Il Teatro dell’architettura dell’USI a Mendrisio ospita in questi giorni la mostra Koen Vanmechelen.The Worth of Life 1982–2019 promossa dalla Fondazione Teatro dell’architettura con la collaborazione dell’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera italiana.
Koen Vanmechelen (1965) è un artista fiammingo, o più precisamente limburghese. Vale a dire originario di quella regione situata tra la Vestfalia, il Brabante ed i Paesi Bassi che ha dato i natali a Bruegel, Bosch e Rubens.
E nella quale, qualche secolo più tardi, è venuto al mondo anche Joseph Beuys. Artista di fama internazionale, noto per le sue sperimentazioni e contaminazioni tra arte e scienza, Koen Vanmechelen ha imperniato il proprio lavoro sulla relazione tra natura e cultura cercando, attraverso la propria arte, di comprendere e dare risposta alle grandi sfide del XXI secolo.
Nella mostra Koen Vanmechelen.The Worth of Life 1982–2019, a cura di Didi Bozzini, oltre sessantacinque lavori, realizzati tra il 1982 ed il 2019, ne raccontano l’articolato percorso artistico mettendo in evidenza gli aspetti più prettamente plastici dell’opera dell’artista, con un’attenzione particolare al suo carattere neo-barocco.
Scultore, pittore, performer, videoartista, studioso, oltre che attivista dei diritti umani – in un percorso lungo quasi quarant’anni – Vanmechelen ha affiancato progetti di ibridazione di animali o vegetali alla contaminazione delle arti figurative, dei materiali e degli strumenti espressivi, facendo della proliferazione formale nella complessità concettuale la cifra di una poetica tanto singolare quanto inconfondibile.
La sua arte è al tempo stesso espressione di un’estetica della meraviglia e di un’etica fondata sul valore della vita, dalle prime sculture in legno degli anni Ottanta, allo sviluppo di un vasto programma di ricerca mirato alla generazione di nuove razze avicole, fino alla recente creazione di un formidabile parco della biodiversità chiamato LABIOMISTA dove, tra grande architettura e paesaggio, coabitano installazioni, opere e volatili delle specie più diverse.
Attraverso i propri lavori, l’artista cerca infatti di ricreare la complessità della vita per magnificarla e celebrarne il valore in un equilibrio dinamico tra il conoscere e l’immaginare, tra l’anima e l’animale, tra il bello ed il giusto. Lungo il percorso espositivo – tra sculture, dipinti, neon, stampe lambda e installazioni – i visitatori potranno trovarsi davanti alle mani di un gigante che offrono diamanti e proteggono un pulcino, perdersi con lo sguardo nei colori accesi di una pittura informale o ancora sfogliare un ponderoso volume contenente l’infinita serie costituita da miliardi di cifre e lettere con la quale
si trascrive il genoma di una gallina.
Vanmechelen concepisce l’arte come prassi di re-invenzione della natura, porta di accesso privilegiata ai suoi segreti e presupposto della sua salvaguardia. E, simmetricamente, si rivolge alla scienza, quasi fosse una branca della poesia, chiedendole di materializzare in modo pressoché magico le visioni del suo fantasticare.
A luglio 2019, nella città di Genk in Belgio, Koen Vanmechelen ha inaugurato LABIOMISTA, un progetto monumentale e poliedrico che riunisce i filoni fondamentali del suo lavoro e crea nuove opportunità di collaborazione e dialogo su alcune delle questioni sociali più pressanti e impegnative della società contemporanea. Il cuore di LABIOMISTA è lo studio di recente realizzazione dell’artista, di 5300 metri quadrati, progettato dall’architetto Mario Botta.
«LABIOMISTA è un omaggio al mix della vita stessa» dichiara l’artista. Il progetto, realizzato in stretta collaborazione con la città di Genk, incarna perfettamente l’arte e la filosofia di Koen Vanmechelen.
Fotoservizio da Mendrisio: Gianni Foraboschi/The Way Magazine