Giovedì 4 aprile a Spazio Rossellini andrà in scena Monumentum the second sleep / seconda parte, il quartetto, fra le ultime creazioni della coreografa e danzatrice Cristina Kristal Rizzo, tra i fondatori dello storico collettivo Kinkaleri. La performance è presentata da Vertigine, la stagione danza realizzata dal Centro Nazionale di Produzione della Danza Orbita | Spellbound curata da Valentina Marini.
Monumentum the second sleep / seconda parte, il quartetto è la danza pura di un ensemble come espressione di una pluralità di relazioni. Avvolta da visioni cromatiche in chiaro scuro e attraversata da dialoghi onirici, la pièce ci fa sentire che esistono altri livelli di comunicazione o di linguaggio, la possibilità di vivere oltre il recinto dell’utile. “L’atmosfera è quella di una penombra che si fa sempre più scura, la consistenza di questa atmosfera sembra poter riavvolgere i corpi, genera una condizione vertiginosa, un’altra possibilità di visione, una postura del corpo non sopraffatta dal riconoscimento costante della propria immagine” commenta la Rizzo.
Cristina Kristal Rizzo, dancemaker di base a Firenze, è attiva sulla scena della danza contemporanea italiana a partire dai primi anni ’90. E’ tra i fondatori dello storico collettivo Kinkaleri, con il quale ha collaborato attivamente attraversando la scena performativa internazionale e ricevendo numerosi riconoscimenti. Dal 2008 ha intrapreso un percorso autonomo di produzione coreografica indirizzando la pro-pria ricerca verso una riflessione teorica dal forte impatto dinamico, tesa a rigenerare l’atto di creazione e ad aprire riflessioni sul tempo presente. Alla circuitazione degli spettacoli affianca un’intensa attività di proposte sperimentali, conferenze, laboratori, alta formazione e scrittura teorica, affermandosi come una delle principali personalità della coreografia italiana.
“Il termine Monumentum vuol dire memoria, documento, segno di riconoscimento, qualcosa che viene dal passato. Qualcosa che si sofferma e che, fermando la progressione continua del flusso produttivo, si sposta nella profondità della memoria, in una sorta di anacronismo temporale, moltiplicando gli sguardi lungo il filo della coreografia. È il titolo più contraddittorio che abbia mai usato sino ad ora, perché contiene il desiderio di riconoscersi disconoscendo le possibili relazioni tra desiderio, piacere, capitale e potere. Sprofondare dentro le immagini, diventarne la copia esatta per ribaltare le costrizioni in gradi di libertà.”
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