3 Novembre 2023

“Il Misantropo” di Molière: incanta dal Seicento a oggi

Uno spettacolo che sopravvive al tempo. Temi attuali, recitazione superba, tanti talenti che si incontrano al Franco Parenti di Milano.

3 Novembre 2023

“Il Misantropo” di Molière: incanta dal Seicento a oggi

Uno spettacolo che sopravvive al tempo. Temi attuali, recitazione superba, tanti talenti che si incontrano al Franco Parenti di Milano.

3 Novembre 2023

“Il Misantropo” di Molière: incanta dal Seicento a oggi

Uno spettacolo che sopravvive al tempo. Temi attuali, recitazione superba, tanti talenti che si incontrano al Franco Parenti di Milano.

Molière è un gigante del teatro e non ha bisogno di attualizzarsi. Lo dice con molta convinzione Andrée Ruth Shammah alla vigilia della messa in scena di un mese della sua versione del testo francese “Il Misantropo” che sta attirando molta attenzione a Milano. “Questo è uno dei casi in cui bisogna sforzarsi di avvicinarsi al capolavoro e non il contrario”, dice la regista.

Per dare un’idea di quanto sia importante la scelta di avere una rappresentazione del genere in questo momento a teatro, Shammah non esita: “Questo è il punto di arrivo della mia carriera, credo che recitare con pensieri moderni sia la realizzazione di tutto quello che ho sempre pensato. Sono arrivata a 75 anni senza fare uno spettacolo in costume e ho la freschezza e l’entusiasmo di iniziare”.

Luca Micheletti, celebrato attore con una critica molto favorevole e su cui si riversano molte aspettative, è Alceste nel dramma seicentesco francese.

“Sono molto grato per questo ritorno alla prosa – racconta – questo è il mio ottavo Molière ma Alceste sapevo di non poterlo fare da solo. Sapevo che non potevo affrontare la lingua ammaliante di quella scrittura che evidenzia la difficoltà di comunicare, senza una grande guida. Il tema centrale sono le parole, il mio personaggio vive un disequilibrio come i grandi malati di Molière. È ridicolo a volte, cerca di non perdonare ma poi si scontra col fatto che la vita non è in bianco e nero ma è fatta di mille colori”.

Dopo avere debuttato in prima nazionale a Firenze lo scorso maggio al Teatro della Pergola, Il misantropo di Molière arriva al Teatro Franco Parenti con la regia di Andrée Ruth Shammah per la traduzione di Valerio Magrelli: un’edizione vivace, rispettosa del testo e delle sue intenzioni, ancora così vive.

