Abbiamo assistito a scene esilaranti: persone che si provavano vestiti, modelli nudi che si facevano fare i ritratti, gente che pesca con ami di inchiostro. È Take Me (I’m Yours), la rivoluzionaria mostra che va in scena fino al 14 gennaio 2018 negli enormi spazi del Pirelli HangarBicocca a Milano, originariamente concepita da Hans Ulrich Obrist e Christian Boltanski. Per la versione italiana (quella della Serpentine di Londra ha debuttato nel 1995) c’è anche la curatela di Chiara Parisi e Roberta Tenconi.

Nella collettiva i visitatori sono invitati a compiere tutto quanto è di norma vietato fare in un museo: i lavori si possono toccare, usare o modificare; si possono consumare o indossare; si possono comprare e perfino prendere gratuitamente, o magari portare via lasciando in cambio cimeli personali.
Accanto alla possibilità di prendere una delle migliaia di copie di ciascuna opera prodotta – e quindi concorrere a svuotare fisicamente lo spazio – il pubblico di “Take Me (I’m Yours)” ne modifica l’aspetto partecipando a performance in cui lo scambio non è necessariamente legato a un oggetto ma piuttosto a un’esperienza, assecondando un’idea di immaterialità che è sempre più presente tanto nell’arte quanto nella vita reale.

Il progetto è iniziato con Quai de la Gare (1991), un lavoro di Boltanski costituito da montagne di vestiti di seconda mano che il pubblico poteva prendere e portare via in una busta marchiata con la scritta “Dispersion”: un’opera destinata per sua natura a disperdersi e a scomparire.
COSA SI FA – Si può prendere e portare a casa le opere, comprarle e collezionare le didascalie, si può creare con l’uso degli oggetti messi a disposizione dagli artisti, si può spostare e partecipare con la messa in scena, scambiare oggetti e portare da casa qualcosa da lasciare.
L’ingresso alla mostra è sempre gratuito, ma per prendere e collezionare le opere è necessario acquistare la borsa creata dall’artista Christian Boltanski. La borsa è in vendita presso l’Info Point o al Bookshop al costo di 10 euro. Gli introiti contribuiscono a supportare la produzione delle opere distribuite in mostra.

A Milano, accanto a Dispersion di Christian Boltanski, ci sono i seguenti artisti:
Aaajiao, Etel Adnan, Rosa Aiello, Giorgio Andreotta Calò, Micol Assaël, Gianfranco Baruchello, Mohamed Bourouissa, James Lee Byars, Luis Camnitzer, Maurizio Cattelan, Ian Cheng e Rachel Rose, Heman Chong, Jeremy Deller, Patrizio Di Massimo, Simone Fattal, Hans-Peter Feldmann, Yona Friedman, Martino Gamper, Mario García Torres, Alberto Garutti, Gilbert & George, Dominique Gonzalez-Foerster, Félix González-Torres, Douglas Gordon, Carsten Höller, Jonathan Horowitz, David Horvitz, Adelita Husni-Bey, Pierre Huyghe, Alex Israel, Koo Jeong A, Alison Knowles, Ugo La Pietra, Armin Linke, Angelika Markul, Annette Messager, Gustav Metzger, Bruce Nauman, Otobong Nkanga, Yoko Ono, Luigi Ontani, Sarah Ortmeyer e Friederike Mayröcker, Riccardo Paratore, Sondra Perry, Cesare Pietroiusti, point d’ironie, Ho Rui An, Anri Sala, Tino Sehgal, Daniel Spoerri, Wolfgang Tillmans, Rirkrit Tiravanija, Franco Vaccari, Francesco Vezzoli e Lawrence Weiner.