Ivan Cardia è in Sardegna, ora a Milano, poi Bologna, e strada facendo, in giro per tutta Italia. L’entusiasmo contagioso dello speaker 36enne di Roma è palpabile nelle sue dirette per Isoradio Rai, in onda tutti i giorni, al mattino dalle 11 alle 12 per il programma “Le casellanti“. Ivan ha ideato un format che prevede di portare la radio in mezzo alla gente per valorizzare i territori che visita. “Attraverso i racconti delle persone, di chi vive le località quotidianamente – ci racconta – possiamo portare a conoscenza un territorio dal punto di vista storico, eno-gastronomico. E soprattutto far divulgazione su tradizioni e dialetti”.
Il programma già nel titolo richiama il tema dei viaggi. Isoradio è la regina degli ascolti in viaggio e il registro simpatico e leggero della sua conduzione risulta molto coinvolgente. Un momento di aggregazione che si sente davvero in maniera vivace, con il timone in mano ai conduttori da studio Rai di Saxa Rubra a Roma, Max Bernardi, Nicoletta Simeone e Alessandro Cavalieri.
Cosa ti ha animato in questa scelta, Ivan?
Zaino in spalla, partire e raggiungere tutti i territori di questo bellissimo Paese che è l’Italia. Volevo coinvolgere la gente, metterla a proprio agio e creare un clima di amicizia raccontando tutto dei luoghi, dalla geografia alla cultura.
E come intendi fare questa rivoluzione della radio per le strade d’Italia?
All’interno del programma la rivoluzione è già avviata e ogni giorno percepisco che ci si diverte sempre di più. Il mio slogan è ‘La radio che si vede’, perché il racconto vivo degli abitanti che incontro e che parlano è davvero diretto. Infatti sto pensando anche a dirette video. Ma con l’ascolto già facciamo molto, illustriamo le bellezze che ci accolgono nelle città, dai colori dei palazzi alle forme delle chiese. E le persone che ci ascoltano ci dicono: sembra di essere lì.
Che background hai?
Ho militato in radio locali, ho fatto il cantautore e da settembre 2022 con Isoradio faccio parte del programma. Dallo scorso gennaio ho proposto di andare nelle piazze, un passaggio tecnicamente più complicato, visto che sono solo e trasmetto in esterna.
Quindi monti tutto tu?
Certo, siamo in diretta e io solitamente arrivo sul posto tre ore prima. Faccio delle chiacchiere con i passanti, mi appoggio nei bar per avere connessione e allacciare i cavi. Nel momento in cui mi danno la linea da studio io ho già individuato e messo a proprio agio i protagonisti che parleranno.
Che tipo di accoglienza sta avendo questo esperimento?
Ovviamente all’inizio c’è timidezza e titubanza. Poi le persone si lanciano, sono orgogliose di raccontare il territorio, far conoscere il proprio dialetto, si sentono coinvolte in una dimensione che solitamente non appartiene alle loro giornate. E la risposta è uguale, nelle grandi città come nelle province.
Hai un tratto comune per le tematiche che affronti?
Voglio mettere in evidenza la bellezza e la positività delle località italiane. Voglio valorizzare le cose positive, le abitudini sane, le sorprendenti storie che si annidano nei piccoli centri come nelle grandi iniziative delle metropoli. Ovviamente se mi trovo in un piccolo borgo è più semplice parlare di tradizioni, perché quelle sono i tesori locali che vengono custodite. Mentre in città capita spesso di incontrare stranieri, che mi possono raccontare la loro idea d’Italia. Mi sembra che sia tutto ugualmente interessante.
Che cosa stai scoprendo tu?
Sto scoprendo un’Italia con personaggi simili, un Paese che permette l’apertura di mille cassetti. Voglio sempre di più scovare cose inedite nei luoghi piccoli nell’immediato. E a volte mi rendo anche conto che servirebbero cento puntate in ogni luogo per raccontarlo a dovere.
Ti sono venute delle idee strada facendo?
Riascoltando tutti i dettagli e ripensando alle storie che mi raccontano, cerco di unire città che hanno aspetti che si intersecano. Per esempio per San Valentino ho scoperto che Terni rivendica il ruolo di città del santo e mi è venuto in mente un percorso dell’amore, con Bussolengo vicino Verona e Vico del Gargano in Puglia dove si festeggia alla stessa maniera la ricorrenza.
Sono successe cose imprevedibili in questi primi mesi?
Io parlo il linguaggio degli ascoltatori e delle persone che incontro. Così si appassionano e si avvicinano spontaneamente alla postazione. Lì so che l’obiettivo è raggiunto. A Milano si sono avvicinati dei turisti veneti e ci siamo divertiti molto. A Spoleto ci siamo trovati fianco a fianco con una tv olandese che stava girando un film e ho scoperto che uno dei presenti voleva venire a vivere in Italia. Ne è scaturita una conversazione dove le persone raccontavano il valore aggiunto di quel territorio.
Ci sono anche occasioni per riflessioni?
Certo, in Sardegna mi hanno raccontato cosa vuol dire essere emigrato e il distacco dalla terra d’origine. Siamo stati inondati da messaggi da tutti i conterranei in Italia, ne è uscito un lato umano che difficilmente emerge in una diretta radiofonica. Come se questo modo di raccontare l’Italia abbattese le barriere. Ridiamo e prendiamo le questioni con ironia e leggerezza ma si impara anche molto. Il confronto delle personalità diverse da Nord a Sud è sempre stimolante.
In foto di apertura: Ivan Cardia con passanti a Milano nei pressi della boutique Robertaebasta in zona Brera. Ospite Mattia Martinelli, presidente dell’associazione commercianti di via Fiori Chiari, a cui poi si sono uniti tanti passanti da due ragazze inglesi, a un gruppo di amici veneti.