Genesi, la grande mostra di Sebastiao Salgado al Pan – Palazzo delle Arti Napoli fino al 28 gennaio è una mostra fotografica eccezionale.
Il famoso fotografo brasiliano Sebastião Salgado è protagonista di un’esposizione curata della moglie, Lélia Wanick, con la quale da più di quarant’ anni condivide i suoi progetti e le sue battaglie contro le guerre, la miseria e le ingiustizie sociali nel mondo.
Nato nel 1944 ad Aimorés, Salgado si pone all’ attenzione della critica internazionale con il suo primo reportage sulla siccità nel Sahel, vincendo anche alcuni premi. In seguito fonda una sua agenzia “Amazonas Images” e i suoi scatti sono pubblicati da numerosi giornali e riviste ed esposti nei più importanti musei internazionali, continuando a vincere nuovi premi e riconoscimenti. E nel 2015 dirige anche un film “Il sale della Terra – In viaggio con Sebastião Salgado” assieme al figlio Juliano e al regista Wim Wenders.
Nel percorso di Salgado, Genesi rappesenta una svolta, il momento in cui oltre a fotografare gli esseri umani inizia a fotografare anche gli animali. Nei suoi viaggi alla ricerca della natura allo stato brado, come al momento della Genesi, l’artista ha vissuto in Patagonia, nelle Galapagos, in Kenia e in Tanzania. In questi paesi egli ha ritratto scenari naturali per noi dalle improbabili condizioni vitali, dove però comunità di esseri viventi ( uomini e/o animali ) hanno un loro equilibrio. Salgado riesce a cogliere momenti di vita non molto diversi dai nostri, uomini metropolitani, quando ci annulliamo nella quiete dei sentimenti.
È romantico quando coglie gli sguardi teneri degli albatri, degli elefanti marini o del bue muschiato ed è leggiadro quando cattura il volo ad ali spiegate dell’ airone artico o dei prioni antartici. Rigorosamente in bianco e nero, le foto vivono di forti contrasti che esaltano la moltitudine di minuscole forme quasi sempre presenti; siano animali o rocce o onde o sassi, essi creano inediti pattern che in un altro genere di installazione potrebbero essere duplicati e accostati tra loro all’ infinito creando immagini comunque spettacolari.
Per quanto riguarda i ritratti, invece, egli riesce a cogliere negli uomini come negli animali lo stesso sguardo di un’umanità straordinaria, mutuata dalla resistenza alle difficili condizioni di vita. Non c’è tristezza, nè dolore, ma una fiera rassegnazione, serena, come di chi consapevolmente per amore ha scelto la strada più difficile.
Ma la mostra vuol essere anche una denuncia dell’azione distruttiva dell’uomo sulla natura e un invito ad arginarla e a porvi rimedio, consapevoli che tutti gli uomini hanno la responsabilità di custodire questo pianeta ed è nostro dovere di preservarlo nel migliore dei modi per consegnarlo poi alle generazioni future.