Ci sono due verità inconfutabili su Lucio Battisti: la sua produzione tra il 1967 e il 1980 ha cambiato per sempre la cultura popolare italiana, è stato in pratica per l’Italia quello che erano stati i Beatles per la Gran Bretagna il decennio precedente.
E la seconda verità è che è stato un delitto culturale l’atteggiamento conservativo rispetto al suo repertorio: dall’anno della sua scomparsa (1998) non c’era stata un’operazione commerciale degna di una competente e rispettosa memoria nei confronti di questo grande artista. Meno Battisti per le nuove generazioni significa meno conoscenza del passato, meno emozioni. E forse una società meno cosciente, se si può estendere il concetto di sensibilità popolare che è custodito nella sua musica e nei testi del periodo del sodalizio con Mogol.
Per questo, dopo le note vicende degli anni scorsi che hanno bloccato qualsiasi commemorazione del repertorio, salutiamo con estremo entusiasmo “MASTERS” di LUCIO BATTISTI, l’atteso cofanetto, targato Sony Music Italy, contenente 60 brani estratti direttamente dai nastri analogici originali restaurati e rimasterizzati a 24bit/192KHZ.
Abbiamo ascoltato sia la versione cd che il vinile: questa è la migliore definizione attualmente possibile di queste canzoni registrate decenni orsono. E questo formato, rispettoso dell’originale, rende giustizia alla sete di perfezione del sound che Battisti inseguiva da vero perfezionista della musica.
In tutto escono 60 brani rimasterizzati a 24bit/192KHZ dai nastri originali (ogni copia del cofanetto cd ha anche un frammento del master originale), con booklet fotografico e interviste.
Tra quelli che hanno partecipato alla rievocazione, autentiche leggende del music business che hanno lavorato nel periodo d’oro di Battisti: GEOFF WESTLEY, ALESSANDRO COLOMBINI, FRANZ DI CIOCCIO e ALBERTO RADIUS.
Abbiamo chiesto un ricordo del tempo passato assieme a Battisti al grande produttore inglese Geoff Westley, che ha lavorato su dischi seminali come Una donna per amico (1978) e Una giornata uggiosa (1980), gli ultimi due album con Mogol. “Devo riconoscere che quando sono arrivato a lavorare con Lucio tramite la RCA non sapevo assolutamente chi fosse e che tipo di rilievo aveva nella cultura del vostro paese. E devo anche dire che molti dei musicisti che spesso a Londra ai TownHouse studios su Oxford Street facevano lavori su commissione per dischi italiani non avevano un atteggiamento corretto. Era lavoro, dicevano: vabbè, è un disco italiano. Facevano il compito e basta. Ma io volevo che tutto quello che veniva da me e il mio team fosse fatto con il giusto atteggiamento. L’ho riscontrato anche in anni più recenti, quando ho orchestrato degli archi per Laura Pausini. Chiedevamo a Lucio di restare in studio di più, quando eravamo ad Oxford ma lui aveva preferito rimanere a Londra e farsi un’ora e mezza di macchina ogni giorno e poi tornare a Londra dalla moglie. Solo una sera, complice un temporale, restò con noi. E fu un’occasione indimenticabile averlo davanti al camino, lui con una chitarra che non aveva mai usato per incidere, che ci cantò tutte le canzoni della sua storia. Un concerto privato”.
Il ricordo commosso di Westley prosegue con aneddoti e rivelazioni anche divertenti: “Non ho mai capito perché cantasse in finto inglese sui provini. Perché poi le tracce sarebbero uscite comunque in italiano, quindi perché non usare il finto italiano? Credo fosse perché era assolutamente affascinato dalla musica inglese, dalla musicalità e del ritmo di quelle parole. Ricordo un suo incontro con Peter Gabriel quando negli anni 80 stava sperimentando parecchio con l’elettronica“.
