La bellezza del vetro, specialmente quello fatto secondo gli antichi dettami della tradizione a Venezia, è un prezioso soggetto fotografico che continua a ispirare artisti. Nei quindici scatti della serie “Glass Power” (l’anno scorso in mostra alla Cortesi Gallery di Lugano), Lucrezia Roda, fotografa lombarda classe 1992, mostra il processo di produzione del vetro e gli ambienti della storica Fornace Venini di Murano, una delle vetrerie più famose al mondo. Una mostra suggestiva proprio all’indomani di un importante anniversario: lo scorso anno Venini ha festeggiato il centenario della fondazione e sta sviluppando un importante progetto istituzionale che comprenderà alcune opere di Lucrezia.
Nel 2022 le Nazioni Unite hanno festeggiato l’anno del vetro e l’artista, che è specializzata in fotografie di ambienti industriali (nel 2023 è in arrivo un progetto su Lamborghini), ne ha tratto ispirazione.
Resta un progetto che è testimonianza con foto di una bellezza drammatica, della capacità dell’uomo di domare: l’acqua, il fuoco, i materiali. I suoi scatti nascono dalla ricerca di un equilibrio tra realtà complementari: ordine e caos, luce e oscurità, verità e finzione, microscopico e macroscopico.
Il vetro è un materiale molto seducente per l’artista: come il metallo, anch’esso è coinvolto in un processo ciclico di produzione dove cambia forma, consistenza e caratteristiche. Inoltre, racchiude in sé storia, tradizione, arte, design e artigianato in un perfetto dialogo tra abilità manuale e sensibilità artistica. Il mestiere della lavorazione del vetro è molto antico e si tramanda di generazione in generazione, un sapere che, soprattutto in passato, veniva custodito con cura. Negli scatti, la fiamma, utilizzata nella fase di finitura del vaso “Balloton” , è enfatizzata nel suo potere e nella sua capacità di forgiare un corpo così fragile.
Nella serie Glass Power, in cui sono presenti alcuni vasi iconici e contemporanei prodotti dalla vetreria grazie alla collaborazione con Venini, foto ambientali della fornace, momenti di lavorazione del vetro, i prodotti finiti e alcuni ingrandimenti di superfici vetrate, come “ Darks in Blue“, “Sweet as You Can Bee” e “Nothing to See, Nothing to Hide” si alternano.
Ad aumentare il fascino di questo luogo è la presenza di elementi simbolici come le clessidre (“Hourglass, Our Time“) o la civetta (“The Mystery of the Bloody“), che emergono dalle fotografie come soggetti quasi fuori luogo, ma che diventano messaggeri di concetti universali:
Questa atmosfera quasi surreale è accentuata dall’utilizzo di colori accesi e vividi, stranianti, con la presenza di rossi, arancioni, blu e verdi contrapposti tra loro attraverso un lavoro di postproduzione fotografica che esalta il pathos delle rappresentazioni, come in “Geacolor” in cui la visione ravvicinata di un vaso disegnato dall’architetto Gae Aulenti ci immerge in una sorta di liquido informe e primordiale.
LUCREZIA RODA
Nata a Erba (CO) nel 1992, Lucrezia Roda vive e lavora tra Lugano e Milano. Di formazione classica, si immerge successivamente nel mondo delle arti visive, studiando all’Istituto Italiano di Fotografia e specializzandosi come fotografa di teatro e di scena all’Accademia del Teatro alla Scala, forte anche della sua profonda impronta umanistica. Vincitrice del Premio “AIF 2019 – Nuova Fotografia”, attribuito dall’AIF (Associazione Italiana Foto & Digital Imaging) a un talento della fotografia italiana emergente “per la determinazione con cui fin da giovanissima si è dedicata alla fotografia, creando dapprima per sé un consapevole percorso di studio, elaborando poi una propria personale espressività centrata sulla ricerca di un linguaggio contemporaneo”, nello stesso anno pubblica il suo primo catalogo edito da Vanilla Edizioni.
Selezionata per esporre nella categoria “Proposte MIA” di MIA Photo Fair, fiera d’arte internazionale dedicata alla fotografia e alle immagini in movimento, è una delle vincitrici del premio RaM Sarteano 2018. Nel 2021 è tra i finalisti del Premio Arte Laguna.
in foto: Installation view, GLASS POWER. La potenza della fragilità, curated by Vera Canevazzi, Cortesi Gallery Lugano, 2022. Photo by Lucrezia Roda