6 Novembre 2021

Artissima 2021, cosa non perdere nella settimana dell’arte a Torino

Da venerdì 5 a domenica 7 novembre è tempo di arte contemporanea.

6 Novembre 2021

Artissima 2021, cosa non perdere nella settimana dell’arte a Torino

Da venerdì 5 a domenica 7 novembre è tempo di arte contemporanea.

6 Novembre 2021

Artissima 2021, cosa non perdere nella settimana dell’arte a Torino

Da venerdì 5 a domenica 7 novembre è tempo di arte contemporanea.

Dopo l’edizione digitale del 2020, Artissima propone per il 2021 una sofisticata combinazione di esperienze fisiche, nella consueta sede dell’Oval Lingotto, e di quelle digitali. Le sezioni storiche della fiera sono quattro: Main Section, New Entries, Dialogue/Monologue e Art Spaces & Editions.

Artissima XYZ – la piattaforma crossmediale che dal 2020 ospiterà le tre sezioni curate, Present Future, Back to the Future e Drawings – sarà online dal 4 al 9 novembre e fisica con tre mostre collettive all’Oval Lingotto.

Al PAV (Parco Arte Vivente, Torino, nel quartiere Filadelfia) la mostra personale di Eugenio Tibaldi dal titolo Temporary Landscape. Erbari, mappe, diari. Curata da Marco Scotini, l’esposizione intende focalizzarsi sull’opera grafica dell’artista, come modalità ibrida al confine tra rappresentazione estetica, fotografia, progettazione architettonica e riflessione teorica. Tale comunque da presentarsi come modello eterogeneo di conoscenza e di intervento ambientale in grado di registrare le trasformazioni ecologiche del nostro tempo sulla micro-scala, nell’obiettivo di trovare una precaria e mai definitiva corrispondenza tra realtà franta e sua rappresentazione temporanea, tra uomo e ambiente, in sostanza.

Se è vero che da sempre la ricerca di Eugenio Tibaldi si focalizza sulle dinamiche informali di appropriazione dello spazio e sull’attenzione ai territori marginali, è altrettanto vero che questa nuova mostra ruota attorno al diario grafico che l’artista ha prodotto durante la pandemia e chiamato Heidi, dove il rifiuto della retorica di una natura incontaminata si accompagna al rifiuto, altrettanto categorico, del progetto neoliberista ed estrattivista che, come tale, non può essere certo curato da un mitico mondo perduto. Al contrario ad agire nella pratica di Tibaldi è tanto quel concetto di porosità che Walter Benjamin e Asja Lacis avevano individuato a Napoli quanto quello di “filosofia del rotto” che il loro amico Alfred Sohn-Rethel aveva teorizzato nella stessa città, negli anni ‘20.

L’attenzione di Tibaldi alle aree periferiche si appunta sempre sulla ricchezza delle biodiversità e su quelle che l’artista definisce le loro “risultanze estetiche”, un insieme di soluzioni informali, vernacolari alle necessità degli abitanti, realizzate da questi in maniera del tutto spontanea ed autonoma: Tibaldi le attraversa, le analizza e le campiona, costruendo elementi di un inventario che va poi a stratificare all’interno delle sue opere, facendo emergere ora le macro dinamiche, ora i dettagli, di un complesso rapporto fra legalità, economia, società ed estetica. La produzione dello spazio è la pratica permette di cogliere l’ecosistema come piano delle relazioni in cui le esistenze e l’ambiente si modificano dinamicamente e si inventano reciprocamente. Le aree periferiche” afferma l’artista “con i loro ‘non confini’, si prestano ad entrare in relazione con il materiale umano secondo dinamiche ‘altre’ da quelle centrali, dando luogo a soluzioni adattative e di convivenza tra le parti spesso impreviste”. In questo spazio di ecologie del margine Tibaldi attiva una pratica da bricoleur, mosso da un desiderio di de-professionalizzazione e di riappropriazione dei poteri autonomi e collettivi sottratti dal capitalismo.

Tibaldi ha realizzato progetti partecipativi legati alle dinamiche sociali del territorio in numerose città del mondo il progetto Tabula Rasa in occasione di Manifesta 7 a Bolzano, My personal bridge sul Ponte di Galata ad Istanbul, Transit a Salonicco o Play Bucharest a Bucarest, fino ad arrivare al recente Anthropogenic Connection ad Addis Abeba. L’hinterland partenopeo, dove l’artista ha vissuto a lungo, riveste un ruolo speciale all’interno della sua concezione, costituendo la matrice esperienziale di una riflessione estetica ri-applicata a diversi contesti, una modalità di sguardo laterale, di seconda possibilità: un metodo di lavoro che valorizza i moti centrifughi, fuori- controllo e difficilmente normalizzabili.


