La storia della mia vita. Così definisce la sua prima raccolta in musica Cesare Cremonini che torna sul mercato discografico con “Cremonini 2C2C The Best Of” anticipato dal singolo attualmente in rotazione radiofonica “Al Telefono”, prima grande raccolta della produzione ormai ventennale di Cremonini.
Il disco è un’operazione complessa perché non è solamente una rilettura dei maggiori successi: ha 6 brani inediti, 32 singoli di successo rimasterizzati, un album intero di 16 interpretazioni in versione pianoforte e voce, 15 brani strumentali realizzati dal 1999 ad oggi, 18 rarità tra cui tracce demo originali, home recording e alternative takes mai pubblicate, grazie alle quali per la prima volta sarà possibile svelare la magia della nascita delle canzoni e cogliere il loro processo creativo. “La mia discografia – racconta il protagonista – è la mia biografia e tutte le canzoni sono legate luna all’altra. Secondo me ’50 special’ e la nuova ‘Giovane stupida’ valgono uguale, come qualità valgono identiche e sono prodotto della stessa sensibilità e della stessa penna“.
Cremonini è in pieno boom creativo e sa bene che è un momento propizio per la sua musica, per l’accoglienza che sta avendo tra critica e pubblico, che mai come ora si incontrano nel riscontro alla sua produzione. “Anche la storia dei miei live è importante – dice presentando il disco alla stampa – e lavorare in prospettiva è il vero valore della mia carriera. Non ho avuto tutto subito ma si è costruito nel tempo. Ho studiato musica classica ancora oggi, crescendo, ho esplorato la musica anche oltre il limite della fischiabilità delle canzoni”.
Una sfida alle imposizioni degli standard radiofonici Cesare l’ha già vinta: “Chi l’ha detto che le canzoni devono essere brevi? Non fa per me, oggi non seguo nulla di tutto ciò e grazie al mio repertorio di vent’anni mi posso permettere strutture inusuali pop, come il singolo ‘Al telefono’ che però devo dire ha messo assieme gusti miei, della casa discografica e del manager. Io non seguo stereotipi della musica pop di oggi, deve essere senza tempo”.
Le uniche due collaborazioni della sua carriera, con Jovanotti e con l’allora fidanzata Malika Ayane, non ci sono in questo box che attinge dal passato, oltre che proporre il presente. “Avevano senso quando le ho fatte – racconta – perché per me Lorenzo è stata spinta a fare questo mestiere e per i miei primi dieci anni ho avuto il duetto con il mio idolo. Con Malika, condividevamo un amore intenso anche legato alla poesia e alla musica che ci piaceva”.
“La musica è anche collaborazione, lo so, per un cantautore puro come me che aveva bisogno di intimità è buffo che un best non abbia nessuna collaborazione. È una presa di responsabilità di quello che si fa. Quelle che ci ho messo dentro sono tutte canzoni che a quarant’anni posso cantare dal vivo riconoscendomi”.
Personalmente, dopo la perdita del padre e il ritorno da single (ma ora dice di avere una fidanzata molto più giovane), Cremonini dice di essersi “accorto che assaporando profondità del dialogo vengono abbandonate la razionalità e nel dialogo si può diventare molto più forti. Inizio a difficoltà di vedere la riva da cui sono partito, mi sono distratto da me stesso per effetto della perdita di mio padre e finalmente mi sono perso nella vita. Sono nel mezzo del cammino ed è il momento ideale per pubblicare e scrivere nuove canzoni”.
Per il cantante bolognese “l’amore è tornato e mi serve per decifrare bene la realtà, ma è anche dietro la leggerezza necessaria di quando racconto oggi che la mia fidanzata giovane mi chiede chi è Mick Jagger. C’è un universo dietro questo”.
Vicino ai 40 anni, Cremonini vive l’amore “come specchio del tempo, ma una delle cinque nuove canzoni è sull’amicizia, il porto sicuro in cui trovare se stessi“.
Sul cambio della discografia, anche se è ancora considerato un cantautore della nuova generazione dei talenti pop italiani, dice: “Un tempo si aveva fame di affermarsi, la gavetta arrivava pubblicando il disco e vedendo il tour come andava. Stiamo vivendo quello che è successo 10 anni fa con l’arrivo di iTunes. Prima, l’appuntamento più grande era comprare il disco c’è stato molto equilibrio tra disco e conseguenze del disco. Il tour invece oggi è un modo per vedere dove si posiziona l’artista”.