Foto di scena di Filippo Manzini. Luca Micheletti racconta: “Il misantropo è la commedia dell’impossibilità d’esprimersi liberamente quando si è preda delle passioni: racconta, in primis, un impedimento espressivo, un’incongruenza linguistica, una falla comunicativa. Ed è insieme contraddittorio e conturbante che questa difficoltà a parlarsi si traduca in un fiume di splendide e pensatissime parole. Alceste non solo non parla la stessa lingua degli altri, ma non vorrebbe nemmeno parlare la sua. Glielo impedisce un contrasto interno a se stesso, quello tra l’uomo e l’uomo. La prima vittima della sua misantropia è, infatti, in quanto uomo egli pure, se stesso. Non accetta le sue passioni e, scosso da un dissidio che alla fine lo spinge all’indulgenza verso di sé e alla condanna degli altri, soffre – in maniera assai ridicola – per delle ferite che è il primo ad infliggersi, poiché, folle, da uomo, odia l’uomo; e, debole, non ne accetta le debolezze. Le molte parti di sé, messe a contrasto, non solo s’oppongono ma nemmeno s’intendono: per questo il suo è un dramma comico sull’incomunicabilità, sul corto circuito terribile e risibile che essa genera”.
Andrée Ruth Shammah, regista dello spettacolo, scrive: “e prime battute vengono volutamente dette senza sipario per non dividere la scena dalle parole. Volevo andare all’essenza del testo, liberarlo di tutti gli orpelli e accompagnare lo spettatore al piacere dell’ascolto senza distrazioni; la traduzione in versi settenari incrociati, dunque in rima, porta ad un rigore linguistico e ad una armonia che non richiede nessun tipo di sforzo per essere ascoltato. 
Molière è al centro, scuro, in mezzo a un mondo di colori pastello perché quella che intendevo portare in scena è una società che si differenzia nella foggia, ma non nella sostanza, a ben guardare tutti indossano gli stessi costumi, e la sua inquietudine si pianta sulle assi del palcoscenico senza bisogno di altri escamotages.
In scena c’è la ‘disperata vitalità’ di Alceste, che deve fare i conti con la rigidità dei suoi princìpi in contrasto con la compattezza di una società omologata nelle convenzioni. È solo davanti al potere, solo davanti ai benpensanti. L’uomo folle è deriso dalla società, ma in realtà è l’unico che riesce a cogliere la follia di chi lo circonda, vorrebbe isolarsi nei suoi ideali, la sua amata però non è disposta a seguirlo.
Entrambi i personaggi appaiono alla fine in difficoltà, ma nella mia messa in scena non c’è volontà di giudizio; nessuno ha ragione, nessuno ha torto, la trama stessa si compone dall’evoluzione delle posizioni di ciascun personaggio. E credo stia proprio in questa assenza di giudizio e nell’esplorazione dei diversi punti di vista la vera essenza del Teatro, e dunque il mio omaggio a uno dei più grandi autori di tutti i tempi
“.


Lo spettacolo, in scena in Sala Grande dall’8 novembre al 3 dicembre, prosegue la ricerca di Shammah su Molière nella volontà non solo di portare lui verso di noi, ma soprattutto di avvicinare noi a lui. Un omaggio a uno dei più grandi uomini di teatro di tutti i tempi.

Da sinistra Angelo Di Genio, Marina Occhionero, Luca Micheletti alla presentazione de “Il Misantropo” al Teatro Franco Parenti a Milano.

STORIA DI UNA PIETRA MILIARE

Nel 1666 Molière debutta con il suo misantropo: una commedia amara e filosofica, anomala e profetica, secondo molti il suo capolavoro – «un classico del Novecento», afferma Cesare Garboli, «scritto tre secoli fa». Definito uno dei testi più crudeli di Molière, l’opera è uno spaccato impietoso della società barocca, nato dalla sua solitudine e dalla crisi per la censura di Don Giovanni e Tartufo, nonché dalla separazione dalla moglie Armande.

Con tutti i suoi personaggi incipriati, “indaffarati senza aver nulla da fare”, Il misantropo rinuncia alla comicità dirompente tipica dell’autore francese. È un lavoro totalmente “al presente”, violento, potente, perturbante. Una commedia tragica, venata di una forma di umorismo instabile e pericolante, che porta in sé, appena al di sotto della superficie comica, le vive ferite e il prezzo altissimo costato al suo autore: in essa emergono le nevrosi, i tradimenti, i dolori di un personaggio capace di trasformare tutto il proprio disagio e la propria rabbia in una formidabile macchina filosofica, esistenziale e politica, che interroga e distrugge qualunque cosa incontri nel suo percorso. 

Ma questa commedia è allo stesso tempo anche il dramma di un essere inadeguato alla realtà, l’allucinata tragedia di un uomo che si scontra con il femminile. Difatti, il grande attore e registra francese Louis Jouvet diceva di questo testo che «è la storia di un uomo che vuole avere un incontro decisivo con la donna che ama e che alla fine di un’intera giornata non ci è ancora riuscito». 

