La cultura non di ferma. Francesco Scimemi, un moderno giullare nel regno di Ugo Pagliai e Paola Gassman. Fantasista, mago comico, cabarettista, autore e attore, Francesco Scimemi è da poco sceso dal palco del suo spettacolo Magicomio per salire su quello di Romeo e Giulietta, una canzone d’amore. In tempi di Covid purtroppo il debutto a teatro è saltato ma Rai5 non si è fatta sfuggire l’occasione per registrare la performance che sarà trasmessa in televisione. Abbiamo incontrato Francesco Scimemi che ci ha raccontato la sua esperienza teatrale e la difficile convivenza col Covid.
Romeo e Giulietta, una canzone d’amore. Cosa ci puoi raccontare?
Innanzitutto la regia, questa versione di Romeo e Giulietta è diretta da Babilonia Teatri e cioè, Valeria Raimondi ed Enrico Castellani. In scena ci siamo, io, Ugo Pagliai, Paola Gassman e anche loro due, i registi intendo. Vorrei citare anche Luca Scotton per il suo apporto davvero prezioso. L’epopea di questo spettacolo nasce più di un anno fa da un’idea del Teatro Stabile di Bolzano che in collaborazione con quello del Veneto ha deciso di produrre questa particolarissima interpretazione di Romeo e Giulietta. I Babilonia Teatro sono uno dei migliori duo d’avanguardia che c’è in questo momento, hanno vinto un Leone d’argento per l’innovazione teatrale alla Biennale di Venezia nel 2016, tanto per citarne uno, e fatto un sacco di esperimenti molto particolari con i loro spettacoli. Questo, in modo particolare, nasce soprattutto dall’idea di chiamare per Romeo e Giulietta due attori con un’età assolutamente opposta a quella che dovrebbe essere di solito l’età dei due attori che interpretano Romeo e Giulietta. Anche perché Romeo e Giulietta sono due adolescenti e qua si sta parlando di due ottantenni. Ma soprattutto ci si attiene al testo per alcune scelte, per alcuni stralci, che sono la scena del balcone, la scena del matrimonio di Tebaldo, tanto per dirne qualcuna; poi ci sono delle invenzioni come quella di un sesto atto all’inizio e tante altre idee.
Sono curioso, tipo?
Posso dirti che non c’è una cronologia nelle scene, mi piace pensare ad un montaggio alla Pulp Fiction. Io credo però che la cosa più importante sia il fatto che il vissuto di Ugo Pagliai e Paola Gassman, nella vita come nella professione, si mescoli alla storia di Romeo e Giulietta. Cioè, è una storia d’amore raccontata sotto forma d’opera shakespeariana ma che racconta moltissimo il vissuto teatrale ma anche della vita di Ugo e Paola.
Come?
Questo avviene perché Enrico Castellani, che sta in platea, interagisce direttamente con un Ugo Pagliai e Paola Gassman, che stanno sul palco, rivolgendo loro delle domande sul testo, chiedendo del teatro, se quello che dicono Romeo e Giulietta sia paragonabile a quello che loro si sono detti nella vita, insomma moltissime cose.
E Francesco Scimemi in tutto questo?
Io comincio come un lanciatore di coltelli, la prima scena è proprio questa. Raffiguro un po’ questo pericolo che serpeggia ovunque che rappresenta la morte e che poi va a finire male per Romeo e Giulietta. Io faccio anche il fool, il fool shakespeariano, il pazzo… saggio stolto che guarda da dietro la siepe gli eventi e magari ne racconta la verità attraverso un gioco di prestigio, gioco che poi infatti faccio. Il mio è un racconto degli eventi che si sviluppa attraverso le follie. Il pazzo che discende dal buffone di corte, che fa divertire e al tempo stesso dileggiato dai suoi contemporanei ma che viene anche ascoltato perché cela delle verità in quello che dice. Poi ho anche curato alcuni effetti visivi.
Perché una canzone d’amore?
Perché a un certo punto Ugo e Paola, che è sufficiente guardarli per rendersi conto che sono due giganti pazzeschi, si cantano, uno all’altra, alcune canzoni, una di Sergio Endrigo, una di Luigi Tenco, una di Gino Paoli, insomma, c’è anche molta musica. È un’esperienza che cambia sera per sera.
