10 Novembre 2018

Benin dimenticato, l’Africa che tocca il cuore nelle foto di Gabriele Zago

La mostra alla Fondazione Pistoletto di Biella: l’entusiasmo spontaneo per tanti incontri o la sorpresa davanti a scenari inaspettati in un percorso emozionante in immagini.

10 Novembre 2018

Benin dimenticato, l’Africa che tocca il cuore nelle foto di Gabriele Zago

La mostra alla Fondazione Pistoletto di Biella: l’entusiasmo spontaneo per tanti incontri o la sorpresa davanti a scenari inaspettati in un percorso emozionante in immagini.

10 Novembre 2018

Benin dimenticato, l’Africa che tocca il cuore nelle foto di Gabriele Zago

La mostra alla Fondazione Pistoletto di Biella: l’entusiasmo spontaneo per tanti incontri o la sorpresa davanti a scenari inaspettati in un percorso emozionante in immagini.

Un’esperienza unica” la definisce lui, Gabriele Zago, il fotoreporter che ieri ha inaugurato la sua mostra alla Fondazione Pistoletto a Biella sul suo viaggio in Benin. E si riferisce sia all’emozione di avere una personale in cotanta prestigiosa location, che al viaggio in sé, quello che ha fruttato un’esposizione fotografica che ha raccolto a Biella centinaia di persone.

Al ritorno da una visita esplorativa approfondita dal Paese afriano, Zago, che è fine e sensibile artista, ha pensato all’allestimento e alla disposizione del materiale che aveva raccolto. La curatrice Laura Tota racconta: “C’è una sottile linea che ognuno attraversa ogni giorno in modo inconsapevole ed è quella tra ciò che si è e ciò che gli altri vogliono che si debba essere: spesso l’identità di ogni essere umano è definita irrimediabilmente da quanto si aspira ad essere e verso cui tende ogni pensiero, comportamento ed azione e quanto effettivamente viene concesso di poter diventare.

 

 

Questa tensione è tanto più vera quanto più se ne ingrandisce la dimensione d’analisi: per le comunità, i gruppi etnici e le nazioni intere, la possibilità di autodefinirsi come tali spesso dipende dalle reali possibilità di agire in direzione di uno sviluppo di una totale autonomia identitaria. Ed è esattamente questo il cuore del progetto fotografico “Con|fusione” di Gabriele Zago che trascina l’osservatore fino in Benin, nel cuore dell’Africa Occidentale, in questa lingua di terra che sgomita per arrivare al mare. “Con|fusione” fotografa un momento di passaggio cruciale, quello attuale, in cui la consegna del testimone “dal colonizzatore al colonizzato” comporta grandi interrogativi e domande per un popolo che ha imparato a camminare, ma che non ha ancora abbastanza consapevolezza di sé da comprendere se effettivamente sia in grado di correre da solo. La “longa manus” del “colonizzatore bianco” diventa così supporto irrinunciabile allo sviluppo, ma allo stesso tempo freno alla definizione di una propria autonomia economico-culturale: è questo il pegno da pagare in cambio di un compromesso culturale in cui l’identità locale subisce, anche solo inconsapevolmente, i dettami e le influenze dell’occidente. Sono molte le situazioni che Zago, esploratore con una visione assolutamente “incontaminata” di questa terra, sceglie di catturare, producendo oltre 800 scatti di cui “Con|fusione” raccoglie i più significativi. Come lo scatto che immortala il parroco di una piccola cittadina, la cui espressione tradisce l’incapacità e la paura di non riuscire a soddisfare le aspettative della comunità locale di cui è responsabile”.

Gabriele Zago ricorda l’esperienza africana così: “Durante questo viaggio in West Africa abbiamo percorso più di 2000 km tra le strade di Benin, Togo e Ghana.Gli scatti selezionati per questo catalogo fanno parte di un più vasto reportage che mi ha permesso di immortalare e raccontare alcuni aspetti emblematici di coloro che abbiamo avuto la fortuna di incrociare lungo il nostro cammino. Persone incontrate tra le strade e nei villaggi, nei mercati o tra le mura sicure di una casa parrocchiale.Questa eterogeneità di contesti ha generato un’impronta diversa in ogni scatto: con i bambini dell’orfanotrofio della Maison de Béthanie, ad esempio è stato naturale creare immediatamente una forte empatia che ha inevitabilmente generato immagini maggiormente emozionali; negli ambienti ecclesiastici e istituzionali invece la formalità della situazione ha sovrapposto tra noi un filtro più tangibile dando vita ad istantanee più didascaliche e distanti. Per raccontare questo viaggio ho ritenuto necessario utilizzare la tecnica del bianco e nero, scelta necessaria affinchè il colore non prendesse il sopravvento sui soggetti. In questo modo è più immediato e naturale fissare gli sguardi e l’essenza stessa delle persone e dei luoghi, per instaurare con lo spettatore una relazione più intima“.

“Vorrei riuscire a trasmettere tutte quelle forti emozioni che ho provato mentre scattavo, ma ci sono molte sensazioni che una fotografia non riesce ad imprimere sulla carta: il senso di impotenza e sgomento davanti ad alcune situazioni molto distanti dalla nostra cultura occidentale, ma anche l’entusiasmo spontaneo per tanti incontri o la sorpresa davanti a scenari inaspettati. Mi piacerebbe che davanti a queste immagini lo spettatore fosse indotto a porsi delle domande a cui molto probabilmente non troverà delle risposte. Quelle stesse sensazioni contrastanti che mi hanno accompagnato lungo tutto il percorso tra sorpresa e ammirazione, sgomento e rassegnazione“.

C.R.E.S.Co odv presenta un progetto fotografico di Gabriele Zago

Con|fusione, sguardi altri sul Benin di oggi

a cura di Laura Tota  – fino al 18 novembre

presso le sale auliche di Cittadellarte – Fondazione Pistoletto Via Serralunga, 27 Biella

lunedì / venerdì dalle h17 alle h21 sabato e domenica dalle h16 alle h22

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