 Eugenio Tibaldi. Temporary Landscape. Erbari, mappe, diari. Installation view at PAV – Parco Arte Vivente, 2021. Ph. Agostino Osio. Courtesy PAV – Parco Arte Vivente. Fino al 27 febbraio 2022. Come recita il titolo della mostra, in quest’ottica, ogni paesaggio non può che risultare temporaneo: Tibaldi lo sottolinea evidenziando le tempistiche imposte dall’abusivismo inerenti all’edilizia commerciale, concentrandosi in particolare su “quelle strutture che, destinate a durare per pochi mesi, diventano definitive, parte di un paesaggio, come cantieri sotto sequestro, abusi in cemento mai terminati, testimoni immobili di una situazione anomala che proprio per la sua staticità diventa paesaggistica e ci porta a spostare i nostri confini estetici”. Ma anche il nostro modo di abitare non potrà che essere nomade, lontano da una “scienza di Stato”, come avrebbero detto Deleuze e Guattari.

Al Lingotto Podbielski Contemporary ha una sezione principale dedicata al nuovo ciclo di lavori Binidittu a cura dell’artista Nicola Lo Calzo (1979). Il ciclo rappresenta l’ultimo capitolo del Progetto Cham, una ricerca in corso ideata dall’artista che attraverso la storia e il patrimonio culturale di San Benedetto il Moro, esamina il rapporto tra la storia del colonialismo rispetto alla nostra identità culturale contemporanea. Le opere dialogano con quelle di Dark Whispers, di Beatrice Minda (1968). Nello stand anche un tributo al fotografo torinese Augusto Cantamessa (1927-2018).

Beatrice Minda, Dawei, 2015

Be yourself to shine è invece un’esposizione collettiva di opere d’arte, elementi d’arredo e installazioni nella cornice di Casa Vèlo, palazzo settecentesco nel centro di Torino, aperta al pubblico dal 6 al 7 novembre 2021. In mostra la serie di tappeti Manchaha, una collezione di pezzi unici realizzati interamente dai tessitori, a partire dalla fase di ideazione: il progetto, infatti, mira a riflettere l’immaginario dell’antica india rurale tradotto in tappeti che sono l’espressione più autentica della creatività degli artigiani, diventati veri e propri artisti.

La serie di tappeti Manchaha , una collezione di pezzi unici realizzati interamente dai tessitori, a partire dalla fase di ideazione: il progetto, infatti, mira a riflettere l’immaginario dell’antica india rurale tradotto in tappeti che sono l’espressione più autentica della creatività degli artigiani, diventati veri e propri artisti. La produce Jaipur Rugs che dal 1978 nella regione del Rajasthan in India promuove l’artigianato rurale interpretando l’antica arte tessile indiana.

FPT Industrial, azienda leader nel settore dei motori industriali e brand del gruppo CNH Industrial,promuove, in collaborazione con Artissima 2021, la seconda edizione del premio FPT for Sustainable Art:un progetto nato con la volontà di valorizzare temi di sostenibilità nell’ambito dell’arte contemporanea proprio nella città in cui l’azienda ha il proprio headquarter.  

Il premio è frutto di riflessioni care a FPT Industrial che, orientata alla progettazione e produzione di motori per il settore industriale – veicoli commerciali, macchinari agricoli, generatori – e per il mondo nautico, consolida con questo progetto la sua costante attenzione nei confronti della salvaguardia ambientale e in particolare della protezione dei mari. FPT for Sustainable Art, che guarda alla sostenibilità come motore di trasformazione dei materiali e dei processi creativi e industriali,si pone come un riconoscimento verso l’artista la cui ricerca e opere siano frutto di una filiera concettuale e di produzione virtuosa sostenibile. Inoltre, questa seconda edizione si rivolge a progetti che, oltre a dimostrare una particolare attenzione all’incontro con persone, materiali, meccanismi organizzativi, logistici ed economici, abbiano una intrinseca valenza simbolica legata alla complessità, la fragilità, la forza e la bellezza dell’ecosistema mare.

FPT for Sustainable Art 2020 – Carlo Moroni e Ilaria Bonacossa, rispettivamente Head of Communication di FPT Industria e direttrice di Artissima. Foto: Antinori.

In mostra il 6 e 7 novembre a Torino a Palazzo Velò nell’ambito delle iniziative in occasione Artissima, all’interno del progetto “Sale Regie. Be yourself to shine” di Delvis Unlimited e Primula Costruzioni a cura di Silvia Ariemma, la collezione Mare firmata da Vittorio e Andrea Bruno per Delvis Unlimited è ispirata all’immaginario marino che circonda e protegge l’isola.
Una sorprendente superficie dalle suggestive colorazioni cangianti, materia in apparente movimento, che lascia trasparire la profondità degli abissi con screziature simili alle ombre lunari, incastonate come gioielli in metalli resi preziosi da sofisticate lavorazioni manuali. 

