Un grande motivo di orgoglio per l’Italia: la mostra al Petit Palais di Parigi dello scultore napoletano Gemito, che con la sua opera a inizio Novecento fece scalpore perché rappresentava l’anima della città.
Vincenzo Gemito (1852-1929) Lo scultore dell’anima napoletana (15 ottobre 2019 – 26 gennaio 2020) vede la curatela di Christophe Leribault, direttore del Petit Palais e Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte )curatori scientifici: Jean Loup Champion, Cécilie Champy-Vinas e Carmine Romano).
Vincenzo Gemito è un artista, ingiustamente dimenticato dopo la sua morte. All’età di 17 anni aveva già realizzato Il giocatore di carte, la grande scultura subito acquistata da Vittorio Emanuele II, e a 23 anni vantava una serie di busti di personaggi illustri tra cui Morelli, Verdi e Michetti. La mostra parigina, allestita tematicamente e cronologicamente, propone 120 opere, tra disegni e sculture, che ripercorrono tutta la sua carriera. L’esposizione sarà poi riproposta a Napoli nel 2020 al Museo e Real Bosco di Capodimonte. Tra i capolavori in mostra c’è il magnifico Medaglione con la testa di Medusa in argento dorato proveniente dal Getty Museum di Los Angeles, il famoso Giocatore e l’altrettanto celebre Pescatore Napoletano. E, ancora il Fiociniere, la Testa di fanciulla, il Malatiello, il Pescatorello, l’Acquaiolo, il Pastore degli Abruzzi, il busto della moglie Anna e quello di Giuseppe Verdi. Ci sono poi i disegni, tra cui La Zingara e O’ Prevetariello, che rivelano il suo straordinario talento di disegnatore. La maggior parte delle opere provenengono dal Museo e Real Bosco di Capodimonte, dalla Collezione di Banca Intesa che ha sostenuto anche la ricerca scientifica, dalla Certosa di San Martino, ma anche da altre istituzioni museali internazionali e da raccolte private.
“E’ la prima volta che in Francia viene organizzata una mostra su Vincenzo Gemito eppure quello di Gemito può definirsi un ‘ritorno’. Fu proprio a Parigi, infatti, che l’artista, all’eta’ di 25 anni, incontrò la fama internazionale partecipando prima al Salone di Parigi e l’anno successivo, nel 1878, all’Esposizione Universale, dove presentò ‘Il pescatore napoletano’. Fu proprio a Parigi che Gemito divenne l’artista invidiato da Rodin, guardato da Degas e da Meissonier, suo padre adottivo, in breve uno dei più grandi scultori del suo tempo apprezzato in Italia e in Europa” afferma Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte. Gemito è stato un artista tenace e coraggioso la cui produzione non risentì della malattia, la schizofrenia, che lo afflisse per lunghi anni. Anzi si può dire che la sua arte è stata una forma di resistenza contro un destino difficile. Non dobbiamo dimenticare che Gemito era un trovatello, abbandonato sin dalla nascita, cresciuto tra le strade di Napoli con il suo amico Antonio Mancini, detto ‘Totonno’. Un ragazzo che si guarda attorno e con estremo realismo ritrae quello che lo circonda, dai pescatori agli scugnizzi, traendo ispirazione anche dalle antichità studiate al Museo Archeologico” continua Bellenger.
Per la prima volta verrà proposta al pubblico la corrispondenza tra Gemito e Rodin e si approfondiranno anche alcuni aspetti, mai indagati sinora dell’artista, con uno sguardo nuovo ad esmepio nel suo rapporto con la follia. Lungo il percorso di mostra, inoltre, sono stati inseriti diversi lavori del suo grande amico d’infanzia Antonio Mancini, alcune creazioni di un altro apprezzato scultore napoletano, Achille d’Orsi, anche lui molto vicino a Gemito e una ballerina di Degas volta a sottolineare l’influenza che Gemito esercitò sull’artista francese.
