Dal 31 maggio al 1° settembre 2024 – con giornate inaugurali venerdì 31 maggio e sabato 1° giugno 2024 – a Ortisei, nella cornice unica delle Dolomiti e della Val Gardena, apre al pubblico The Parliament of Marmots, 9ª edizione di Biennale Gherdëina curata da Lorenzo Giusti con Marta Papini come curatrice associata. A ispirare The Parliament of Marmots è Il Regno di Fanes, uno dei più affascinanti miti ladini delle Dolomiti, che narra della rottura di un patto stabilito tra animali ed esseri umani.Una leggenda tramandata oralmente, che condivide con la cultura mediterranea alcune figure chiave e che parla di trasformazioni, celebrando la natura selvaggia, i cicli della vita e il rapporto intimo e profondo tra tutte le specie. In questa prospettiva, la montagna e le Dolomiti – residui di giganteschi banchi di corallo affiorati 250 milioni di anni fa – da barriera si fanno valico, punto di passaggio e quindi luogo di incontro e di contaminazione. Biennale Gherdëina 9 – The Parliament of Marmots riunisce nel contesto peculiare delle Val Gardena artisti e artiste che esplorano nella loro pratica i temi del selvaggio come dimensione creativa, del multispecismo come traiettoria del divenire e della montagna come terreno di incontro e ricucitura. La Biennale si pone come obiettivo quello di dare voce a una variegata comunità artistica, rappresentativa di unʼarea culturale vasta che connette le ricerche artistiche sviluppate in tempi recenti in contesti diversi dell’Europa continentale, del Nord Africa e del Medio Oriente. “Secondo l’antropologa Anna Tsing, la capacità di fabbricare mondi non è prerogativa degli umani, per questo è necessario rivolgersi a modi di fare mondo o modi di esistenza al di là dell’umano – spiega il curatore Lorenzo Giusti. – Ciò non significa adottare una prospettiva post-umana – dove l’umano scompare – ma aprirsi al racconto di storie “più-che-umane”, in cui gli umani perdono la propria centralità, nella consapevolezza che nessun organismo può divenire sé stesso senza l’assistenza di altre specie. Cercando di ricomporre una visione possibile di questi mondi, Biennale Gherdëina 9 presenta un mosaico ibrido di proposte artistiche, aprendo alla possibilità di una ricucitura culturale e politica tra Alpi e Mediterraneo, tra origini e prospettive”. Dal seicentesco Castel Gardena a Selva di Val Gardena fino al centro di Ortisei, dall’area industriale di Pontives, Laion fino a Dantercepies la 9ª edizione di Biennale Gherdëina si sviluppa attraverso diversi format: nuove produzioni, performance, mostre personali e collettive, collaborazioni con istituzioni culturali regionali e laboratori aperti al pubblico. Nuove Commissioni Biennale Gherdëina 9 ha invitato un gruppo di artiste e artisti a realizzare opere e installazioni inedite capaci di interagire con il contesto naturale, culturale, linguistico e sociale della Val Gardena. Grazie all’incontro con paleontologi, linguiste e artigiane, le artiste e gli artisti hanno aperto nuove letture e prospettive sull’eredità e sul futuro del paesaggio dolomitico, evidenziando le connessioni con altre geografie apparentemente lontane. Tra le nuove opere commissionate troviamo: l’intervento pittorico di Nassim Azarzar (1989) che trasforma le pareti esterne dell’Hotel Ladinia e invita il pubblico a entrare per esplorare una struttura ormai abbandonata; la grande statua realizzata da Julius von Bismarck (1983) e allestita nella via principale di Ortisei che rappresenta il bostrico – l’insetto che sta divorando i boschi locali – nella forma di un condottiero a cavallo; le piccole sculture in legno di animali autoctoni della Val Gardena, che, realizzate da Sara Ouhaddou (1986) in collaborazione con la scultrice locale Helene Demetz, si ispirano all’arte della ceramica zoomorfa praticata sulle montagne dell’Atlante marocchino e tunisino fin dal Neolitico; sempre a Ortisei i disegni di Esraa Elfeky (1989) sono ospitati nell’erbario del Museum Gherdëina; la scultura di Diana Policarpo (1986), che, allestita all’interno di un’antica fontana a Castel Gardena e ispirata alle