Lo provochiamo: quanti degli artisti italiani con cui ha lavorato dopo Battisti gli hanno chiesto di imitare quello che aveva fatto in quei due dischi? “Questo me lo dovete dire voi”, dice da perfetto gentleman.
A 50 anni esatti dalla prima pubblicazione del brano numero uno “29 settembre”, interpretato dall’Equipe 84 e firmato da LUCIO BATTISTI (1967), arriva Masters che usa una particolare e attenta procedura con avanzate tecniche digitali che hanno restaurato storici supporti analogici. Questo è il primo capitolo di un’operazione di “ripulitura” che Sony sta programmando per ogni singolo album dell’artista.
Queste le tre versioni disponibili di “MASTERS”
COFANETTO 4 CD
+ BOOKLET 24 pagine con foto e interviste a Geoff Westley, Alessandro Colombini, Franz Di Cioccio e Alberto Radius.
COFANETTO DELUXE 8 LP IN PASTA COLORATA
+ BOOKLET 12 PAGINE con foto e interviste a
Geoff Westley, Alessandro Colombini, Franz Di Cioccio e Alberto Radius
COFANETTO VERSIONE TRIPLO LP
NOTA TECNICA – Ecco quanto comunica la casa discografica agli acquirenti:
I nastri di studio su cui venivano registrati e conservati i master originali di questo disco sono supporti destinati ad un processo degenerativo e di deterioramento fisico, causato dal materiale stesso che costituisce tali supporti.
Il superiore dei tre strati che solitamente compongono un nastro magnetico, utilizza un collante per fare aderire le particelle magnetiche che, a causa di diversi fattori ambientali, con il passare del tempo tende a sciogliersi, incollando le spire del nastro le une alle altre, rendendone così impossibile la riproduzione.
Il primo passaggio di questa catena di restauro consiste nel rendere riproducibili i nastri in queste condizioni, i cosiddetti “sticky tapes”.
Il metodo utilizzato è quello di riscaldarli in un forno termostatato e ventilato a controllo digitale, che fa sciogliere la colla e rende riproducibile il nastro.
A questo punto il nastro rigenerato viene prima trasferito su un nuovo nastro al fine di mantenere una nuova copia analogica del master originale e successivamente riprodotto su un lettore analogico e digitalizzato attraverso una conversione AD (Analog-Digital) ad uno dei più alti standard tecnici, 24bit/192 khz.
Quello che accade in questo processo di digitalizzazione, chiamato campionamento, è la trasformazione di un segnale analogico continuo (in questo caso una variazione magnetica sul nastro) in una serie ordinata di informazioni numeriche, quindi digitali (dall’inglese digit = numero). Più è alta la frequenza di campionamento, più sarà dettagliata la quantità di informazioni registrate digitalmente, in questo caso 192000 al secondo, oltre 4 volte superiore alla frequenza di campionamento di un normale cd.
Una volta che la registrazione è stata digitalizzata diventa riproducibile infinitamente senza alcuna perdita di qualità, cosa che invece avviene nei sistemi meccanici, ciò diventa indispensabile per la fase successiva della lavorazione: il restauro e la rimasterizzazione del contenuto musicale.
La musica viene processata attraverso una strumentazione specifica per rimuovere gli eventuali disturbi, ad esempio il rumore di fondo e per compensare eventuali deficit causati dalla degradazione del supporto e della strumentazione utilizzata all’epoca della registrazione originale, in modo da restituire alla musica il sound voluto dai musicisti e dai tecnici che hanno lavorato alle registrazioni originali e ottimizzandolo attraverso la tecnologia più evoluta odierna.
Da questa rimasterizzazione di altissima qualità si crea la matrice che verrà utilizzata per la stampa dei dischi in vinile.
Grazie a questa procedura è possibile godere del suono e delle dinamiche peculiari degli storici supporti analogici, restaurati e riportati al loro massimo splendore, grazie alle più avanzate tecniche digitali.