Uno spartiacque. Lo è stato il muro stesso a Berlino, ma anche il giorno della sua caduta, quel 9 novembre 1989 che non si dimentica, che qualcuno ha paragonato alla potenza rivoluzionaria del 1789.
Negli anni Ottanta la pittura tedesca si impone in tutto il mondo, assumendo la denominazione di Neo Espressionismo, e i suoi esponenti Neue Wilden, i “Nuovi Selvaggi”, a sottolineare una certa brutalità di una pittura giocata su gesti enfatici e forte impianto narrativo.
Emerge presto il gruppo di pittori berlinesi, tra loro Rainer Fetting, Helmut Middendorf, Bernd Zimmer, che nel 1977 avevano aperto in Kreuzberg la Galerie am Mortizplatz, uno spazio autogestito: pittura ribelle, la loro, che si ispira all’attualità quotidiana dei media, della musica rock, della cultura punk, così come ai temi di carattere politico, artistico, mescolando alto e basso in piena temperie postmoderna. Pittura giovane e di culto, che in breve, dagli spazi off conquisterà mercato, gallerie e musei.
Agli inizi degli anni Ottanta alcuni sono già molto famosi: Gerhard Richter, Georg Baselitz e Anselm Kiefer stanno conquistando un posto importante nella storia dell’arte. È poi il turno della generazione più giovane, rappresentata da Rainer Fetting, Helmut Middendorf, Bernd Zimmer, Karl Horst Hödicke, Markus Lüpertz, A.R. Penck, Martin Disler, Siegfried Anzinger, Albert Oehlen.
STORIA ANNI 70 e 80 – Berlino prima e dopo il Muro fu una città creativa, vitale, energetica, dominata da una profonda spinta al cambiamento eppure mantenendo il fascino della vecchia Europa ancora legata al clima della Guerra Fredda. David Bowie vi scrisse tre album e una delle sue canzoni più celebri, Heroes. I Pink Floyd dedicarono al Muro, The Wall, uno straordinario concept album diventato poi un film. Scrittori come Pier Vittorio Tondelli amavano lanciarsi sulle Autobahn gratuite, meta delle loro scorribande giovanili.Perché a Berlino succedeva di tutto. Nel cinema si imponeva una nuova generazione di cineasti con spiccato taglio autoriale, Wenders e Fassbinder i più celebri, mentre Christiane F., pur definito un prodotto commerciale, riuscì a raccontare il disagio giovanile tra Ovest ed Est. Nel 1982, al Martin-Gropius-Bau di Berlino si inaugurò Zeitgeist, storica mostra curata da Christos Joachimides e Norman Rosenthal. Al centro l’emergere del neoespressionismo come “spirito del tempo”, cercando gli antecedenti nell’arte degli anni ‘60 e ‘70. In evidenza il lavoro di Georg Baselitz, Anselm Kiefer, Markus Lüpertz, A.R. Penck, Sigmar Polke.
già nel 1980 emerge il gruppo di pittori berlinesi Rainer Fetting, Helmut Middendorf, Salomé, Bernd Zimmer che nel 1977 avevano aperto in Kreuzberg la Galerie am Moritzplatz, uno spazio autogestito: pittura ribelle, la loro, che si ispira all’attualità quotidiana dei media, della musica rock, della cultura punk, così come ai temi di carattere politico, artistico o sessuale, mescolando così alto e basso in piena temperie postmoderna. Sullo sfondo c’è sempre una Berlino minacciosa e affascinante, claustrofobica e trasgressiva, cupa e straordinariamente vitalista. Pittura giovane e di culto, che in breve, dagli spazi off conquisterà mercato, gallerie e musei. All’esplosione del fenomeno, inizio anni ’80, alcuni sono già molto famosi: Gerhard Richter, Georg Baselitz e Anselm Kiefer (quest’ultimo esposto più volte a Napoli presso la Galleria Lia Rumma) stanno conquistando un posto importante nella storia dell’arte, attivi fin dalla fine degli anni ’60, vera e propria cerniera tra l’arte concettuale e la nuova pittura. È quindi il turno della generazione più giovane, rappresentata ad esempio da Rainer Fetting, Helmut Middendorf, Bernd Zimmer, Karl Horst Hödicke, Markus Lüpertz, A.R. Penck, Martin Disler, Siegfried Anzinger, Hermann Albert. Pur respirando un clima comune, è evidente in ciascun pittore la propria differenza culturale e stilistica.
Dopo Le mille luci di New York nel 2017 e London Shadow nel 2018, Berlin 1989 chiuderà il trittico di mostre curate da Luca Beatrice e dedicate a quelle città che, sul finire del Novecento, hanno cambiato la storia dell’arte e non solo, perché la rivoluzione estetica in atto nella città tedesca funzionò da grimaldello anche per la rivoluzione sociale.
Foto in apertura: Albert Oehlen – Dr
Gallerie d’Italia – Palazzo Zevallos Stigliano
Via Toledo 185
Napoli