Luca Micheletti interpreta Alceste nel dramma di Moliere. L’attore scrive: “Siamo di fronte, effettivamente, ad un’opera misteriosa e piena di ombre: commedia che pare troppo profonda e passionale per non esser letta come dramma serio, eppure debitrice alla farsa, della quale evoca lo stereotipo del tradito scornato; vera e propria crux desperationis di critici e commentatori, di esegeti e interpreti sia letterari che teatrali, presi dall’ansia di stabilire se sia “teatro comico” oppure no, se inauguri o meno un nuovo genere fatto d’un modernissimo mélange di ingredienti morali, scavo psicologico, sottile satira sociale, crudele indagine delle umane debolezze, caricature parossistiche  profilate con sapienza, éxploits buffoneschi, raffinatezza e invenzioni letterarie contrapposte a soluzioni convenzionali, “modernità” e “tradizione”: trappole per chi voglia stabilire la verità oggettiva e cerchi, con Cartesio, «idee chiare e distinte». Con gusto in tutto barocco, pur nella sua cristallina evidenza, Molière costruisce un sapiente gioco di specchi in cui è difficile comprendere persino l’oggetto reale preso a modello per questa satira”.

Il protagonista, Alceste, interpretato da Micheletti, è un giovane rabbioso di sincerità, calato in un mondo ipocrita e ciarliero, il mondo che permette il nascere di chi come Tartufo prospera in un clima di ipocrisia. Ha una sua dirittura morale, un suo rigore intransigente, pretende di dire sempre la verità, anche quando è scomoda.

Alceste è un isolato, che scava intorno a sé un abisso incolmabile, nel quale finisce con lo sprofondare anche il suo amore per Célimène, la civettuola per antonomasia, interpretata da Marina Occhionero, leggiadra e superficiale, che accetta le lusinghe di tutti. Questa “signora dei salotti” è attorniata da una corte mondana, composta da Philinte, Angelo Di Genio, Oronte, Corrado D’Elia, Basco, Andrea Soffiantini, Eliana, Maria Luisa Zaltron, Clitandro, Filippo Lai, Lacasta, Vito Vicino, Orsina, Emilia Scarpati Fanetti, Du Bois, Pietro De Pascalis, il Secondo Servitore, Matteo Delespaul, e la Guardia, Francesco Maisetti.  Le scene sono di Margherita Palli, i costumi di Giovanna Buzzi, le luci di Fabrizio Ballini, le musiche di Michele Tadini, la cura del movimento è di Isa Traversi

“Il Misantropo” è in scena al Teatro Franco Parenti di Milano dall’8 novembre al 3 dicembre 2023 alla Sala Grande. Biglietti qui.

Il personaggio di Célimène non vuole rinunciare a niente, né all’amore esclusivo di Alceste, né al gioco seduttivo della sua schiera di pretendenti. Alceste, d’altra parte, s’impegna in una lotta che combatte nella solitudine del suo orgoglio, sorretto da una fede cieca nella bontà delle sue idee. Tappa per tappa, finisce con lo scoprire che non c’è posto per lui in quel mondo; è la fine dell’utopia della verità, il naufragio di un’idea, piuttosto che un volontario isolamento.

IL MISANTROPO
di Molière al Teatro Franco Parenti di Milano: 8 novembre – 3 dicembre 2023 | Sala Grande 


progetto e collaborazione alla traduzione di Andrée Ruth Shammah e Luca Micheletti
regia Andrée Ruth Shammah
traduzione Valerio Magrelli

con Luca Micheletti e con (in ordine alfabetico) Matteo Delespaul, Pietro De Pascalis, Angelo Di Genio, Filippo Lai, Francesco Maisetti, Marina Occhionero, Emilia Scarpati Fanetti, Andrea Soffiantini, Vito Vicino, Maria Luisa Zaltron
e la partecipazione di Corrado D’Elia

scene Margherita Palli
costumi Giovanna Buzzi
luci Fabrizio Ballini
musiche Michele Tadini
cura del movimento Isa Traversi


scene costruite presso il laboratorio del Teatro Franco Parenti
costumi realizzati da LowCostume in collaborazione con la sartoria del Teatro Franco Parenti diretta da Simona Dondoni

produzione Teatro Franco Parenti / Fondazione Teatro della Toscana

Main partner dello spettacolo: Fondazione Fiera Milano

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