29 Novembre 2023

Il sottile legame tra Van Gogh e il Giapponismo

Il forte interesse per le stampe giapponesi, che collezionava, fonte di ispirazione per la sua pittura.

29 Novembre 2023

Il sottile legame tra Van Gogh e il Giapponismo

Il forte interesse per le stampe giapponesi, che collezionava, fonte di ispirazione per la sua pittura.

29 Novembre 2023

Il sottile legame tra Van Gogh e il Giapponismo

Il forte interesse per le stampe giapponesi, che collezionava, fonte di ispirazione per la sua pittura.

Il mito di Vincent van Gogh (1853-1890) e la tragica dimensione esistenziale del personaggio viene troppo spesso enfatizzata a scapito di una corretta conoscenza della vera grandezza creativa del genio olandese.
Van Gogh fu un pittore ma anche un intellettuale estremamente colto; e per comprendere la complessità della sua personalità, al di là dei più abusati luoghi comuni.

Attualmente al Mudec di Milano (fino al 28 gennaio 2024) “Vincent van Gogh. Pittore colto”, la mostra prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, promossa dal Comune di Milano-Cultura con il patrocinio dell’Ambasciata e Consolato Generale dei Paesi Bassi in Italia, e che vede come Institutional Partner Fondazione Deloitte, prova a sovvertire gli stereotipi legati all’amato pittore. E fare luce su alcuni filoni meno conosciuti, come la fascinazione per il Giappone alimentata dall’amore per le stampe giapponesi, collezionate in gran numero.

La mostra è resa possibile grazie alla collaborazione con il Museo Kröller-Müller di Otterlo, Paesi Bassi, che possiede una straordinaria collezione di dipinti e disegni del pittore olandese seconda solo a quella del Van Gogh Museum di Amsterdam.

A Parigi (per due anni dal 1886) l’artista vive da vicino il fenomeno del Giapponismo.
Il termine “giapponismo” viene coniato nel 1872 dall’artista Philippe Burty, per definire il fenomeno di fascinazione per il Giappone che ha interessato gran parte degli artisti europei alla fine del XIX secolo. In particolare, a Parigi si sviluppò rapidamente, grazie alla partecipazione del Paese del Sol Levante alle Esposizioni Universali tenutesi nel 1867 e 1878, e alla presenza di negozi come La Porte Chinoise, di mercanti come Siegfried Bing, (specializzato in pezzi giapponesi e fondatore della rivista “Japon Artistique”) e di caffè alla moda come Le Divan Japonais e il Café Tamburin.

Come nel periodo parigino, anche nella fase trascorsa ad Arles ritorna il fil rouge del Giapponismo, che in questo ambiente Van Gogh declina in modo assolutamente atipico e con risultati insoliti; del resto, un suo famoso commento su Arles è “mi dico sempre che qui sono in Giappone”. La Provenza, con la sua natura incontaminata, il sole più forte, i colori più vividi, era per Van Gogh il ‘suo’ Giappone, equivalente di quel paradiso rurale che intravedeva nei paesaggi di Hokusai e Hiroshige. Ad Arles Van Gogh riceve da Theo i primi due numeri di Le Japon Artistique, nuova rivista mensile curata da Sigfried Bing che racconta vita e costumi, arte e artigianato giapponese, uscita a Parigi nel maggio del 1888. Le sue copertine diventeranno iconiche, e molte delle magnifiche tavole a colori sono fedeli riproduzioni di stampe ukiyoe. In mostra vengono presentati a confronto alcuni fogli tratti dalla rivista e stampe originali dei maestri giapponesi Hiroshige, Hokusai, Shunsen, che lo stesso Van Gogh commentava con ammirazione nelle lettere al fratello Theo.

Report a cura di Gianni Foraboschi per The Way Magazine

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