“Degas non è stato il solo ad ispirarsi a lui: Gemito è stato un artista molto imitato, ha introdotto un realismo che inizialmente nella Parigi ‘classica’ venne definito brutto. Questa bruttezza, tuttavia, è stata all’avanguardia perché è proprio nel realismo che troviamo la verità” spiega Bellenger.
A questa mostra seguirà quella su Luca Giordano (1634-1705). Il trionfo della pittura napoletana (14 novembre 2019- 23 febbraio 2020), che vedrà la curatela scientifica di Stefano Causa e Patrizia Piscitello, accanto a quella dei due direttori Leribault e Bellenger. Per la prima volta in Francia, due mostre dal forte valore scientifico su due importanti artisti napoletani che faranno emergere aspetti poco noti: Gemito e il suo forte legame con Rodin, grazie agli studi sull’Archivio Rodin, e la profonda influenza sulla scuola francese di Luca Giordano. La città di Napoli, dunque, sarà protagonista con la sua cultura a Parigi con le due mostre su Gemito e Giordano e un vasto programma di film, concerti su Napoli e conferenze, che coinvolgeranno anche l’Istituto di Cultura Italiano a Parigi e l’Ambasciata Italiana a Parigi.
Il catalogo
Gemito (1852-1919)
sotto la supervisione di Jean-Loup Champion.
Testi di Sylvain Bellenger, Jean-Loup Champion, Cécilie Champy-Vinas, Mariaserena Mormone, Barbara Musetti, Carmine Romano, Maria Tamajo Contarini, Angela Tecce e Isabella Valente
22 x 28 cm, rilegato, 224 pagine, 200 illustrazioni
Musei editoriali di Parigi
prezzo: 35 euro
Il catalogo invita a riscoprire la storia di Vincenzo Gemito (1852-1929) e del suo immenso talento di scultore e disegnatore, partendo da quella di un trovatello. Abbandonato appena nato alla ruota degli Esposti dell’ospedale Annunziata di Napoli, Gemito trascorre la sua infanzia in orfanotrofio per essere poi adottato da una povera famiglia di falegnami. Giovanissimo frequenta le botteghe degli scultori Emanuele Caggiano e Stanislao Lista. Insofferente all’arte accademica, si lega ad artisti “ribelli” come Antonio Mancini, Giovan Battista Amendola, Achille d’Orsi ed Ettore Ximenes. Tra il 1877 e il 1880 soggiorna a Parigi partecipando a tre edizioni dell’Esposizione Universale. Tornato definitivamente a Napoli riceve committenze importanti anche dal re Umberto I ma, a seguito di un crollo mentale, rimane rinchiuso prima in un ospedale psichiatrico poi presso la sua abitazione dal 1887 fino al 1909. Ristabilitosi dalla sua malattia, ricomincia a scolpire e a disegnare dedicandosi, durante gli ultimi anni della sua vita, all’oreficeria.
CAPODIMONTE – Una piccola nota interna relativa all’Italia è doverosa, nella settimana della riconferma del direttore del Museo del Real Bosco di Capodimonte.
Il direttore Sylvain Bellenger ringrazia il Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo Dario Franceschini per rinnovo della nomina alla guida del Museo e Real Bosco di Capodimonte, ringrazia tutto lo staff di Capodimonte per l’enorme impegno e il grande lavoro svolto durante questi quattro anni, la città di Napoli per l’accoglienza, la fiducia, il sostegno e la partecipazione alla più ampia apertura ai cittadini sia del Museo che del Bosco.
La sfida per il prossimo mandato sarà la realizzazione del Grande Progetto Capodimonte, già abbracciato dal Ministero che va attualizzato con una governance adeguata all’ambizione di questa progettualità unica in Italia e in Europa: la nascita di un campus multisciplinare relativo all’intero complesso che darà una specifica destinazione culturale a ciascuno dei diciassette edifici di epoca borbonica presenti nel sito reale.