La presentazione di Infinito Nero del compositore Salvatore Sciarrino è stata l’ultima tappa della prima edizione del Segesta Teatro Festival, la rassegna diretta da Claudio Collovà che ha fatto rivivere, attraverso le diverse declinazioni delle arti performative, uno dei parchi più belli della Sicilia, il Parco Archeologico di Segesta diretto da Luigi Biondo, che lo promuove insieme all’Assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana.
L’Opera di Salvatore Sciarrino è una composizione per voce e otto strumenti su frammenti dalle estasi di Maria Maddalena de’ Pazzi, una mistica carmelitana vissuta a Firenze nel XVI secolo, proclamata Santa nel 1669 da papa Clemente IX. I frammenti che compongono il testo sono giunti fino a noi grazie alle trascrizioni delle consorelle della Santa, rievocate nella versione scenica di Davide Santi. In scena la cantante soprano Livia Rado nel ruolo della mistica, insieme a Giulia Gaudenzi e Francesca Pinna nel ruolo delle ancelle. Le musiche composte da Sciarrino verranno eseguite da mdi ensemble – Sonia Formenti (flauto), Luca Avanzi (oboe), Paolo Casiraghi (clarinetto), Luca Ieracitano (pianoforte), Matteo Savio (percussioni), Elia Leon Mariani (violino), Paolo Fumagalli (viola), Giorgio Casati (violoncello) – formazione ospite negli anni dei più prestigiosi festival internazionali.

L’estasi di Maria Maddalena è innanzitutto un’estasi fisiologica, viaggio allucinato nel corpo di Cristo penetrato attraverso le ferite della crocifissione. La metafora rivive sia nella corporeità in un materiale musicale rarefatto, onomatopeico, ossessivo e discontinuo; sia nell’allucinata alternanza di lunghi silenzi e frenetiche declamazioni. La sensibilità di chi ascolta si affina tendendo l’orecchio verso suoni preziosi e fragili e diviene la precondizione per accedere alla dimensione estatica della Santa.
Lo spettacolo rievoca le pratiche teatrali della Firenze dei Cinquecento, in particolare attraverso tecniche di illuminazione che riverberano forti chiaroscuri sui corpi in scena. Come in una serie di fotografie animate, le pose delle consorelle accompagnano gli stadi dell’Estasi, della quale i musicisti in scena sono silenziosi e rituali testimoni.
Salvatore Sciarrino, classe 1947, sente di “essere nato libero” – come dice egli stesso – e non in una scuola di musica. E il suo ricchissimo e peculiare curriculum lo testimoniano: ha cominciato a comporre dodicenne, da autodidatta, per poi esibirsi in un primo concerto pubblico nel 1962.
Ma Sciarrino considera apprendistato acerbo i lavori anteriori al 1966, perché è solo dopo che si rivela il suo stile personale: c’è qualcosa di veramente particolare che caratterizza le sue composizioni, qualcosa che induce un diverso modo di ascoltare, un’emozionante presa di coscienza della realtà e di sé.
Si tratta di una rivoluzione musicale: al centro viene posto non più l’autore o la partitura bensì l’ascoltatore. E dopo cinquant’anni il gigantesco catalogo delle composizioni di Sciarrino è tuttora in una fase di sorprendente sviluppo creativo.
La prima edizione del Segesta Teatro Festival ha inaugurato, inoltre, con la presenza del compositore siciliano una felice collaborazione con una delle più vivaci realtà culturali dell’Isola, il Conservatorio di Musica Alessandro Scarlatti di Palermo.

Foto di apertura: Infinito nero – foto di Chiara Carrera