“Morphology”, la mostra – a cura di Stefania Gaudiosi e ospitata dalla Fondazione Sozzani di Milano- che presenta un saggio dell’intero lavoro di Antonio Barrese (Milano, 1945), le cui ricerche fondono arte, progetto, tecnologia e scienza, in una visione olistica e metadisciplinare.
Barrese oggi è molto lontano dalle ricerche iniziali, distillando nel tempo un personalissimo linguaggio espressivo, con tratti caratteristici unici.
La sua è una ricerca esemplare; oltre cinquecento sono le mostre dedicate al suo lavoro in gallerie d’arte e musei, in Italia e all’estero; tanti i riconoscimenti ottenuti come designer – tra cui tre Compassi d’Oro. Ricca è, inoltre, la produzione teorica e l’attività saggistica e pubblicistica.
Iniziata nel 1965 con la ricca serie di Immagini Sintetiche, attraverso varie evoluzioni, questa ricerca si è sviluppata fino a oggi, con la realizzazione delle attuali Morphology Images.
La mostra presenta, dunque, il complesso di opere recenti, ponendolo in dialogo con le ricerche precedenti e con la globalità del suo lavoro, che si configura nel complesso come corollario di una indiscriminata, estesa e febbrile ricerca formale.
È significativo che la mostra sia ospitata a Milano – città natale di Barrese, ma anche di Bruno Munari e di Enzo Mari, non a caso suoi amici e punti di riferimento – in una sede prestigiosa come la Fondazione Sozzani, che da sempre propone un’idea di cultura fondata sulla libera contaminazione dei linguaggi.
Stefania Gaudiosi, curatrice della mostra, ha unificato questo lavoro, per conferirgli il valore emblematico che gli compete nel panorama della contemporaneità.
Il focus della mostra è, in particolare, la produzione di Immagini, frutto di una complessa interazione tra oggetti cinetici e dispositivi di ripresa, che permette di rappresentare ciò che lo sguardo umano non percepisce e che resterebbe estraneo alla conoscenza. Si tratta di una ricerca che Barrese definisce di Genetica meta-linguisticae che riguarda la genesi stessa della forma, nella convinzione che quest’ultima sia, infine, il più alto dei contenuti e che determini le strutture linguistiche di un mondo ancora inesplorato, del “mondo che sta per essere” e che l’arte avvera. La ricerca dell’artista è iniziata nel 1965 con la ricca serie di Immagini Sintetiche, attraverso varie evoluzioni, e si è sviluppata fino a oggi, con la realizzazione delle attuali Morphology Images.
La mostra – dal 5 giugno all’11 settembre 2022 – presenta il complesso di opere recenti, ponendolo in dialogo con le ricerche precedenti e con la globalità del suo lavoro, che si configura nel complesso come corollario di una indiscriminata, estesa e febbrile ricerca formale.
In foto di apertura:
Quadri elettroluminescenti
2019/2021
La luce illumina l’intorno, la luminescenza illumina ciò che la produce.
La straordinarietà delle lucciole, di certi bruchi vividamente luminosi nella notte tra i cespugli, di alcuni pesci degli abissi, ma anche dalla sveglietta con le cifre fosforescenti, che intimavano di alzarsi per andare al lavoro.
Opere di vario formato.