra le migliaia che si trovano in possesso della Warhol Foundation.

Per onor di cronaca, altro si sviluppò da quell’incontro. Basquiat gli fece recapitare subito un ritratto.
Quando riceve la tela, Warhol confessa: “Sono geloso, è più veloce di me” e subito andò a lavorare al ritratto fotografico di Jean-Michel Basquiat: una serigrafia crivellata di macchie verdastre che ricordano lo sfondo di “Oxidation”, ovvero i “Piss paintings”.
Inoltre, la Polaroid non incoraggia la discussione con il suo rapido feedback, la sua istantaneità, in perfetto stile Warhol che diceva: “Guarda in superficie, non c’è niente dietro”. Che è lo stesso motivo per cui nella sua rivista “Interview”, lui
riproduceva, così come sono, le interviste effettuate sul registratore con tutti gli “uh”, le esitazioni, ripetizioni, irregolarità.

Quello che si vede alla Galerie Italienne è il frutto di giri e incontri, passeggiate nel mondo con la macchina fotografica a tracolla. Andy andava a fotografare tutti, andava a documentare, registrare, con impassibile verità. Chi lo ha conosciuto parla dei suoi occhi congelati dall’indifferenza dei dandy. Sempre lontano, distaccato, accetta tutto, fissato col prodotto di massa.

Quando la Polaroid interrompe la produzione negli anni 80 si trovavano macchine fotografiche a prezzi stracciati.
Andy ne compra cento. Dice: “Se si rompe”.
Si vedono ritratti fotografici di Gianni Agnelli, Lee Radziwill, Bianca Jagger, Grace Jones, Rudolph Nureyev trattati come oggetti, di lusso o di uso comune, perché nel mondo di Warhol tutto è uguale, sedie elettriche, Mao, Lee Radziwill.
Queste immagini sono intermediari, veicoli per accedere alla serigrafia. A volte sono mosaici divertenti, collage di foto Polaroid realizzati come quelli con immagini di Keith Haring (e un modello) che fanno pensare a “immagini unite” più o meno cubiste di David Hockney. Warhol utilizzò nel suo percorso anche lo stand cabina fotografica fotografica inventata nel 1925 da Anatol Josepho a New York, come aveva fatto prima di lui Richard Avedon con le celebrità che finirono sul patinato “Esquire”.


Nella mostra si ammirano Liza Minnelli accanto all’attrice Nell Carter e Warhol, Loulou de la Falaise, modella musa di Yves Saint Laurent che, sebbene di origine britannica, era considerata l’incarnazione perfetta dello chic della donna parigina, Debbie Harry, leader del gruppo “Blondie”, Paloma Picasso e il regista Raphael Lopez Sanchez, Jerry Hall top model amica di Mick Jagger e Grace Jones, cantante di cui Jean-Paul Goude aveva fatto un’icona, Basquiat fotografato nudo, nel 1983, anno in cui partecipa alla Biennale del Whitney. In esposizione anche collaborazioni tra lui, Warhol e Francesco Clemente, fotografati nel 1984.

Report da Parigi: Andrea Agostinelli.

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