Manet è stato il primo pittore moderno a raccontare la Parigi che diventava città contemporea. Quello che oggi si chiamerebbe hub delle culture in realtà è nato a fine Ottocento nella ville lumiere. E oggi a Milano, la mostra “Manet e la Parigi moderna” a Palazzo Reale racconta questo passaggio con i dipinti di Édouard Manet (1832-1883) e il ruolo centrale che ha avuto nella storia dell’arte europea.
Celebriamo Manet perché è stato lui a scoprire la “meravigliosa” modernità in una Parigi in piena trasformazione, sulla scia di Baudelaire, affermandosi come “pittore della vita moderna”: osserva per la strada, al Teatro dell’Opera (a cui è dedicato un’intera sezione di dipinti), nei bar e nei “caffè-concerto”.
Le opere presenti in mostra arrivano dalla prestigiosa collezione del Musée d’Orsay di Parigi: un centinaio di opere, tra cui 54 dipinti – di cui 16 capolavori di Manet e 40 altre splendide opere di grandi maestri coevi, tra cui Boldini, Cézanne, Degas, Fantin-Latour, Gauguin, Monet, Berthe Morisot, Renoir, Signac, Tissot. Alle opere su tela si aggiungono 11 tra disegni e acquarelli di Manet, una ventina di disegni degli altri artisti e sette tra maquettes e sculture.
Curata da Guy Cogeval, storico presidente del Musée d’Orsay e dell’Orangerie di Parigi con le due curatrici del Museo Caroline Mathieu, curatore generale onorario e Isolde Pludermacher, capo-curatrice del dipartimento di pittura, l’esposizione percorre i vari generi del genio francese della pittura: il ritratto, la natura morta, il paesaggio, le donne, Parigi, rivoluzionata a metà Ottocento dal nuovo assetto urbanistico.
Vivendo sempre nei pressi della Gare Saint-Lazare, nella “nuova Parigi” che si andava costruendo giorno dopo giorno sotto i suoi occhi, Manet documenta gli interventi urbanistici attuati da Napoleone III che renderanno la capitale il “faro” culturale d’Europa. Senza dimenticare i primi dipinti sotto l’influenza dell’arte spagnola, quella fase che è conosciuta come l’heure espagnole.
Il catalogo della mostra, edito da Skira contiene, oltre alle immagini delle opere esposte, i saggi dei curatori Guy Covegal, Caroline Mathieu, Isolde Pludermacher, Leïla Jarbouai e di Akiya Takahashi, Direttore del Mitsubishi Ichigokan Museum di Tokyo.