“Ricominciare ancora” è un brano di indubbia bellezza che riporta questa settimana Arisa nelle radio e nelle vite di tutti noi italiani. Scritto da Federica Abbate e Claudia Franchini, prodotto da Fabio Gargiulo, il motivo tappezzato di elettronica, dice nel testo: “E saremo noi il miracolo che nessuno si aspettava, goccia dopo goccia oceano / Una lacrima che cura. Ricorderai questo momento, non siamo stati mai così vivi”.
“Siamo pronti per uscire perché ieri ci sono stati pochissimi contagi e mi sento fortunata che il pezzo coincida casualmente con la fine di questo incubo”, ci dice Arisa al telefono da Milano. “Con Ricominciare ancora punto alla rinascita, racconto quanto possa fare un essere umano per cambiare le cose. Io l’ho vissuta così questa tragedia che ci stiamo mettendo alle spalle, ho capito molte cose, mi ha migliorato sotto alcuni aspetti”.
Il pezzo per ambientazione e suoni è ispirato, dice la cantante, a un brano del 2012, Ritual Union dei Little Dragon, gruppo di musica elettronica svedese. Arisa aveva già avuto frequentazioni scandinave quando a Sanremo nel 2014 chiamò i danesi WhoMadeWho per una cover strepitosa di “Cuccurucucu Paloma” di Franco Battiato.
“Quella dei Little Dragon era una canzone con delle atmosfere jungle e psichedeliche che non necessariamente sopravvivono nella mia, ma il modo di cantare è molto soffiato, ed è questo che ci rende simili, un soffio compatto che arriva è come una doccia emozionale. Mi piace essere un mezzo ed emozionare anche gli altri. Questa è stata sempre la partenza per tante canzoni che ho cantato, ho deciso di farlo perché l’interpretazione trasmetteva qualcosa”.
E dobbiamo riconoscerle che con la voce che ha, spesso abbinata a un’intensità senza rivali, il più delle volte Arisa fa centro anche quando ripesca dal passato: “Devo dire che cerco sempre di cantare qualcosa che cerco di immaginare. Se rifaccio il Jannacci di “Vincenzina e la fabbrica” parlo di me atraverso il ricordo di una situazione simile. Quanta vincenzina c’è in me quando canto, questo mi chiedo”.
Quando le facciamo notare che uscire con un pezzo adesso è come abdicare alla corsa per il tormentone estivo 2020, in parte già definito, Arisa sorride distaccata. “Io considero questa nuova canzone un manifesto di rinascita, una carezza, una spinta verso una dimensione più consapevole che ci descrive protagonisti del nostro tempo e artefici del nostro destino. Serve prima di tutto a me cantare un brano che mi dica “puoi farcela, dipende solo da te” , perché a volte mi sento vittima degli eventi e giro in tondo aspettando risposte e gratificazioni dagli altri. Questo genera un circolo vizioso di dubbi, insicurezze e tempo perso, e credo sia una sensazione molto condivisibile. Quindi “Ricominciare ancora” per tutti; ricomincio da me, dalla mia musica, dalle persone che mi seguono, senza grandi aspettative ma con la voglia di impegnarsi, andare avanti, rendere la mia vita avvincente e avere sempre nuove cose da raccontare ai miei figli e ai miei nipoti quando arriverà il tempo, investendo su me stessa e sulle cose che amo, che sento di più al mondo. Questo brano infatti sancisce un nuovo inizio, con il mio compagno abbiamo deciso di scegliere in autonomia il quando il come e il perché della musica nuova in un ottica di costruzione e crescita”.
“Ricominciare ancora” è stato in un cassetto per tanto tempo, ,ora esce a poche settimane dal lancio di un altro singolo, quello benefico che Arisa ha inciso con Manupuma: “Il bello delle canzoni è che poi vivono in me, quando le ascolto. Questo è un brano che mi conforta e mi dà carica e spero che sia di grande supporto per tutte le persone che l’ascolteranno. Un brano che indossa un abito di luce e di speranza come le canzoni che da ragazzina mi hanno dato una direzione e la forza di provare ad abbattere i miei limiti per essere qui a cantare e a crederci sempre. Buon ascolto e buona rinascita”.
La cantante ha avuto anni turbolenti ultimamente, discograficamente parlando. Ha lasciato l’etichetta multinazionale Warner con cui aveva abbracciato il grande pubblico (dal 2009 fino al 2017), per passare alla Sugar di Caterina Caselli l’anno scorso (“Una nuova Rosalba in città”), e arrivare alla sua “creazione” indie, Pipshow – Distribuzione Believe Digital. In mezzo ai cambi, tanti successi ancora, come il duetto “L’esercito del selfie” con Lorenzo Fragola e la colonna sonora di Napoli Velata di Ferzan Ozpetek nel 2017. “Non so quale sia la percezione che le persone hanno di me – racconta a The Way Magazine -, so solo che mi sento molto amata e io amo molto le persone. Mi sento sempre uguale agli altri, vengo da una famiglia numerosa, siamo tante donne, una delle donne sono io e sono normale. Ultimamente sono più che normale, questo lockdown mi ha fatto capire che apparire in un modo diverso per piacere agli altri non ti cambia molto. Siamo qui, siamo noi, dobbiamo sentirci a posto con noi stessi e darci dignità. Dobbiamo esistere per quello che siamo”.
Dal 22 Luglio Arisa tornerà ad incontrare il suo pubblico con ‘Ricominciare Ancora Live Set 2020’. Un ritorno soft in versione acustica ma molto atteso da chi pensava di non poterla rivedere sul palco quest’anno. La prima tappa è a Marina di Pietrasanta (Lucca) per ‘La Versiliana Festival’ e il 29 Luglio a Roma alla Casa Del Jazz nel contesto de I Concerti nel parco estate 2020.
Tra le sessanta canzoni del suo repertorio, la cantante dice di essere fortunata a poterne scegliere sempre diverse da proporre live: “Ci sono diversi aspetti che mi interessano della scrittura che gli autori mi hanno regalato. Giuseppe Anastasi mi ha colpito perché abbiamo vissuto una relazione e le canzoni parlavano di noi che ci siamo scelti. A Cristina Donà ho chiesto dei brani, alla fine me ne ha scritti tre, perché era una voce sempre presente nella mia vita. Quando è uscito “Dentro una vertigine che…” , mi ricordo l’ho ascoltata in macchina mentre andavamo con la famiglia al mare di Ginosa in macchina. Per me lei è una figura di valore. Penso invece che Antonio Di Martino mi abbia scritto canzoni perché ha animo particolare, che ha incontrato la mia persona”.
Quest’estate che in molti ricorderanno per il “south working” (lavorare dalle località del Sud Italia in attesa della ripartenza), Arisa vuole riprendersi l’Italia, come paese suo di appartenenza. “Ma che bello, lo farei anche io il south working. Sono appena stata ad Amantea, in Calabria, a mare con i miei. Che sensazione di grande riscoperta che ho avuto, che meraviglia è quella regione e come si mangia bene. Questa situazione ci sta facendo assaporare il nostro territorio, come mi ha detto un turista olandese: this is a secret paradise. Io spero che per la musica ci possa essere continuità, perché tra prima e ora se c’è una cosa che non deve cambiare è proprio la musica. Il problema è l’aggregazione, dobbiamo fare un miracolo, scoprire la collaborazione, fiducia, spazi aperti, ambiente, amore per il tempo, vivere fuori città senza bisogno di andare all’estero. Penso che ce la faremo perché è un bellissimo impegno per il nostro paese”.