Fondata nel 1796 da Giacomo Carrara, l’Accademia Carrara è considerata il museo del collezionismo italiano, perché le sue raccolte si fondano interamente su lasciti di collezionisti. E nell’anno di Bergamo (e Brescia) capitali della cultura sono tanti gli sforzi per riaprire e fare un passo in avanti memorabile al museo orobico. Oggi c’è stata l’anteprima dell’apertura, che per il pubblico sarà dal 28 gennaio 2023, con uno straordinario programma di mostre ed eventi, per un anno speciale.
Oltre trecento opere, tra dipinti e sculture, disegnano il percorso espositivo dell’Accademia Carrara e offrono un viaggio di cinque secoli attraverso la storia dell’arte italiana dal Rinascimento all’Ottocento, tra capolavori e collezionismo.
Oggi alla riapertura (dopo che nel 2015 il museo era tornato alla città dopo un lungo oblio) il direttore Maria Cristina Rodeschini, e l’autore del progetto architettonico, realizzato da Antonio Ravalli, hanno sottolineato la straordinarietà dell’evento. Sono loro i principali fautori di quella che a Bergamo ora chiamano la nuova Carrara, in attesa di vedere in estate finalmente il giardino che congiunge il palazzo del museo con le mura di cinta della città alta, negli ultimi anni al centro di grandi interessi internazionali, visto che sono state inserite nel Patrimonuo mondiale dell’Unesco.
Il percorso espositivo è organizzato in sedici sale di diversa ampiezza, che raccontano storie diverse. La prima sequenza è dedicata all’arte italiana tra Gotico e Rinascimento nella Penisola, con un accento sul cospicuo nucleo di opere del Quattrocento padano e veneto, con opere di Pisanello, Mantegna e Bellini, e sulla coeva produzione toscana, dove spiccano i dipinti di Raffaello e Botticelli.
La seconda sequenza disegna, invece, un percorso che illustra la tradizione figurativa tra Lombardia e domini veneti di Terraferma, tra Quattro e Settecento, con particolare attenzione per il contesto bergamasco, dove operarono Lotto, Moroni, Baschenis e Fra Galgario. Infine, la sezione dedicata all’Ottocento con un occhio di riguardo per le vicende e i protagonisti della Scuola di pittura dell’Accademia Carrara.
CARAVAGGIO – La prima mostra dedicata a Cecco del Caravaggio è davvero una delle imperdibili dell’anno. Gianni Papi, uno dei maggiori studiosi di Caravaggio, ha individuato solo nel 1991 le origini di Cecco, ovvero Francesco Boneri. Era lui quello che i viaggiatori stranieri chiamavano “boy” che dormiva con il celebre pittore. Era lui che da modello diventò discepolo ed ebbe anche un suo momento di influenza sui contemporanei (ben documentato nella mostra “Cecco del Caravaggio. Allievo Modello” fino al 4 giugno 2023).
Un percorso di circa 40 opere per la prima esposizione mondiale dedicata a Cecco del Caravaggio (1580 – 1630), all’anagrafe Francesco Boneri, il più misterioso e geniale tra gli allievi diretti di Caravaggio. La mostra riunisce, per la prima volta, circa 20 opere autografe, delle non oltre 25 che compongono il suo catalogo.
Il percorso, attraverso importanti prestiti, tra cui opere di Caravaggio, mette in evidenza sia autori da cui Cecco trasse ispirazione, che anche artisti da lui influenzati.