anguane – figure femminili della mitologia ladina associate all’acqua – ricorda una grande ameba. Altre opere e installazioni sono state commissionate a: Atelier dell’Errore (2002), Ruth Beraha (1986), Chiara Bersani (1984), Alessandro Biggio (1974), Daniele Genadry (1980), Arnold Holzknecht (1960), Michael Höpfner (1973), Ingela Ihrman (1985), Nadia Kaabi-Linke (1978), Linda Jasmin Mayer (1986), Femmy Otten (1981), Eva Papamargariti (1987), Markus Vallazza (1936-2019) + Martino Gamper (1971), Karin Welponer (1941). ContributiNella nuova sede di Pontives, Biennale Gherdëina 9 presenta i contributi di artiste e artisti le cui opere esplorano a diverso titolo le tre traiettorie di The Parliament of Marmots. Nella collettiva a Spazio Stufflesser artiste e artisti provenienti dall’area mediterranea si soffermano sui temi del multispecismo e del tempo geologico, un tempo esteso che confonde i confini geografici riunendo storie provenienti dall’Europa a quelle del Medio Oriente. Le opere sono di Talar Aghbashian (1981), Ismaïl Bahri (1978), Yesmine Ben Khelil (1986), Nadim Choufi (1994), Elmas Deniz (1981), Andro Eradze (1993), Marianne Fahmy (1992), Shuruq Harb (1980), Katia Kameli (1973), Janis Rafa (1984). Tra i contributi presenti a Pontives ci sono inoltre anche le opere di Alex Ayed (1989), Valentina Furian (1989) e di Laurent Le Deunff (1977). CollaborazioniCome parte del programma a lungo termine Thinking Like a Mountain, sviluppato dalla GAMeC – Galleria D’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, The Parliament of Marmots presenta inoltre un omaggio al lavoro di Lin May Saeed (1973-2023), con una retrospettiva presentata in contemporanea nel contesto di Biennale Gherdëina 9 e alla GAMeC di Bergamo, in un percorso espositivo suddiviso in due sedi. A Ortisei è presentata una selezione di opere in cui il rapporto fra esseri umani e animali viene costantemente rivisitato, grazie a una dimensione narrativa che si rifà al mito, alla fiaba e alla leggenda.Completano il programma le collaborazioni con alcune delle principali istituzioni d’arte contemporanea della regione: Ar/Ge Kunst di Bolzano presenta il nuovo lavoro cinematografico di Eva Giolo (1991) – girato nelle valli che circondano le Dolomiti, nell’ambito di una mostra a cura di Zasha Kolah e Francesca Verga. Il festival di danza contemporanea Bolzano Danza presenta l’installazione coreografica di Helle Siljeholm (1981), sviluppata sulle pareti di roccia dolomitica del Cir di Selva Val Gardena, a cura di Lisa Gilardino. Museion, il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Bolzano, condivide con la Biennale la presentazione dell’opera dell’artista altoatesino Tobias Tavella (1990), incluso nella mostra Renaissance, a cura di Leonie Radine.Nel corso della manifestazione, MUSE – Museo delle Scienze di Trento e Biennale Gherdëina sviluppano un programma cinematografico, a cura di Lorenzo Giusti, Alice Labor e Marta Papini, con film d’artista di Noor Abuarafeh, Liv Bugge, Jumana Manna, Maeve Brennan, Yalda Afsah e Caterina Erica Shanta dedicati ai temi del selvatico e dell’Antropocene. Introdotti dai ricercatori e dalle ricercatrici del MUSE, i film selezionati approfondiscono le prospettive della Biennale ponendosi nell’intersezione tra indagine scientifica e linguaggi artistici. Public programmeA partire da domenica 2 giugno e per tutta la sua durata, Biennale Gherdëina 9 sarà accompagnata da un ricco public programme dedicato a tutte le età: workshop, performance, talk e passeggiate nei boschi per scoprire la storia delle Dolomiti, delle piante e degli animali che la abitano e dei suoni che la caratterizzano. Il programma inizierà con il primo appuntamento domenica 2 giugno a Dantercepies, Selva di Val Gardena, con le prove aperte di The Sea of Rocks di Helle Siljeholm. Tutte le informazioni e il calendario completo è disponibile su www.biennalegherdeina.it |
Il “Roof Garden” di Biondo piace a tutti
“Roof Garden”, primo singolo estratto da “Dejavu”, l’EP d’esordio di BIONDO, che ha debuttato nelle prime posizioni della classifica FIMI/GFK