Domenica 27 gennaio si è conclusa l’ultima edizione di Affordable Art Fair a Milano. Alessandro Borghese è stata l’atteso ospite, “last but not least” dei talks, nell’insolita location dell’installazione Cosmonauti di Stefano Ogliari Badessi.
Il noto chef romano ha parlato con entusiasmo del rapporto tra arte e cucina, e di come l’arte si sia intrecciata alla sua storia umana e di professionista della creatività.
Ha aperto da meno di un anno un nuovo ristorante a Milano, AB- Il gusto della semplicità, nel cuore di City Life, oltre che sede della società AB Normal – Eatertainment Company, con un’imponente presenza dell’arte contemporanea tra le sale.
Borghese ci racconta di come settimanalmente ci sia un vernissage con artisti italiani ed internazionali, e che la sua passione nasce dall’infanzia. La madre (l’attrice Barbara Bouchet), ha sempre frequentato il mondo dell’arte ed è una collezionista soprattutto del periodo liberty, di dipinti e sculture, inoltre il nonno era un fotografo ed esponeva nella sua dimora i suoi scatti. Dal padre viene invece la sua vocazione al gusto gastronomico durante i pasti domenicali, così che il suo approccio creativo è stato dato da “colore e arte”.
Borghese ha ricordato le sue prime esperienze lavorative sulla celebre nave da crociera Achille Lauro, molto diversa da quelle odierne, che ospitava mostre naviganti per i tre giorni di viaggio nel Mediterraneo.
Confrontando cucina e arte ci parla di ricerca fatta di abbinamento di elementi, sia formali che di gusto, iniziata dopo la formazione con le prime sperimentazioni, e che prosegue attraverso la materializzazione dell’idea delle pietanze, e del piatto che le contiene, nel disegno a chiaroscuro. Una ricerca formale e cromatica condotta negli anni e che anche oggi Borghese invita la sua brigata di cucina a registrare su carta, perchè “prima il piatto va visualizzato”.
La sua creatività in cucina rientra nell’ottica di uno stimolo continuo dato dalle persone intorno a lui e dal bello, influenzato dalla musica o dall’osservazione dell’arte contemporanea, secondo lui ogni chef dovrebbe dedicare al connubio di gusti per “rendere felice chi lo mangia”.
“L’arte gastronomica è una forma di miracolo, come può essere quello dello scultore o del pittore che si dona a colui che si innamora di quell’opera finale, e la fa diventare sua. Entrambe sono un momento di grande gioia, è qualcosa creato da qualcuno che ha dedicato del tempo per te, che in quell’attimo è suo ma che ad un certo punto deve essere lasciato andare. Io lo faccio ogni sera in maniera più veloce, mentre l’artista ci mette più tempo, ci vive insieme. Questa per me è l’arte.”
Nella scelta delle opere d’arte per il suo ristorante Borghese si dichiara “di pancia”, anche se è interessato alla conoscere la storia della loro nascita, per avere un’idea del modo dell’artista di vedere il mondo e di manipolare la materia, “che è come quando parlo io delle materie prime che amo e di come mi piace utilizzarle, ma l’arte resta una cosa d’impatto, o ti cattura oppure lascia indifferente”.
Mi ha confermato di selezionare personalmente cosa esporre, perché quell’opera “La devo vedere dalla mattina alla sera e se non mi piace cucino malissimo”!
Ha confermato il suo gusto contemporaneo e versatile con nomi come Fabio Giampietro, Rodolfo Viola, Giuseppe Mastromatteo, Francesco Diluca, Dario Goldaniga, Ion Koman, Mario Battimiello, Alessandro Antonucci e Maurizio Cariati, sono stati in mostra presso “Alessandro Borghese – Il lusso della semplicità”.
E’ ora in corso la personale di Alessandro Spadari, fino alla fine di marzo.
Testo a cura di Michela Ongaretti. Versione integrale su su www.Artscore.it