Cesare Cremonini, 2019: “Mi sono perso e sto benissimo qui dove sono. Mi sono sempre chiesto come sarebbe stato a quarant’anni il mio primo best. E ci sono arrivato senza punti di riferimento, ma è bello essere nella confusione e smarrimento. Il momento giusto per trovare energie e strade nuove. Mi voglio mettere nella mischia di questa vita“.
Cesare Cremonini, 2019: “Quando mi chiamano e chiedono un brano da autore, io dico: ok mi dai un anno di tempo? Perché non so scrivere a tavolino”
Fare una raccolta per Cremonini è stato come “trovare il modo di posizionare in libreria tutto quello che ho fatto perché dovevo ordinare la casa per andare avanti con leggerezza, specialmente durante questo enorme passaggio nella mia vita che sto vivendo”.
Un modo per capire come lavora un cantautore è farsi raccontare come seleziona le sue produzioni nuove: “Sono rimaste fuori una dozzina di canzoni nuove, ho l’ossessione per la ricerca musicale e per il non ripetermi e non omologarmi. Le varie canzoni che ho pubblicato mi rendono il sonno molto tranquillo. Voglio sempre trovare strada solo mia per potermi proporre. Per questo quando a volte ho pensato di collaborare con uno che non conosco che poteva essere utile alla risalita, ho poi messo al centro la canzone: è lei che devide se è giusta una collaborazione o meno, perché la necessità discografica non può essere la sola forza motrice. Il brivido del rischio rende più bello il mio lavoro”.
Per sempre legato all’Emilia-Romagna dice: “La regione in cui vivo è il centro della mia vita e sono molto grato alla mia terra, che è il posto dove creo e dove farò il grande evento di chiusura per un grande tour l’anno prossimo. Le luminarie di via D’Azeglio quest’anno mi fanno sentire onorato di essere un nome per Bologna, perché riconosco di non essere cantante da scuola di canto. Ho voce che combacia perfettamente con quello che scrivo e mantiene questo rapporto magico tra testo e musica”.
Un equilibrio che non necessariamente ritrova quando si ascolta cantato da altri: “Quando mi ascolto cantato dai ragazzi nei talent a volte cambio canale perché penso: ma forse quella canzone non era così bella. Non fraintendetemi, per fortuna attingono alla mia sensibilità, sono meravigliato e onorato, ho un senso profondo di gratitudine. In verità quello che rende speciali le mie canzoni è come le canto io. Che è il valore reale del mio repertorio: la sfida tecnica che non è facile portare dal vivo perché ho una grande varietà di stili che riprodurre dal vivo in uno stadio non è semplice”.
I nuovi brani della raccolta hanno un sapore quasi sinfonico, una produzione ai limiti della perfezione, con un utilizzo di strumenti e di strutture armoniche degne del miglior pop italiano della seconda metà del Novecento: “Poetica (del 2017, primo estratto dal sesto album in studio ‘Possibili scenari’, ndr) è stato il momento in cui sono riuscito a tornare nella canzone italiana solo per merito delle mie canzoni. Volevo tornare ad aver successo e l’ho fatto con la musica, seppur diversa da quella che era in giro. Ero spaventato ma poi il mio produttore mi ha persuaso che era appoggiato a un filone culturale che accomuna tante persone. Ero andato dentro la parola con dischi cantautorali precedenti. Ma lì è quando mi sono accorto di voler anche essere influente nei nconfronti degli altri, sfornando la canzone di cinque minuti con struttura atipica”.
In pochi anni, da quando fu lanciato dal successo dei Lùnapop nel 1999 a soli 19 anni, la sua vita cambiò: “L’estate della vincita del Festivalbar col contratto per un film con Rita Rusic non la dimenticherò mai. Pretesi di avere il mio amico fidato nella stanza d’hotel accanto per tre mesi durante le registrazioni del film con Martina Stella. Fino a 21 anni ho vissuto la musica con leggerezza, poi sono tornato coi piedi per terra”.
Riconoscere i periodi non favorevoli è un gesto di grande forza: “Ero arrivato con la precedente casa discografica, la Warner, a vendere 80mila copie con ‘Maggese’. Io sono comunque un grande incassatore e so aspettare. Ho sempre pensato: le canzoni mi porteranno su e per 15 anni di fila, grazie a miei collaboratori, ho continuato. Riconosco che a volte è stato difficile, ora sono col sorriso ed è una bella storia della musica italiana da raccontare”.
Oggi che rilegge il passato, con lui dei Lùnapop c’è solo il fido Nicola “Ballo” Balestri, che si è perfezionato studiando strumenti classici e ha fatto un percorso di grande crescita musicale. “No, non si riformerà il gruppo. Guardando la foto di classe delle elementari non ho nostalgia di nulla quindi no alla reunion”.