“Baci del vento” (Malamente/Artist First), il nuovo disco della giovane cantautrice Frey, fa parte di una serie su Spotify che racconta, singolo per singolo, l’opera del giovane talento di Cremona. Nata nel 1990, da una famiglia italo tedesca, e cresciuta a Cremona, ex campionessa di cannottaggio da teen-ager, a 16 anni Frey ha iniziato da autodidatta a studiare la chitarra e subito dopo a scrivere e cantare canzoni.
A 18 anni ha incominciato a seguire le lezioni del chitarrista jazz Carmelo Tartamella che in seguito la coinvolgerà con i Django’s Clan, il suo progetto gipsy jazz swing.
Il progetto attuale è quello più ambizioso per questa cantante che ha già aperto concerti per i grandi della musica italiana: “Dentro ‘Baci nel Vento’ – ci dice – sicuramente ci ho messo la mia ricerca di creatività catartica, come un bisogno di interiorizzare un carico di vissuto autobiografico per liberarmene, per guardarlo da un’ altra prospettiva, ci ho messo dentro anche parte di sofferenza che mi portavo dentro questi anni, come la perdita di mio padre in Boomerang, in “baci nel vento” e in parte anche nelle “Le tue paure”, in parte anche in” palloncini”, scriverne è stato un atto importante per me, una sorta di psicanalisi; ci ho messo dentro l’ amore per se stessi che si difende scrivendo un mantra contro i cattivi pensieri sempre in “Palloncini”. L ‘ espressione artistica la vivo da sempre come qualcosa che ha a che fare con l’energia e la magia. Questo disco ha sicuramente appunto l’amore come tema centrale in tutte le sue sfaccettature, il tema a due. Ho assecondato un bisogno naturale, c’è nostalgia, la rabbia, la voglia di ironia in “scusa ah ah ah ” c’è tanto di autobiografico”.
“Baci nel vento” è una serie musicale composta da otto capitoli dove Frey si racconta e dialoga con l’altro diverso da sé sviscerando le proprie pulsioni emotive. Rabbia, ironia, confidenza si alternano nelle parole della giovane cantautrice che non esita a graffiare ed urlare quello che ha da dire con la sua musica.
“Abbiamo deciso di dividere il disco in otto episodi su Spotify per un ragionamento di funzionalità rispetto a cosa poteva aiutarci anche nella promozione piuttosto che uscire con tutto il disco in una volta creando un appuntamento una volta al mese, avendo anche una sorta di continuità, e scoprire un disco un po’ per volta ci piaceva come idea, un po’ come scartare più regali un po’ alla volta piuttosto che uno solo grande”.
Il suono di ogni brano è calibrato sulle emozioni che questo evoca ma non rinuncia a caratterizzarsi per le sonorità di questi anni. Frey ci racconta i suoi “Baci nel vento” amalgamando gli ingredienti giusti per farci sentire come Jeremy Irons nel film “Io ballo da sola” di Bernardo Bertolucci.
Dal cinema agli eroi musicali, per Frey il passo è breve: “I miei idoli musicali, quelli che mi vengono in mente ora, sono Joni Mitchell, Gianmaria Testa, Niccolò Fabi, De Gregori, The Beatles, Pacifico Daniele Silvestri, Gen Hansard, Cristina Donà, Carmen Consoli, Motta”.
La cantautrice e chitarrista esprime il proprio inland empire tra irruenza ed intimismo. Voce intensa che si esprime fra vibranti bisbiglii ed emozionanti aperture melodiche. Malinconica eppure piena di energia costruisce canzoni con texture chitarristiche essenziali che sembrano prendere vita in una solitudine cupa per colorarsi progressivamente di toni accesi vivi e autentici. Giovane talento con molte ambizioni: “Le mie ambizioni sono scrivere in più lingue, girare il mondo con la musica, sapere un giorno che la mia mia musica possa essere stata di aiuto a qualcun’altro e migliorarmi“.
Il disco è stato prodotto, registrato e mixato da Stefano Giungato per Malamente Records presso gli studi di Indiehub a Milano. Frey è stata chiamata, a dicembre, dal cantautore Pacifico per cantare e suonare come corista in due serate della “Settimana Pacifica” al Teatro Filodrammatici di Milano dove ha duettato anche con Francesco Bianconi dei Baustelle. “Della settimana Pacifica, se fosse un brain storming – ricorda ora – partirei con il ricordare il sorriso di Gino, le prove, la tensione, che si è fatta concentrazione, energia forte, voglia di essere dove mi trovavo, brividi cantando con Gino” canzone fragile”, quanto l’ho amata!, Carlo Gaudiello pianista che super sereno abituato ai grandi palchi si inchina al pubblico e dice in modo sicuro: ” non ti preoccupare “, Francesco Arcuri polistrumentista che suona anche la Sega con l’archetto, che mi mostra un meraviglioso video suo per Mannarino, la felicità, l’abbraccio di Giuliano, l’emozione di cantare con Bianconi e Gino, bellezza, le amiche venute a sentirmi da Cremona, una fan di Gino che mi regala un suo libro, la Caselli sul palco prima della prima serata e il mio “buona sera” sorpreso, i complimenti della Vanoni, il gentleman cameriere stellato, le battute di Gino con De Gregori, Nannini super energetica da brividi al piano, Neri Marcorè che con la sua chitarra e un voce super intonata ci fa morire dalle risate. Una cena di addio alle 3 di notte con tutto lo staff, la gratitudine. Potrei andare avanti mille righe”.
Nei crediti del disco si legge: cover artwork a cura di Frey, cover design di Luca Lonardi. Ad avviare il progetto hanno contribuito anche tutti coloro che hanno reso possibile il completamento della campagna di Frey su MusicRaiser. Un modo per restituire al suo pubblico anche una diversa dimensione di ascolto, quella visiva: “Le copertine del disco sono nate in modo molto spontaneo, sono una per ogni brano del disco, alcune hanno una loro storia personale che completa il significato della canzone stessa, ad esempio in “Sinceramente” ho ritratto un tramonto dietro a dei rami che avevo dipinto circa nel periodo in cui avevo scritto il pezzo, è un acquarello di fine pomeriggio in cui tornavo a casa in bicicletta con le borse della spesa, la chitarra in spalle e ascoltando la canzone incompleta, avevo negli occhi questo viale alberato con il tramonto oltre queste chiome spoglie dall’inverno’ inverno e fu lì che mi venne in mente l’ultima strofa di “Sinceramente” improvvisai :”fatti scoprire, ma lentamente, che ho paura di sbagliare, di non capirci dentro più niente, quelli che se ne vanno ma te li porti dentro, dietro un paio di lenti scure, sotto una corazza di cemento, l’amore è un gioco, è fatto di tempi, di tempi sbagliati, di canzoni è fatto di momenti. Sono appassionata di tutto ciò che può apportare ad uno sguardo personale, riflessivo e che dia un senso aggiuntivo anche alla semplicità, che la trasformi, che aggiunga quel più di poesia che ci fa stare bene. Mio padre era liutaio, mia madre disegnava bene, quindi la manualità è di famiglia, ho sempre dipinto per conto mio, ho frequentato il liceo Artistico e disegnare è qualcosa che mi è sempre stato caro”.