Dall’attesa di sintonizzarsi all’evento televisivo più atteso dell’anno, siamo già arrivati alla quarta serata del Festival. Ascolti di sera in sera sempre leggermente in calo, confermano che la kermesse targata Paolo Bonolis resta imbattuta.
I cantanti nella puntata in cui si esibiscono in duetto, sembrano tutti più rilassati. L’unione fa la forza, si sa, e due ugole invece di una, portano maggiore potenza. In più, vale sempre il detto dei nostri padri latini ‘repetita iuvant’, in quanto tutti i brani riascoltati, o sono più belli o meno brutti: in ogni caso migliori.
Ligabue apre i super ospiti con i suoi 29 anni di carriera, e lui che cantava che “da incendiari ci ritroviamo pompieri”, oggi patisce l’età, da belloccio che era, anche se alla pompa sostituisce una mega chitarra, scendendo la celeberrima scala del teatro.
E poi, mi si permetta, che “Dio è morto” la deve cantare solo Guccini!
Per i duetti, si comincia a ragionare con i Negrita, e la forza convincente di Enrico Ruggeri, il tutto amalgamato dalla magica tromba di Roy Paci.
Simpatica la gag della chitarra, dI Claudio Baglioni e Virginia Raffaele, che conferma che la scelta dello scorso anno di farle fare il suo mestiere, è vincente più che adattarla a presentatrice.
Arisa sposa la sua splendida vocalità con quella della star internazionale Tony Hadley.
A seguire arriva con Gué Pequeno, Mahmood che è bravissimo e la sua “Soldi” a parte il bel testo, è la canzone più orecchiabile.
Il trio Einar Biondo Sergio Sylvestre, amici di “Amici” fa ragionare che al televoto, alla faccia delle chiacchiere da salotto, i cantanti giovani sbaraglieranno le vecchie glorie a colpi di migliaia e di migliaia di followers su Instagram, che si tramutano in voti, a dispetto di canzoni più o meno efficaci.
Ultimo con la forza di Fabrizio Moro vola: a me piacerebbe vincesse, visto che la sua canzone “I tuoi particolari” è favolosa!
Bravissimo Anastasio, già vincitore di X Factor, con Claudio Bisio in un suggestivo ruolo padre/figlio.
Poi che dire, il fascinoso Nek, con cui tutte saremmo pronte, parafrasando il titolo della sua canzone, “Mi farò trovare pronto”, piace supportato dalla voce recitata di Neri Marcorè.
Chiude Achille Lauro con Morgan: gli si muove l’accusa che la sua “Rolls Royce” sia un inno all’Ecstacy. Baglioni fa quel che deve fare in queste situazioni, e lo difende. Ma mi chiedo se i giovani, già così a rischio in un mondo difficile, abbiano bisogno di incitamenti di questo tipo.
Motta con Nada, che si rivede con piacere, con “Dov’è l’Italia” vince come miglior duetto, votato dalla Giuria d’Onore e il premio gli viene consegnato dal presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. Tuttavia la felicità è mischiata ai fischi del pubblico in platea, in assoluto disaccordo, a cui aggiungo i miei.
La scrittora augura che ci sia per tutti una canzone sanremese che diventi canzone del cuore.
Foto d’apertura: Briga e Patty Pravo sul palco dell’Ariston, Festival di Sanremo 2019 (foto ufficio Stampa Rai-AGI)