Andrea Bolognino (Napoli, 1991) ha studiato pittura presso le Accademie di Belle Arti di Napoli e Weissensee (Berlino). Dal 2011 a oggi ha partecipato a numerose mostre collettive, in Italia e all’estero tra cui There is no Time to Enjoy the Sun presso la Fondazione Morra Greco e Open Systems curata da Giulietta (Basel) e ospitata al Museo Hermann Nitsch (Napoli). La mostra appena aperta al Museo di Capodimonte a Napoli, propone la sua forma espressiva d’arte, il disegno, in abbinamento all’enigmatico quanto bellissimo dipinto del maestro fiammingo Pieter Brueghel, capolavoro del tardo Cinquecento.
“Con questa mostra mettiamo a confronto un grande maestro del passato come Brueghel e un giovane artista napoletano come Bolognino e mettiamo a confronto due diversi linguaggi artistici: la pittura e il disegno contemporaneo. Il rapporto tra arte e scienza rimane comune nella favola di Bruegel e nella ricerca di Andrea Bolognino. Lo sguardo, la vista, l’occhio sono da sempre un tema centrale delle arti visive. La mostra ‘Cecità, accecamento, oltraggio’, interpreta profondamente il format “Incontri sensibili”, ponendo in dialogo la contemporaneità e la collezione storica di Capodimonte” afferma il direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte Sylvain Bellenger.
Il progetto di allestimento della mostra è di Lucio Turchetta, la progettazione grafica di Francesco Giordano.
La sintesi dell’ipotetico rapporto, posto a distanza di circa 500 anni, è l’ampia riflessione sul rapporto tra arte e scienza con simulazioni di rappresentazione scientifica, simulazione di disturbo della visione e simulazione di ipervisione. 24 i disegni (compreso un trittico) esposti stamane a Capodimonte (mostra dal 13 gennaio al 15 marzo 2022).
Le opere sono realizzate su carta a matita, carboncino, acquerello ed acrilico diluito. Una sala immersiva ricca di ombre e di giusti equilibri per donare una maggiore immersività all’osservatore.
A distanza di mezzo millennio un confronto a distanza, una inimmaginabile realtà.
Bellenger continua: “Un quadro molto drammatico, di estrema importanza morale. La parabola dei ciechi ha una doppia morale, sono ciechi quelli che non hanno visto la verità. Ma quale è la verità? La verità dei protestanti, dei cattolici, questo è un tema che sempre è stato oggetto di commenti. Essere ciechi fa cadere nell’errore, l’altra dimensione è che ognuno dei malati (dei ciechi) ha una malattia specifica che l’artista ha studiato, arte e medicina sono in correlazione da sempre. Il disegno era necessario per gli studi, non è una sorpresa quando nel 500 troviamo una ricerc correlata da disegni molto dettagliati. Necessità morale e necessità fisica. Sono stato subito colpito dal lavoro di Andrea, per due specifici motivi: il talento e la scelta del linguaggio. IL DISEGNO, una scelta coraggiosa, la forma più antica dell’arte, dal rinascimento in poi.
Oggi siamo vittime di disegni più spettacolari, meno introspettive e molta meno delicatezza. Sono stato realmente colpito dalla scelta coraggiosa ed ho subito invitato Andrea e gli ho proposto di lavorare sul quadro di Brueghel il vecchio. Per questo devo ringraziare la mia assistente Luciana, è per noi un orgoglio proporre un artista che non ha ancora una visibilità nel mondo dell’arte, a 30 anni. Da solo, confrontandosi con la delicatezza e le suggestioni. Il giudizio di Luciana ha confortato la mia intuizione di portare questo giovane artista a Capodimonte. Il risultato è bellissimo per la delicatezza dell’artista e per le sue suggestioni. il nero è la notte, il nero parte dagli occhi chiusi, dagli occhi chiusi partono tutti i nostri sogni e le nostre suggestioni. Ringrazio ancora i miei colleghi, così pochi, ma così importanti per la riuscita, come sempre, di tutti i nostri risultati ottenuti nel tempo.
Nel video presente in mostra, Bolognino illustra così il suo lavoro: “Tutte le volte che sto per iniziare un nuovo progetto, parto sempre dalla creazione di un archivio di immagini. Mi servo del computer, della ricerca di immagini, per sviluppare una sorta di archivio digitale di riferimenti. Da questo archivio di immagini, parto poi nella costruzione del mio immaginario. Questa costruzione non può prescindere dal “fare”. La mano diventa a quel punto uno strumento che, andando a braccetto con l’occhio, costruisce un panorama, un paesaggio di figure, segni e livelli che dialogano tra di loro”.
