La fiera del libro a Brescia, con 9 giorni ininterrotti di incontri con gli autori tra settembre e ottobre ha lasciato una grande eredità di dibattiti, riflessioni, reading. È stata una rinascita per la cultura in città, con 100 eventi, un movimentato mercato librario con le librerie e le case editrici in Piazza Vittoria, Piazza mercato con l’area meeting, il salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia e il Mo.Ca. Coinvolta quest’anno anche l’Università degli Studi di Brescia e che ha ospitato alcuni incontri nel magnifico Salone di Apollo. Anche al Teatro Grande, Teatro Sociale, Novalis Open School, Pinacoteca Tosio Martinengo e Cinema Nuovo Eden si sono susseguiti incontri di notevole interesse.
Nell’ampia ed eterogenea proposta culturale anche un incontro introdotto da Adriano Primo Baldi, collaboratore del professor Philippe Daverio e promotore dell’Associazione diffusione Arte Cultura (ADAC). L’occasione è stata il lancio del nuovo libro Rizzoli, postumo, di Daverio dal titolo “Elogio delle Donne”, a cui hanno partecipato la vedova del critico d’arte, Elena Daverio Gregori e Giuseppe Fusari, sacerdote ed ex direttore del Museo Diocesano di Brescia, un luogo molto caro a Daverio: un breve saggio sulle donne protagoniste della storia e dell’arte, tratto da una delle sue ultime conferenze e una serie di profili di donne che hanno attraversato la storia in ogni angolo della terra.
Il volume raccoglie alcuni scritti di Philippe Daverio su un tema che gli stava molto a cuore, quello del ruolo delle donne nella società, nella cultura e nella politica. Si tratta di un percorso narrativo sulle donne come trattato in uno degli ultimi interventi pubblici di Philippe Daverio: una testimonianza del suo amore e rispetto incondizionato per l’universo femminile.
L’arte della divulgazione era connaturata in Philippe Daverio, che in ogni occasione riusciva a evitare il tono accademico senza mai abbassare il livello dei contenuti, continuando a passeggiare nel tempo e nello spazio e mescolando il tutto con il suo spirito intriso di umorismo e il suo infallibile senso del ritmo.
Attraverso alcune importanti figure femminili della storia, da Matilde di Canossa a Vittoria Colonna, da Margherita di Valois a Giulia Beccaria fino alle partigiane del ‘45, l’autore traccia una storia parallela in cui le donne con le loro qualità, le scelte e la vita hanno indirizzato i fatti della storia, le tendenze dell’arte, ma anche i comportamenti sociali e familiari.
Un racconto nel quale Daverio affronta periodi storici a lui cari, dall’età medievale, alla Controriforma, al Risorgimento alla creazione dell’Europa attraverso una prospettiva nuova e inedita, perché “per fortuna siamo diversi, e la donna, a differenza di un uomo, riesce a pensare a più di una cosa alla volta”.
Giuseppe Fusari ci svela: “Per me è stato emozionante parlare di una persona che conoscevo e che stimavo, in un’occasione pubblica prestigiosa, dove il pubblico era davvero molto attento. Il lascito culturale di Daverio è ancora fervido, e a Librixia lo abbiamo toccato con mano. Daverio ci ha regalato letture estremamente accattivanti, narrando aspetti insospettabili della storia dell’arte, da abile comunicatore quale era. E’ riuscito a far risaltare sfumature che sfuggono normalmente alla narrazione canonica della storia dell’arte, grazie alla sua immensa cultura, capace di mettere in connessione mondi anche distanti ma che si illuminano reciprocamente”.

Fusari nota anche che nel volume Daverio si interessa del rapporto tra le donne e la loro emancipazione storica specialmente dall’Ottocento, a partire dall’osservatorio privilegiato che è la sua Milano: “La donna protagonista della storia e dell’arte è un tema affascinante. E lo è ancora di più il legame che nella Milano risorgimentale si instaura tra mecenatismo femminile e impegno civile, come nel caso della contessa Cristina Trivulzio di Belgioioso, ritratta da Francesco Hayez e attiva nei moti del 1848. La nobiltà milanese e l’alta borghesia hanno contribuito alla costruzione non solo fisica ma soprattutto morale della nuova Italia. E le donne hanno anche in questo avuto un ruolo tutt’altro che secondario”.