“Mare nasce da una fusione di metallo cristallizzata, “frizzata” dalla resina epossidica, con un uso del colore altamente artigianale. Le sue nuance blu, smeraldo e bianco, sono state riprodotte giocando con gli effetti di profondità ottenuti in base all’intensità del colore in un determinato punto. Un modo per portare sempre con sé la bellezza suggestiva e l’imperfezione naturale del mare della Sardegna, reinterpretato con il nostro linguaggio espressivo: un paesaggio che noi sardi diamo per scontato perché lo vediamo e viviamo continuamente, ma ricco di storie, ricordi ed emozioni”. Andrea e Vittorio Bruno.

Omaggio a questa materia liquida incostante e metamorfica che continua a offrire spunti creativi, i tavolini Mare proiettano nel presente la storia e il bagaglio culturale che la lavorazione tradizionale del metallo racchiude.

La nuova collezione Mare firmata da Andrea e Vittorio Bruno per Delvis Unlimited in mostra a Torino. “Delvis Unlimited vuole farsi testimone attivo di questa tradizione per far si che il patrimonio incredibile dei nostri artigiani italiani possa sempre crescere e rinnovarsi, con forza e slancio per farsi conoscere ed apprezzare nei territori di origine come nel resto del mondo” dice Stefano Del Vecchio.

Cultura sportiva ed espressione artistica si intrecciano in Throwing Balls at Night di Jacopo Miliani. La performance ispirata a Jeux, poème-dansé di Claude Debussy, Sergei Diaghilev e Vaslav Nijinsky, descrive l’incontro di tre giocatori di tennis in un parco di notte, i quali non potendo riprendere il gioco si intrattengono in un corteggiamento reciproco di ambiguo erotismo. Si vede la sera alle 21 presso OGR – DUOMO Corso Castelfidardo, 22 – Torino.

La performance si ispira a Jeux, poème-dansé – frutto della collaborazione tra Claude Debussy, Sergei Diaghilev e Vaslav Nijinsky – che descrive l’incontro fortuito di tre giocatori di tennis in un parco di notte, i quali non potendo riprendere il gioco si intrattengono in un corteggiamento reciproco, lasciando spazio a momenti di ambiguo erotismo. A partire da queste suggestioni, Throwing Balls at Night fonde l’assoluta modernità delle tecniche coreutiche e delle affermazioni sottili, ma rivoluzionarie, di Nijinsky con il Vogueing degli anni Ottanta newyorkesi. Così, dopo qualche minuto di ascolto di Debussy, i danzatori iniziano a muoversi al ritmo di MikeQ, leggenda del ballroom sound, scaldando il lungo catwalk allestito per la serata con movimenti, gesti, pose.

OGR Torino accoglie Persuasive System, progetto dell’artista Salvatore Vitale frutto della ricerca da lui iniziata nel 2020 – e attualmente in corso – incentrata sul tema dell’influenza della sorveglianza digitale nel controllo sociale degli individui. Si tratta di tre telecamere installate che generano immagini in diretta sia sui grandi schermi del Foyer delle ex Officine di corso Castelfidardo, sia su due monitor installati negli spazi espositivi di via delle Rosine.

Salvatore Vitale (1986 Palermo, Italia) è un artista visivo, curatore, editore e docente di base a Zurigo, Svizzera. La sua ricerca si concentra sullo sviluppo e la complessità delle società moderne, esplorandone le strutture di potere, la mediazione tecnologica e l’influenza di questi elementi nella società, mentre si avvale di un’ampia analisi documentaria, inclusi elementi di finzione, speculazione narrativa e l’uso di molteplici forme visive.

NOW/HERE il primo videogioco prodotto da OGR Torino in collaborazione con Patrick Tuttofuoco e MixedBag presso il Foyer 2 OGR Torino.

NOW/HERE – il nuovo videogioco prodotto e commissionato da OGR Torino, ideato da Patrick Tuttofuoco e realizzato con Mattia Matteucci in collaborazione con MixedBag società di Torino residente in OGR Tech.

Ispirato ai mondi e all’immaginario dei lavori scultorei dell’artista Patrick Tuttofuoco, NOW/HERE è espressione di una vocazione sperimentale in ambito culturale e tecnologico, in cui le opere si liberano dalle costrizioni fisiche per dar forma a un universo digitale straniante e familiare, che i giocatori possono attraversare ed esplorare, tra memorie incongrue e frammenti da ricostruire. NOW/HERE è un progetto ambizioso e in evoluzione, che celebra il connubio inedito tra due mondi: il gaming e l’arte contemporanea. Patrick Tuttofuoco è stato protagonista di Tutto infinito, primo allestimento espositivo firmato OGR Torino nell’autunno 2017.

In foto d’apertura: Eugenio Tibaldi. Temporary Landscape. Erbari, mappe, diari. Installation view at PAV – Parco Arte Vivente, 2021. Ph. Agostino Osio. Courtesy PAV – Parco Arte Vivente



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