Al Masi di Lugano, una mostra collettiva presenta l’opera di Ernst Ludwig Kirchner (1880-1938) e mette in luce, in particolare, l’influenza che egli ha avuto sulla generazione di giovani artisti svizzeri nello sviluppo del loro linguaggio pittorico e scultoreo di matrice espressionista. La selezione di una ventina di dipinti di Kirchner, provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private svizzere ed europee, intende così contestualizzare una importante pagina della storia artistica locale e nazionale.


Per il percorso al MASI è stato scelto un nucleo di dieci dipinti esposti in due mostre chiave di Ernst Ludwig Kirchner, che, nonostante le diverse reazioni del pubblico, contribuiscono in maniera decisiva a far conoscere la sua opera in Svizzera: la collettiva alla Kunsthalle di Basilea nel 1923 e la personale al Kunstmuseum di Winterthur nel 1924. Malgrado l’autoesilio imposto e la scelta di vivere ai margini della mondanità locale, da Davos Kirchner continua a orchestrare e controllare la diffusione della sua arte sul territorio elvetico e in Germania. È l’artista stesso a sottolineare il cambiamento subentrato dopo il trasferimento in Svizzera: “Nelle nuove opere degli ultimi sei anni, i colori diventano puri e luminosi. È l’aria limpida delle montagne ad aver innescato questa nuova resa del colore…Le modifiche della forma e delle proporzioni non sono arbitrarie, bensì servono a rendere l’espressione mentale ampia e incisiva e a far percepire i colori nelle proporzioni consone all’espressione ricercata” scrive nel 1921, celandosi dietro lo pseudonimo del critico d’arte Louis de Marsalle da lui inventato.
Il ritmo dell’incontaminata vita rurale sulla Stafelalp è riportato, in mostra, in Alpaufzug (Salita all’alpe), uno dei primi dipinti di Kirchner di grande formato a soggetto alpino. In altre opere il paesaggio montano diventa invece sinonimo figurato della violenta lotta interiore dell’artista, quel continuo alternarsi di pace e angoscia che lo accompagnerà per tutta l’esistenza.
“…poiché Kirchner, dopo Hodler, è il primo pittore a rappresentare le montagne in modo nuovo”. Così riassume lo stesso Kirchner l’ultimo decennio della sua carriera, celebrandosi anche come mentore di una giovane generazione di artisti. Tra il 1924 e il 1926 Hermann Scherer, Albert Müller e Paul Camenisch frequentano infatti con una certa assiduità la casa dell’artista – la raffigurazione ravvicinata di un paesaggio boschivo, proposta in Waldlandschaft mit Bach (Paesaggio boschivo con ruscello) è una tipologia che si ritrova rielaborata nelle loro opere.
Altri lavori testimoniano invece il crescente interesse di Kirchner per la vita del Cantone dei Grigioni e il progresso tecnologico all’interno di un paesaggio montano.
Foto servizio da Lugano: Gianni Foraboschi per The Way Magazine.