Al via il “SUD.O.RE FESTIVAL” al parco Horcynus Orca dal 7 al 13 agosto in provincia di Messina. In un angolo di paradiso a Capo Peloro, davanti al panorama mozzafiato dello Stretto dove la mitologia narra che Cariddi si ergeva a guardiano dell’isola contro l’antagonista Scilla, suo dirimpettaio nella costa calabra, si sono aperte le danze, è proprio il caso di dirlo, del variegato Festival “Sud.O.Re”, che i due organizzatori sperano il primo di una lunga serie.
Il nome della manifestazione vuol dire in latino “Sud Oculi Redeuntes”, in italiano “Occhi che tornano al sud”.
Ho incontrato in esclusiva per The Way magazine il direttore artistico Samuele Cardini e Giulio Cassisi, art director e manager.
Samuele Cardini, sei il direttore artistico del settore danza di Sud.O.Re, come affronti l’impegno per questa prima volta?
Sono il direttore artistico di questa manifestazione chiamata “Sud.O.Re.” Mi occupo del settore perché nasco ballerino e oggi sono un coreografo, che non ha abbandonato la danza attiva. Ho 43 anni, età in cui si diventa maturi dentro e quindi a livello espressivo si ha da trasmettere al pubblico un bagaglio maggiorato di emozioni, mentre il corpo comincia a segnalare i primi cedimenti.
Ma la danza è adattabile al corpo.
Certo, si trasforma con noi, e racconta comunque, se esiste verità, l’eterno gioco dell’arte.
Dove vivi?
Io vivo a Firenze dove lavoro come coreografo. Ho collaborato all’interno della scuola di danza chiamata “Opus Ballet”. Da me sono passati tanti ballerini, alcuni approdati anche ai talent. Produciamo spettacoli, ma siamo pure una fucina di talenti, e quest’aspetto è importante perché i giovani devono avere spazi deputati dove formarsi e inseguire i propri sogni, e nel migliore dei casi, vederli trasformati in realtà.
Come inizia la tua carriera di danzatore?
In modo diverso dai canoni tradizionali. Vengo da una famiglia di artigiani e ho scoperto la danza a 19 anni e per caso, frequentando uno stage. Gli addetti ai lavori mi dissero che ero straordinariamente portato e da quel momento non mi sono fermato più.
Che definizione daresti di danza?
I miei inizi sono pop, poi mi sono avvicinato alla danza contemporanea. In Rete si vede di tutto, però la danza è danza: detesto le affermazioni che la imbrigliano e categorizzano. Cosa significa “danza di nicchia”? Il mio intento è togliere quest’idea e avvicinare un pubblico generale a guardarci. Qualunque espressione artistica che arriva allo spettatore ha centrato un suo obiettivo, proprio diventando popolare.
Il tuo ballerino preferito?
Virgilio Sieni, da cui ho preso i miei inizi e ho assimilato la danza che sentivo mia e mi interessava. Da lui ho mutuato il linguaggio che amavo ed ho poi confezionato a mia misura. Qui a “Sud.O.Re” abbiamo esordito con “Ragazze”, una coreografia di Claudia Rossi Valli sotto l’egida della compagnia catanese di Roberto Zappalà, quotata a livello europeo.
E la serata del 13 agosto al festival vede a chiusura una tua coreografia.
Prima, il giorno 11, si applaudirà “Abnorma” della compagnia “DNA” di Bologna. A seguire, il 13, un mio omaggio alla terra di Sicilia che mi ha adottato: ho creato uno spettacolo, intitolato “W Maria/a women sinphony”, ispirandomi alla processione messinese della “Vara” del 15 agosto, dedicata a Maria “Madre Assunta”. La novità è che ne mostro l’aspetto terreno di madre, piuttosto che quello di Madonna.
Giulio Cassisa, un messinese che per il festival lavora assieme a un toscano.
Sono un messinese di 26 anni: ho studiato architettura e poi a Milano ho frequentato una scuola diventando art director. Sono timido e in genere rifuggo le interviste, tuttavia il mio amore per l’arte è tale, che ho pensato di farla diventare il mio mondo professionale, anche se operando dietro le quinte.
Oggi gli artisti hanno più che mai bisogno di un manager efficace.
Senza, rischiano di non andare da nessuna parte, oppure, nel migliore dei casi, sono costretti a entrare in ambiti che non competono e li distraggono dalla loro arte.
Com’è nato il connubio con Samuele Cardini?
Ci siamo conosciuti a Firenze, dove vivo da otto anni, e c’è stato un connubio perfetto. L’artista, come dicevo, ha bisogno dell’organizzazione che regala la necessaria libertà di espressione che consente di creare. Con Samuele ormai ci conosciamo da anni e abbiamo i nostri settori operativi divisi, che magicamente si congiungono sul progetto finito, com’è accaduto con questo festival di “Sud.O.Re.”
Girate l’Italia!
All’inizio abbiamo lavorato per altri, poi nutrivo da sempre l’idea di portare nella mia terra eventi importanti. Qui la danza è legata ai saggi di fine d’anno delle scuole, e volevo togliere questa riduttività. Permettimi di ringraziare Patrizia Casale e Marika Micalizzi, prestigiose comunicatrici che ci hanno supportato con un prezioso ufficio stampa. Se tutti vanno via, non si permette di fruire arte e tutti hanno diritto di accedervi con libertà.
“SUD.O.RE FESTIVAL” è un titolo geniale.
È un acronimo che ho trovato con Giulio e significa “Uno sguardo al Sud” e ci proponiamo in un Sud più che meraviglioso! Intanto questa produzione andrà anche in circuiti invernali, e si darà un seguito ai debutti estivi. Gli eventi sono tutti gratuiti per incentivare l’afflusso del pubblico. Siamo comunque legati alla beneficenza solidale con un motto “Smile to life”, che aiuta l’Associazione Fasted dei talassemici di Messina. Il pubblico in cambio di un braccialetto rosso con siglato questo logo, può contribuire con un’offerta libera.
L’Intervista è terminata e la scrittora augura che ci sia ‘Sudore’ di vita in ogni lettore.