Come avete affrontato il Covid a teatro?
Noi abbiamo cominciato queste prove al Teatro Stabile di Bolzano un anno fa, si doveva partire con la tournée a giugno. Chiaramente a giungo eravamo nel pieno della pandemia e abbiamo dovuto cancellare la tournée. Poi c’è stata una riapertura, una flebile speranza e siamo riusciti a provare dal 24 agosto fino all’11 settembre a Bolzano riuscendo a debuttare al Teatro romano di Verona. È stata una bellissima serata nonostante ci siano state 450 persone, dati i 1000 e più posti che ne contiene il teatro ma per noi è stata una bellissima esperienza. Dopodiché dovevamo cominciare una tournée per la quale c’erano già circa 60 date vendute fino a gennaio, cominciando dal 20 novembre. Per concludere, abbiamo fatto sette giorni di prove al teatro Goldoni di Venezia e proprio quando dovevamo debuttare hanno chiuso il teatro.
E la Rai allora ha deciso di registrare lo spettacolo?
Rai5 ci ha chiesto registrare perché era interessata allo spettacolo per mandarlo proprio in televisione. La registrazione è stata fatta al teatro Quirino, due giorni di lavoro per la regia televisiva di Silvia De Santis. Due giorni di lavoro entrambi iniziati con un tampone ma è andato tutto bene.
Qual è la prospettiva ora?
È quella di ripartire a marzo ma naturalmente sappiamo tutti, compreso il direttore del Teatro Stabile di Bolzano che sarà molto difficile. Forse riusciremo a fare qualcosa a maggio e speriamo che col prossimo anno tutto possa tornare nei ranghi. Per quanto mi riguarda invece posso dirti che sto vivendo un’esperienza bellissima perché sto lavorando con due mostri sacri e poi soprattutto, uscendo dal mio classico Magicomio, si imparano un sacco di cose perché “rubo” dei piccoli segreti a grandissimi attori, in questo caso a Paola e Ugo. Poi Enrico e Valeria hanno un tipo di approccio in cui non si usa un copione, le cose cambiano di sera in sera a seconda di quello che è il momento. Un’altra bellissima cosa è che ci sono dei cavallini da giostra, ognuno ha il suo, io sono l’unico a non averne uno, ho uno struzzo, il matto, e questi cavallini prendono vita mossi dagli attori, da Ugo e da Paola sulla musica dei Radio Head, insomma è uno spettacolo molto particolare che sono contento sia stato registrato da Rai5 perché rimarrà.
Quando sei con te stesso, come artista, come vedi la situazione sociale che si è venuta a creare con questo virus?
La situazione che stiamo vivendo è surreale. Sapere di avere il teatro pieno di prenotazioni e non poter andare in scena. D’altro canto la situazione è drammatica e superato il momento di rabbia bisogna capire che è necessario difendersi da un nemico nuovo e insidioso. Bisogna tirare i remi in barca. Non c’è niente da fare. Ogni storia poi è diversa e c’è chi come me deve pagare l’affitto di casa e chi può permettersi di stare a casa due anni. Sicuramente si possono fare esperimenti di tutti i tipi ma lo spettacolo dal vivo non va toccato. È un evento sacro e così va trattato. Speriamo che tutto finisca al più presto e che la gente si autodisciplini automaticamente. Bisogna impiegare il tempo a cercare di fare le cose che ognuno nel proprio campo aveva rimandato, realizzare le idee creative piccole e grandi che ognuno nel proprio piccolo ha in un angolo o in una stanza della sua mente. Così quando sarà tutto finito questo periodo maledetto avrà generato qualcosa.
Foto concesse dall’artista Francesco Scimemi. La foto di Ugo Pagliai e Paola Gassman dal sito del Teatro Stabile del Veneto.
“Romeo e Giulietta. Una canzone d’amore”da W. Shakespeare Adattamento e regia Babilonia Teatri e con Paola Gassmann, Ugo Pagliai, Babilonia Teatri e Francesco Scimemi. Debutto su Rai 5 nel 2021.