In mostra, al Palazzo Zevallos Stigliano di Napoli, David e Caravaggio. La Crudeltà Della Natura, Il Profumo Dell’Ideale, sapientemente curata dal prof. Fernando Mazzocca, col prezioso contributo della prof.ssa Luisa Martorelli, in collaborazione con l’Institut Français di Napoli, il Petit Palais di Parigi e il Fine Arts Museum di San Francisco.
In pieno centro a Napoli, alla via Toledo n. 185, si erge lo storico Palazzo Zevallos Stigliano, che tanta parte ebbe nei moti del 1848, oggi proprietà del Gruppo Intesa-San Paolo, e che – essendo parte del circuito Gallerie d’Italia – ospita una importante collezione di dipinti della Scuola Napoletana, tra Seicento e Ottocento. Tra questi, il famoso Martirio Di Sant’Orsola, ultima tela che il Caravaggio dipinse nel suo periodo partenopeo. Negli ultimi anni, diverse esposizioni temporanee sono state ospitate nella stessa galleria, tutte volte a scandagliare il rapporto tra il Merisi e la città e le influenze del grande artista seicentesco e i pittori che, nel corso dei secoli, si sono a lui ispirati. La mostra odierna tende a mettere in relazione la lezione del Caravaggio con la Scuola Francese di epoca napoleonica, in particolare col suo più grande esponente, Jacques-Louis David.

di sant’Orsola di Caravaggio. Tale presenza ha motivato, negli anni, un’intensa attività culturale e di ricerca
volta all’approfondimento di alcuni temi caravaggeschi.
Agli inizi dell’Ottocento, David fu incaricato di portare a Parigi, al Musée du Louvre (all’epoca Musée Napoléon) la celebre tela Deposizione Nel Sepolcro di Caravaggio, allora conservata nella Chiesa di Santa Maria in Vallicella (Chiesa Nuova) a Roma. In un periodo in cui l’opera del grande Maestro era misconosciuta sia dalla critica che dal pubblico, David ebbe modo di far conoscere Caravaggio oltralpe e di far propria la sua lezione. Ciò si evince dal confronto tra due suoi dipinti di soggetto affine, La Morte Di Seneca, di impianto ancora rococò, e la successiva Morte di Socrate, dai tratti più realistici e i colori più scuri. Fino ad arrivare al suo famoso Autoritratto, in cui la commistione finito/non finito dona al soggetto un’incredibile realismo e allo spettatore una sensazione di grande inquietudine e – finalmente – al celeberrimo Morte di Marat, dai tratti decisamente realistici e dai motivi direttamente mutuati dalla Deposizione Nel Sepolcro di Caravaggio. Della Morte Di Marat esiste l’originale di David, inamovibile dal Museo di Bruxelles, e altre quattro copie conservate in Francia, realizzate nel suo atelier, sotto la sua stessa direzione. La copia qui in mostra proviene da Reims, e reca un’importante variante nell’iscrizione sul cippo.

Al termine dell’età napoleonica, la Deposizione Nel Sepolcro di Caravaggio tornò a Roma, dov’è tuttora custodita nei Musei Vaticani. Il napoletano Tommaso De Vivo, tra i pochi che agl’inizi dell’Ottocento ebbero modo di studiare a Roma, ne trasse una copia a grandezza naturale, talmente perfetta da essere acquistata da re Ferdinando I ed esposta all’Accademia di Belle Arti di Napoli, affinché facesse da modello per i nuovi artisti. Trasferita successivamente nella chiesa di San Francesco di Paola (in Piazza del Plebiscito), è ora esposta in mostra, restaurata per l’occasione.
La mostra, visitabile dal martedì al venerdì dalle 10:00 alle 19:00, e il sabato e la domenica dalle 10:00 alle 20:00, terminerà il 19 aprile 2020. Biglietto: 5 euro, ridotto 3 euro. Catalogo Skira.
Foto-composit apertura: La Deposizione, Autoritratto, La Morte di Marat
Testo a cura di Davide D’Antonio
Napoli, Gallerie d’Italia – Palazzo Zevallos Stigliano
Sede museale di Intesa Sanpaolo a Napoli
5 dicembre 2019 – 19 aprile 2020
Mostra a cura di Fernando Mazzocca