Alla Casa del Cinema a Roma la seconda edizione del Festival degli Effetti Speciali Visivi il mese scorso è stata una grande occasione per gli appassionati del settore. Una interessante serie d’incontri con lo scopo non solo di omaggiare le pellicole storiche che nel passato hanno usufruito di questa magica tecnica, ma anche di analizzare le modalità con cui sono stati ideati e sviluppati gli effetti speciali.
Con uno sguardo verso il futuro, cercando di intuire, pure, che tipo di sviluppo possa avere anche nel nostro cinema, questo settore. Sempre più crescente ed esigente è il contributo di VFX nei contenuti cinematografici e televisivi e i risultati di alto livello qualitativo raggiunti mostrano che i professionisti e le aziende che si occupano degli Effetti Visivi hanno conquistato un ruolo di protagonisti dell’industria dell’audiovisivo.
Da sempre, infatti, gli effetti speciali visivi, un tempo conosciuti solo con l’espressione di ‘effetti speciali’, sono stati prerogativa del cinema americano e affermare questo, vuol dire, che non sempre quelli che hanno creato le immagini più affascinanti ed irresistibili, sono propriamente americani. Per esempio: chi si ricorda la famosa scena del film di Richard Donner, Superman del 1978, in cui il supereroe doveva fermare l’acqua che stava inondando una valle, dopo il crollo della diga a causa dell’esplosione di un missile?
Bene. Questo effetto speciale, come quelli ammirati nelle altre pellicole ‘Dune’, ‘Alien – Lo Scontro Finale’, ‘Harry Potter – La pietra filosofale’ e due 007, sono stati realizzati dal una leggenda del settore: l’inglese Brian Smithies. Proprio all’evento romano alla Casa del Cinema, era stata allestita una mostra in suo onore. Oltre lui si sono avvicendati davanti al pubblicocomposto non solo di addetti ai lavori ma anche di quelli futuri e anche a persone totalmente curiose, personaggi come Scott Ross, il regista Matteo Rovere ed il fumettista, sceneggiatore e regista Igort.
Il primo incontro è stato meramente introduttivo ed ha visto la presenza di Piera Detassis, Presidente dell’Accademia del cinema, Cristina Priarone, direttore generale della RomaLazio Film Commission e Mariagrazia Mattei, Presidente e Fondatrice di Meet. Senza dimenticare anche la presenza del direttore artistico di questa manifestazione Davide Lucchetti e tutti introdotti da Giulia Infurna Presidente VfX. L’evento è stato realizzato in collaborazione con la Romalazio Film Commission.
In contemporanea si sono svolti anche tre contest attraverso i quali sono stati selezionati e premiati i migliori giovani del settore come Daniel Prestifilippo, per la sezione ‘Effetto Verticale’; Eugenio Piazza, nella sezione ‘Rotorace’; ed infine Francesca Chiericoni, nella sezione ‘My Vfx Story’.
Per quanto concerne la prima tipologia di contest bisogna, in verità, spiegare di cosa effettivamente si trattava: partendo dal presupposto che un film è composto, in orizzontale, dalla sequenza dell’inquadratura; il lavoro degli effetti speciali visivi, invece, riguarda un aspetto verticale. Ossia un mero lavoro di gruppo e il tutto doveva essere racchiuso in un’unica inquadratura 4 minuti e 10 secondi. Nel caso del ‘Rotorace’, invece, lo scopo è quello di analizzare il rapporto di qualità e velocità dell’effetto speciale visivo. Il tempo previsto era di 30 minuti per completare un’inquadratura di rotoscoping. Con ‘My Vfx Story’, invece, il fine è quello di racchiudere il tutto mediante una storyboard: composta da schizzi che hanno il non facile compito di illustrare, alle maestranze ed agli artisti in impegnati in un film, la sequenza finale. Il vincitore del primo contest, quello intitolato ‘Effetto Verticale’, ha ricevuto in premio di mille euro.
Un Festival interessante, dunque. Una manifestazione appena nata è che possiede tutte le carte in regola per crescere ed essere ancora più all’avanguardia rispetto alle altre manifestazioni interamente dedicate alla settima arte. Una kermesse, chiamiamola anche così con un nome che attira fin da subito con il titolo di un film pieno di effetti speciali, in cui la spettacolarità dell’immagine non è quella di rivedere le sequenze storiche di qualche pellicola, ma è quella di esplorare, proprio con immagini del backstage, il modo in cui sono stati realizzati.
L’esempio lampante lo ha fornito proprio il regista nostrano: Matteo Rovere, con il suo ‘Primo Re’. Attraverso filmati tratti direttamente dal suo backstage, ci ha mostrato in che modo la sequenza di apertura è stata approntata: con un’enorme vasca realizzata in Abruzzo. Un modo di fare cinema con effetti speciali in maniera rudimentali, quindi, e che richiama, inevitabilmente, i primi tentativi, di successo, visti nel già citato ‘Superman’ del 1978, di ‘Guerre stellari’ dell’anno prima e di tanti altri.
Forse, però, per un evento del genere c’era bisogno di un giorno in più; molto probabilmente una tre giorni era più che sufficiente per garantire maggior visibilità ai singoli incontri e, nello stesso tempo, maggior possibilità di garantire visibilità ai tre contest menzionati.
Testo a cura di Vincenzo Pepe