Dal 7 novembre 2019 è tornata a Milano la Madonna Litta. Per la prima volta dopo trent’anni, il celebre dipinto dell’Ermitage di San Pietroburgo viene esposto in esclusiva al Museo Poldi Pezzoli. L’esposizione è stata inclusa fra le celebrazioni nazionali dei 500 anni della morte di Leonardo da Vinci promosse e sostenute dal ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo.
Un “colpaccio” della direttrice Annalisa Zanni, reso possibile dal sostegno di Fondazione Bracco, da sempre impegnata nella valorizzazione del rapporto tra scienza e arte.
Un impegno più che pertinente in questo caso poiché la Madonna Litta, pur essendo presentata dall’Ermitage stesso quale opera di Leonardo da Vinci, raccoglie la storica controversia della sua attribuzione a Giovanni Antonio Beltraffio o a Marco D’Oggiono, i migliori tra i suoi allievi diretti.
Questa ipotesi non attenua in nessun modo il valore artistico e storico dell’opera ma, al contrario, evidenzia l’incisiva influenza di Leonardo su tutte le arti umanistiche rinascimentali.
Insieme alla Madonna Litta viene inoltre presentato un nucleo selezionatissimo di opere – una ventina tra dipinti e disegni – provenienti da collezioni pubbliche e private di tutto il mondo, eseguiti da Leonardo e dai suoi allievi più vicini e risalenti all’ultimo ventennio del ‘400, quando il maestro viveva ed era attivo a Milano, presso la corte di Ludovico il Moro.
Le opere dei “fedelissimi” (Giovanni Antonio Boltraffio, Marco D’Oggiono, Francesco Napoletano) ci svelano le tecniche e lo stile adottati dagli artisti che si trovavano nello stesso periodo accanto o insieme a Leonardo, rivelandoci la forte influenza del Maestro, tanto che i “leonardeschi” sono considerati quasi come un movimento artistico. E non solo per un breve periodo, ma per tutto il Rinascimento. E non solo nel passato, ma anche oggi.
Se Leonardo, infatti, fosse presente sui Social, avrebbe sicuramente milioni di follower: almeno 450 milioni, prezzo a cui fu venduta l’opera “Salvador Mundi” nel 2017 a New York, stabilendo il record della più costosa opera d’arte della storia.
Questo ci dice molto. Ci dice quanto Leonardo sia ancora conosciuto ed apprezzato dopo 500 anni dalla sua morte e ci dice anche quanto lo fosse mentre era ancora in vita: la sua fama non ha mai ceduto, anzi, si è sempre accresciuta e approfondita.
E tutto ciò senza l’ausilio dei Social.
Sorge quindi una domanda: cosa fa sì che un persona entri a far parte del firmamento delle “star”? E ancora: a quali contenuti bisogna realmente prestare attenzione? A quelli di Facebook, Instagram, Twitter…o ai propri? In altre parole: sono i Social a renderci famosi oppure il nostro valore umano?
Faccio presente che il passaparola è molto più veloce ed efficace di qualunque piattaforma Social: del resto ha funzionato benissimo per secoli, senza blocchi di sorta e costi aggiuntivi.
Ma torniamo a noi.
Incontrare la Madonna Litta è un’occasione unica per conoscere ancora meglio Leonardo e la sua eredità, oltre che la storia del collezionismo milanese e il fascino che Milano ancora oggi esercita tra le capitali d’arte del mondo. Tuttavia è anche un’occasione di riflessione: dipingendo quest’opera, Leonardo non intendeva semplicemente raffigurare una Madonna col Bambino bensì una madre che allatta il proprio figlio; una scena intima, privata ma alla quale siamo invitati ad assistere per non dimenticare mai le nostre origini e per ricordarci di dare il giusto peso alle cose.
Il ruolo di questa mostra, infatti, non è solo quello di mostrare un capolavoro universalmente riconosciuto ma è anche un’opportunità unica di riflessione e di ricerca affinché, attraverso lo studio – oserei dire quasi poliziesco – e la divulgazione, i visitatori siano sempre più CONSAPEVOLI di ciò che gli si pone di fronte e del suo valore.
Tutto questo, non smetterò mai di ripeterlo, è la nostra eredità: siamo noi, uomini e donne del 2019, a dover continuare quello che Leonardo ha iniziato. Il potere è nella cultura, non nelle armi. E se posso permettermi una citazione tratta dal mondo fantasy ma non per questo meno opportuna e veritiera: “da un grande potere, deriva una grande responsabilità”.
Per fare un Leonardo, ci vogliono i leonardeschi… e questi siamo noi!