Fondazione Biscozzi | Rimbaud a Lecce è ritenuta un esperimento innovativo per la promozione della cultura e lo sviluppo del capitale umano e territoriale. In un recente workshop allo Iulm di Milano, è stato analizzato questo case study, attraverso gli interventi di Dominique Rimbaud e Paolo Bolpagni, rispettivamente presidente e direttore tecnico-scientifico della Fondazione Biscozzi | Rimbaud, nonché del sindaco di Lecce Carlo Salvemini e dell’assessore alla cultura, alla valorizzazione del patrimonio culturale e alla pubblica istruzione Fabiana Cicirillo.
Lo spazio espositivo della Fondazione Biscozzi | Rimbaud ETS si trova in un piccolo palazzo d’epoca situato in piazzetta Giorgio Baglivi 4 nel centro di Lecce, a pochi metri da Porta Napoli. Consiste in un allestimento permanente, al primo piano di un edificio storico, dei pezzi più importanti e rappresentativi della collezione. Il percorso si articola cronologicamente: dalle origini del contemporaneo alla sezione sull’Informale in Italia e in Europa, per passare poi al filone astratto-geometrico e cinetico-programmato, alla pittura analitica e, infine, alle ricerche che oltrepassano gli statuti tradizionali del quadro e della scultura. L’itinerario di visita, progettato su impulso di Luigi Biscozzi da Paolo Bolpagni in collaborazione con gli architetti Fabrizio e Marco Arrigoni, è ben leggibile e fluido. Una parte degli spazi al pian terreno è destinata alle mostre temporanee. Qui si trovano anche la biglietteria-bookshop, l’aula didattica, un cortile interno e la piccola biblioteca di storia dell’arte, adibita anche per ospitare conferenze ed eventi.
Il restauro della sede, secondo il progetto dello studio Arrigoni, è stato ispirato a criteri di funzionalità ed eleganza, molto rispettoso del contesto architettonico.
Il caso-studio: la Fondazione Biscozzi | Rimbaud è stata costituita il 19 febbraio 2018 dai coniugi Luigi Biscozzi e Dominique Rimbaud con l’intento di svolgere un’attività culturale mirata particolarmente all’arte moderna e contemporanea, mediante la valorizzazione della loro raccolta di circa duecento opere. Tale collezione è da considerare come un nucleo permanente destinato a essere conservato nel tempo, ma anche ad accrescersi con nuove acquisizioni, e costituisce il riferimento e lo strumento per mostre, conferenze, attività didattiche e divulgative. La Fondazione, la cui personalità giuridica è stata ufficialmente riconosciuta di pubblico interesse, promuove in particolare il “Progetto Lecce”, che nasce dalla volontà di Luigi Biscozzi di rendere disponibile al pubblico la sua raccolta d’arte nel proprio territorio d’origine.
Fino al 2 luglio 2023 l’istituzione dedica all’artista e compositore Mirco Marchelli la mostra Voci in capitolo, a cura di Paolo Bolpagni e Giovanni Battista Martini, quarto appuntamento espositivo dell’istituzione fondata nel 2018 dai coniugi Luigi Biscozzi e Dominique Rimbaud con l’intento di promuovere l’arte moderna e contemporanea attraverso un programma di mostre che ha visto sin qui come protagonisti Angelo Savelli (L’artista del bianco, 2021), Salvatore Sava (L’altra scultura, 2022) e Grazia Varisco (Sensibilità percettive, 2022-2023).
Secondo il curatore e direttore tecnico-scientifico della Fondazione Paolo Bolpagni, “la mostra è l’estrinsecazione e la testimonianza di una vera e propria opera d’arte totale, di suprema grazia e arguzia”.
Mirco Marchelli parte dalla musica, all’inizio praticata nelle vesti d’interprete, poi portata avanti – come attività parallela, complementare e integrata a quella di artista visivo – nell’àmbito della composizione, con una libertà e un’originalità fuori dal comune. Considerarlo separando tali aspetti, o ignorandone l’uno o l’altro, sminuisce la forza di un pensiero estetico sfaccettato ma coerente.
E allo stesso modo sarebbe limitante far leva soltanto sull’innegabile attrattiva del personaggio, della sua esistenza appartata, modellata con delicatezza e cura pazienti, della casa dell’Alto Monferrato in cui egli, semplicemente vivendo, applica agli spazi, alle atmosfere, ai gesti la misura di un ideale mite, tenace e gentile.
Una delle chiavi interpretative potrebbe essere quella della nostalgia, imperniata sul fascino polveroso delle “vecchie cose” che spesso rappresentano gli ingredienti di cui Mirco Marchelli si serve per creare i propri oggetti: pezzi di legno, di tessuto o di ceramica, vecchi fogli di libri e quaderni, magari poi rivestiti di uno strato di cera che li eterna e trasfigura. Concrezioni della memoria, quindi; ma prive della patina melanconica che il termine “nostalgia” implica generalmente.
Marchelli infatti ridà vita e significato a questi materiali, mette a frutto le loro “risonanze” e le storie di cui sono espressione per dire qualcosa di nuovo; non si limita a evocare ricordi, ma suscita suggestioni tutt’altro che ripiegate in un vagheggiamento del passato. Nel suo estro combinatorio leggiamo il piacere e la soddisfazione di mescolare, impastare e manipolare per produrre una risultante inaspettata, dove i “sapori” delle singole componenti, scelte con estrema attenzione, si colgono ancora, ed emanano aromi e retrogusti penetranti, ma si fondono in inedita associazione, superiore alla mera somma delle parti.
La mostra è corredata da un catalogo trilingue (in italiano, francese e inglese) a cura di Paolo Bolpagni e Giovanni Battista Martini, pubblicato da Dario Cimorelli Editore.
La mostra, promossa e prodotta dalla Fondazione Biscozzi | Rimbaud, ha il patrocinio del Comune di Lecce.