A The Way Magazine l’artista ha riferito: “
Andrea Bolognino.
“Il punto privilegiato per guardare la mostra è nel bel mezzo della sala dove si trovano le nove tavole esposte a semicerchio. Come descritto dal titolo di ognuna, queste rappresentano delle patologie visive, proprio perchè nell’opera di Bruegel non si tratta la società soltanto dal punto di vista concettuale, teologico, filosofico ma anche da un punto di vista fisico e medico ed in analogia alle figure della parabola che hanno una diversa patologia visiva ho dovuto trattare il tema cercando di fondere insieme la rappresentazione scientifica, quindi schemi, tavole anatomiche e diagrammi con la rappresentazione artistica, quasi una traduzione in qualcosa di poetico. Dopo questo percorso e confronto che è la mia rappresentazione artistica sono poi passato a trattare il tema dell’accecamento e della cecità in maniera opposta; un atteggiamento non dato da una oscurità ma da una sovrabbondanza di immagini, date da sovrapposizioni costanti da schermi digitali nei quali siamo ormai completamente immersi, costretti e bombardati in overdose di immagini. C’è questa mia intenzione di proporre, sia con una visione dall’esterno che con una visione dall’interno, facendone parte proponendola in prima persona. Le mie immagini partono dal bianco e nero per finire anche a livello temporale, nel colore in un disegno che ho chiamato “oltraggio” e che è appunto l’oltraggio della visione, quindi impossibilità di avere una corretta percezione visiva data l’elevata luminosità. “Oltraggio” è anche una parola utilizzata in modo forte anche da Dante nell’ultimo canto del Paradiso poichè non riesce a ricordare, la memoria non può fare oltraggio, non può ricordare ciò che lui ha visto quindi Dio. Estremizzando, io non posso oltraggiare la visione”.
STORIA DEL DISEGNO – ll disegno è stato a lungo considerato da Giorgio Vasari (Arezzo 1511–Firenze 1574) in poi come unaforma d’arte legata alla pittura, alla scultura o all’architettura. Occorreva essere un buon disegnatore prima di arrivare a essere un buon pittore. Nei primi decenni del XVIII secolo il disegno, e in particolare l’acquerello e il lavis (tecnica a inchiostro e acqua), utilizzati da Alexander Cozens (San Pietroburgo 1717-Londra 1786) e William Blake (Londra 1757-1827), William Turner (Londra 1775-1851), hanno consentito effetti audaci nella composizione, diventato un’arte a sé. Nel 1805 fu fondata a Londra la prima Società dei “Painters in Water Colours” (Pittori ad acquarello) che accoglieva tutte le tecniche su carta. In Francia, Victor Hugo (Besançon 1802 – Parigi 1885) e Odilon Redon (Bordeaux 1840 – Parigi 1916) sperimentarono sulla carta un’astrazione figurativa, confondendo le regole delle categorie artistiche con una libertà che anticipava i pittori europei d’Avanguardia.
A partire dal primo Novecento, il disegno fu ritenuto un territorio di innovazione e non più solo uno strumento rapido al servizio degli artisti per registrare e appuntare idee e impressioni, per organizzare lo spazio e le figure delle opere che si apprestavano a comporre. Con la libertà espressiva diffusa dalle Avanguardie, in particolare dal Cubismo, il disegno, anche su tela, sperimentato da Pablo Picasso, Henri Matisse, Alberto Giacometti, Cy Twombly, ha ampliato il campo di indagine delle arti visive, entro cui sondare le profondità dell’animo umano e gli automatismi della psiche, rivelare immagini inafferrabili allontanandosi dalla rappresentazione mimetica della realtà, introdurre inedite organizzazioni compositive e spaziali attraverso linee, segni, masse, macchie, chiaroscuri, volumi. Oggi, il disegno non è più considerato una pratica supplementare e valica i confini delle tecniche – tra le varie, matita, china, gesso, inchiostro, pastello, acquerello, collage – e dei supporti con l’adozione di materiali eterogenei, assumendo forme e dimensioni inaspettate, dalle installazioni ambientali fino alle più avanzate applicazioni digitali. Sempre più numerose sono le manifestazioni, tra mostre, progetti espositivi e fiere, presentate da istituzioni museali, fondazioni, gallerie e centri di ricerca, che di recente hanno puntato l’attenzione sulla vitalità del disegno contemporaneo, valorizzandone la specificità e promuovendone la diffusione.