Esiste un mondo parallelo, comune a molti, ed è il mondo dei sognatori delle sette note e di chiunque desideri nel proprio intimo di ascoltare, almeno per poche ore, i propri miti musicali. La scorsa settimana abbiamo individuato un piccolo mondo, il paradiso nascosto di quelli che sognano jazz. Coloro che cercano pausa e riflessione per godere in ambienti conviviali delle idee musicali altrui.
Siamo a Napoli, nel centro della storia dell’antica Italia e nel centro del mondo, il piccolo teatro UnderNeaTH; ne abbiamo già parlato a novembre in occasione della visita straordinaria di una band canadese capitata qui da noi. Stavolta vogliamo parlare invece di una incredibile rassegna Jazz.
Da tempo manca a Napoli una inclusione a livello più ampio, sebbene le manifestazioni “private” siano sempre più comuni. Jazz Art Music nel cuore di Napoli è una di queste, una rassegna conviviale dove poter ascoltare Jazz per appassionati e simpatizzante; qui si possono incontrare artisti di calibro incredibile, visto che l’idea nasce da cinque musicisti alla ricerca di luoghi “silenziosi” che ispirino il vero attento ascolto.
Giulio Martino, Aldo Farias, Pasquale Bardaro, Franco De Crescenzo, Giuseppe La Pusata; musicisti che cercano intimità per esprimersi, note che intimamente sfociano in convulse emozioni che avvolgono tutti. Una intima serata che coinvolge, ogni qualvolta si trovano sul palco questi virtuosi che colorano il cuore di Napoli di serate memorabili e pulsanti.
E chissà se, come affermano nel video racconto di se stessi, questo sia stato un modo per convogliare consensi verso un progetto musicale più ampio, per passare a un nuovo periodo di coinvolgimento dei giovani.
Noi di The Way Magazine siamo stati ad ascoltarli con estremo entusiasmo, sabato scorso 22 febbraio, nel terzo dei quattro incontri previsti a calendario. Si è partiti con Aldo Farias4et “Different Ways” con Aldo Farias (chitarra), Pasquale Bardaro (vibrafono), Angelo Farias (basso), Giuseppe La Pusata (batteria).
Different Ways è una sorta di fusione tra jazz d’oltreoceano e sonorità a noi più vicine, è una nuova lettura ma anche un approccio ben “incordato”; probabilmente il titolo deriva anche dall’inserimento del vibrafono di Pasquale Bardaro e dal lavoro di fusione, appunto, tra chitarra e vibrafono che portano a sognare, armonie impreziosite da arrangiamenti di alto livello.
Giuseppe La Pusata Trio “Strange Correlations” con Giuseppe La Pusata (batteria), Federico Luongo (chitarra), Davide Costagliola (basso acustico) è il progetto del batterista napoletano che propone la sua personale visione del ritmo. La Pusata offre nuova veste a standard del songbook americano, proponendo brani inediti sviluppati durante l’incontro con i suoi musicisti e con l’intento condiviso di approfondire il linguaggio ritmico. Le trame musicali vengono cosi scomposte e ricomposte con fluidità e maestria senza forzature, dialogando come avviene nelle più classiche improvvisazioni jazz ma con una nuova visione moderna.
Sotto, nella foto di Maurizio De Costanzo: Aldo Farias4et “Different Ways” con Aldo Farias (chitarra), Pasquale Bardaro (vibrafono), Angelo Farias (basso), Giuseppe La Pusata (batteria).
Martino-Goglia-Iodice trio “Soul Eyes” con Giulio Martino (sax), Gianluigi Goglia (basso), Pietro Iodice (batteria) è stata una fusione forgiata a dovere nelle interpretazioni in cui si scorge magia ed alchimia dove le note si rincorrono, in magistrale esecuzione.
Il 28 febbraio sarà la volta di Franco De Crescenzo 4et – tribute to “Thelonius Monk” con Franco De Crescenzio (piano), Aldo Farias (chitarra), Angelo Farias (basso), Stefano Tatafiore (batteria).
Franco De Crescenzo ha avuto occasione di suonare con numerosi musicisti «lme Bob Berg, Lou Blackburn, Tullio De Piscopo, James Senese, Massimo Moriconi, Antonio Golino, Antonio Balsamo, Larry Nocella, Alfredo Golino, Marcello Rosa, Massimo Urbani, Roberto Ottaviano, Roberto Gatto, llir Bakiu, Maurizio Giammarco, Pino Daniele, Mike Mainieri, Franco Coppola, Peppe Merolla, Willy Mauriello, Luigi Tognoli, Gianni Basso, Rino Zurzolo, Umberto Guarino, Aldo e Angelo Farias.
Con questa performance finale della rassegna, si vuole omaggiare il grande Thelonius Monk, colui che preferiva far ascoltare la sua musica anzichè parlare e riuscì a portare nuova linfa nel mondo jazz.
Testo e foto a cura di Maurizio De Costanzo