25 Settembre 2024

Con “Sanghenapule” Roberto Saviano racconta prodigi e dolori di Napoli

Al Bellini fino al 29 settembre 2024, uno spettacolo con Mimmo Borrelli, di parole, luci e suoni. E una splendida colonna sonora originale eseguita dal vivo.

25 Settembre 2024

Con “Sanghenapule” Roberto Saviano racconta prodigi e dolori di Napoli

Al Bellini fino al 29 settembre 2024, uno spettacolo con Mimmo Borrelli, di parole, luci e suoni. E una splendida colonna sonora originale eseguita dal vivo.

25 Settembre 2024

Con “Sanghenapule” Roberto Saviano racconta prodigi e dolori di Napoli

Al Bellini fino al 29 settembre 2024, uno spettacolo con Mimmo Borrelli, di parole, luci e suoni. E una splendida colonna sonora originale eseguita dal vivo.

Torna, sul palcoscenico del Teatro Bellini di Napoli, dopo il successo della scorsa stagione, Roberto Saviano in Sanghenapule (Sangue di Napoli), di cui è co-autore e co-interprete insieme a Mimmo Borrelli. Cosa c’è alla base del culto di un Santo che da oltre 1700 anni è associato a un popolo intero?

L’opera “Pro Nobis” di Francesca Strino che si ispira allo spettacolo teatrale “Sanghenapule” in scena al Teatro Bellini di Napoli.

L’attribuzione di quali miracoli e prodigi ha fatto sì che, nel corso della storia, non solo umili ma anche grandi peccatori (papi, re, imperatori) si dimostrassero tanto devoti a San Gennaro da comporre, con donazioni di ori e pietre preziose che abbracciano un arco di oltre quindici secoli, il più grande tesoro del mondo? Queste due semplici domande stanno alla base di un avvincente racconto che si dipana – come un’antica, rituale tragedia greca – in un prologo e cinque episodi, scanditi dagli interventi cadenzati e lirici dell’attore Borrelli che, come un corifeo, dà vita a personaggi e situazioni evocate dal narratore Saviano. Così, il duo Borrelli/Saviano racconta la storia del Santo che è la storia della città, nella sua sfuggente e mutevole realtà, cercando di svelarne il mistero. Una città di passioni fatta di fuoco (la lava del Vesuvio che su tutti incombe, gigante benevolo e minaccioso) e di sangue (quello raggrumato a terra dei delitti di camorra e quello sciolto del Santo, che scorre e scioglie i nodi, simbolo di rinascita e vita che si rigenera).

Ogni atto della messa in scena rituale di Sanghenapule è un atto di sangue, un episodio della vita del Santo/Città.

A partire dall’AD 305 quando, nell’ambito della persecuzione dei Cristiani di Diocleziano, a Puteoli (oggi Pozzuoli) vengono condannati ad essere sbranati dagli orsi nell’arena Januarius, vescovo di Benevento, e tre suoi gregari. Gli atti della raccolta vaticana raccontano che, invece di sbranarli, le belve si fossero fatte mansuete, rendendo necessario il ricorso al boia che avrebbe loro inferto una fine meno atroce. Arriviamo, quindi, all’anno 472: l’esposizione delle reliquie del Santo fermano la lava del Vesuvio che, dopo alcuni secoli di inattività, è tornato a mostrare la sua potenza – tramite le sue ceneri – fino a Costantinopoli. È questo il primo miracolo, secondo la credenza popolare, che ne certifica la fama di Gran Protettore della Città.

Ma il sangue a cui fa riferimento il titolo Sanghenapule è anche quello versato, nel 1799, dai martiri per la libertà che avevano rovesciato il regime borbonico e instaurato la Repubblica Partenopea, facendo propri i valori della rivoluzione francese di dieci anni prima, e che sarebbero stati spazzati via dalle truppe di straccioni sanfedisti del Cardinal Rufo, al grido di “A morte i Giacobini!” Un ristretto gruppo di intellettuali che credeva di poter istruire un popolo, secolarmente ignorante, sui propri diritti e doveri di cittadini! Un popolo che vedeva nel suo re l’incarnazione di un padre severo ma amorevole e nel giacobino il perfido ateo che voleva portargli via il suo Santo, con tutta la sfilza di riti e superstizioni…E come non vedere nell’emigrazione emorragica tra metà Ottocento e inizi Novecento verso le Americhe una raffigurazione plastica di un sangue che defluisce, lasciando anemica una città e un intero Paese, privi delle loro migliori energie? Un fenomeno che si è protratto nel tempo e che oggi non si vuole ricordare, ora che a bussare alle nostre porte sono i figli di altre miserie.

Con lucida capacità di analisi e toni rassicuranti e pacati – caratteristiche che da sempre lo contraddistinguono – Roberto Saviano ci porta con mano in questa cavalcata storico-antropologica che appassiona e interessa non soltanto il pubblico partenopeo, come dimostra la calorosa accoglienza riservatagli nelle maggiori città italiane. Del resto, lui stesso ci tiene a ricordare che San Gennaro è protettore dei Napoletani in Italia, ma all’estero qualsiasi emigrato italiano gli è devoto, come dimostrano i grandi festeggiamenti di metà settembre a Little Italy.

Altrettanto incisivi ed emozionanti gli interventi di Mimmo Borrelli che, oltre ad essere co-autore dello spettacolo, ne firma anche la regia. In particolare l’ultimo monologo, miscuglio di italiano, tardo latino e napoletano, evidenzia il carattere dionisiaco dell’interprete che lo rende un vero pezzo di bravura.

Ad accompagnare gli attori in scena, le musiche dal vivo di Gianluca Catuogno e Antonio Della Ragione che, coi loro strumenti elettronici e acustici di varia provenienza e fattura, creano la giusta atmosfera onirica per uno spettacolo ricco di suggestioni. Prodotto da Fondazione Teatro di Napoli-Teatro Bellini in collaborazione col Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa, Sanghenapule resterà in scena a Napoli fino a domenica 29 settembre.

Testo a cura di Davide D’Antonio

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