
A NoLo Milano la commistione è il fil rouge di ogni iniziativa culturale. Un’ex fabbrica di cioccolato che ospita una mostra di fotografie. Ve lo sareste mai immaginato? E succede pure che le foto siano di pregevole valore artistico e che l’autore, Mauz in arte Maurizio Porcu, sia dedito a tutt’altro nella vita. E questo spiega molto della sensibilità artistica vera, che quando alberga dentro di noi, trova sempre la strada per emergere.
Quindi è una bella scoperta arrivare nel cuore di NoLo dove i cortili si rivelano con silenzio e si lasciano ammirare. Si entra ad Hug Milano, che è un co-working ma anche polo culturale con caffetteria, e si viene acolti dalle tre promotrici dell’ultimo recupero del quartiere, Loredana, Alberica e Sara. E poi ci sono le opere di Mauz, raggruppate in una mostra chiamato Uno, perché tutte le fotografie esposte ci parlano apparentemente di solitudine, una parola che qui nessuno vuol sentire, in verità.
Perché per troppo tempo, prima della nascita della community online, qui a Nord di Loreto la solitudine di tanti ragazzi e meno giovani “non connessi” (tra loro) ha albergato in lunghe giornate tipiche milanesi. Ora la situazione è ribalatata e la folla festante che ha accolto l’iniziativa ad Hug per la mostra fotografica (fino al 5 febbraio) è una testimonianza preziosa di quanto le “connessioni” (non solo wi-fi) possano mettere in circolo. Qui è tutto uno sharing: ci si conosce, si fanno cose, si vede gente. E soprattutto si danno delle opportunità di espressione fino a qualche tempo fa inimmaginabili. Ed è una fortuna perché la fotografia di Mauz non è fatta per essere relegata a scambi tra amici.
Deve essere ammirata come in un museo perché ne ha pari dignità. “Uno è il numero del singolo – ci ha detto l’autore – . In questi scatti è sempre presente una persona, soprattutto nel suo essere singolare e unico. Queste fotografie nascono come prova, uno studio che parte dall’osservazione in momenti voluti o casuali. Diventano fotografie quando trovo il modo di posizionare gli elementi nello spazio secondo una distribuzione premeditata. Da un gioco puramente geometrico scaturisce la solitudine della persona, una presenza forte, unica e sola. La solitudine che esiste indipendentemente dall’ambiente circostante. Oggetti, cose, persone, parole, rumori possono essere accessori. Solitudine che non è una declinazione di abbandono, ma di unicità, di determinazione. Ogni atomo ha la sua importanza, al di là dei suoi legami con l’esterno. Questo progetto non è una affermazione, ma una domanda alla quale seguiranno altre fotografie e altre risposte”.
Fino al 5 febbraio ad Hug Milano, via Venini 83 20127 Milano.