“Un’arte informale, molto festosa e di liberazione istintiva“, la descrive Vittorio Sgarbi. Quella di Domenico Villano è una forma espressiva che poggia su un mix allegro e vivace riconoscibile ancor di più con l’intuizione di completare l’opera con smalti e acrilici. L’artista campano, quarant’anni esatti, ha esordito negli anni 90 negli ambienti artistici campani. Col tempo, ha l’intuizione di prendere le due lezioni salienti della sua formazione e fonderle: quella del padre della Pop Art Andy Warhol e quello del grande maestro italiano del decollage, Mimmo Rotella.
Domenico, da dove arrivi e come hai mosso i primi passi?
Sono nato in una piccola cittadina in provincia di Salerno, lontano dall’arte, lontano dai musei e dalle tante attrazioni che offrono le grandi città. Proprio per questo forse, la mia curiosità artistica è stata così forte. Complice dell’avvicinamento a questo mondo, la prima macchina fotografica, regalo dei miei genitori all’età di otto anni e probabilmente l’influenza dei bellissimi anni Ottanta che per me sono stati sempre fonte di ispirazione, dalla musica alla pubblicità fino alla moda.
Che background hai?
Anche se i miei studi non sono stati di indirizzo artistico, da giovane sono sempre stato vicino al mondo dell’arte prima con la fotografia e poi con la street art. I soggetti delle mie opere sono sempre facilmente riconoscibili, sono grandi icone del passato. Le immagini che associo a questi personaggi aiutano a scoprire dei loro lati nascosti, esaltano il carattere, raccontano delle loro fragilità, in pratica cerco di raccontare quello che ad un primo sguardo non verrebbe percepito di un personaggio, magari esaltando il fattore umano, di solito più riservato.
I tuoi riferimenti?
Sicuramente i grandi miti a cui mi ispiro sono Andy Wharol e Mimmo Rotella. Sono felice poi del grande successo di questi ultimi anni, di artisti come Mr. Brainwash o Shepard Fairey che aiutano a tenere sempre viva questa espressione artistica. Credo che oggi la musica sia il centro di tutto, l’ombelico del mondo e i cantanti insieme con i dj le vere star dei nostri tempi. Mi è capitato spesso di realizzare delle opere su di loro e ho avuto in più occasioni la possibilità di consegnarle personalmente e ne sono veramente orgoglioso. Parlando di icone però devo confessare che il mio grande sogno sarebbe quello di dedicare e consegnare personalmente un’opera alla grande Sofia Loren.
Spesso ricorrono ritratti femminili nei tuoi coloratissimi lavori. Che preferenze hai?
Credo che Sofia Loren sia l’icona più importante e a lei aggiungerei, come bellezza, perché no, anche Monica Bellucci. Per ritornare al mondo della musica invece, sono sicuro che alcuni giovani artisti potrebbero essere veramente interessanti.
Hai esposto all’estero?
Ho avuto la fortuna negli ultimi anni di partecipare a diversi eventi all’estero tra cui New York e Miami e sono stato molto felice dell’accoglienza, sarò banale ma l’essere italiano riesce sempre ad incuriosire ed a creare aspettative.
Che tipo di materiali usi?
Ho iniziato negli ultimi anni ad aggiungere nuovi materiali ai miei lavori. Ero molto affascinato dalle resine, con le ultime opere le ho usate per creare più livelli di trasparenze. Adoro anche il plexiglass, una serie di lavori di qualche tempo fa “One God” aveva al centro di un pannello di dibond un Crocefisso in plexiglass che dava all’opera tridimensionalità e trasparenza due fattori su cui ho lavorato molto.
Come stai vivendo questo momento di stop?
Naturalmente proseguo il mio lavoro di ricerca anche se non so ancora quale svolta avrà. Per il momento guardo al mondo del digitale solo per essere più presente in rete con il sito e la pagina instagram e poiché gli ultimi tempi sono stati veramente difficili, visto che chissà quando si potrà pensare di organizzare nuovi eventi e mostre, cerco di rimanere il più possibile in connessione con questo mondo.
Foto di Cerzosimo.