L’essenza della ‘Rivoluzione russa’ si sintetizza nell’affermazione di Lenin “uno schiavo che non ha coscienza di essere schiavo e che non fa nulla per liberarsi è veramente uno schiavo. Ma uno schiavo che ha coscienza di essere schiavo e che lotta per liberarsi già non è più schiavo, ma uomo libero.”
Alla vigilia dello spettacolo, che celebra il centenario della Rivoluzione russa, “Rosso d’ottobre’ in scena a Messina alla Sala Laudamo, ridotto del teatro ‘Vittorio Emanuele’ il 3/4/5 novembre 2017, uno degli autori e attori, il più eminente intellettuale messinese, Federico Martino, ci ha detto: “Il capitalismo non ha risolto i problemi messi in campo dalla Rivoluzione Bolscevica del 1917. Oggi viviamo dentro una terza guerra mondiale dove, in modo inconcepibile, nove soggetti detengono la metà delle ricchezze del pianeta. L’Ottobre Rosso va ricordato senza rimpianti e demonizzazioni. L’analisi critica di tale esperienza conclusa, deve essere un esempio per evitare i trascorsi errori e per cercare soluzioni a problemi antichi, che oggi appaiono tragicamente attuali.”
Per l’occasione ritorna a calcare le assi del palcoscenico la talentuosa Daniela Conti, ex moglie del Nino Frassica nazionale, che firma la regia con Nino Saterno, ed è assieme a lui autrice del testo con Federico Martino, Renato De Luca, Pompeo Oliva, quest’ultimo purtroppo da poco scomparso.
Si applaudiranno in scena: Daniela Conti, Luca Fiorino, Renato De Luca, Federico Martino, Nino Saterno, Giuseppe Di Marco, Angelo Sorace, Gregorio Anastasi, Sergio Tripodo.
Le musiche sono composte da David Carfì, artista di acclarata fama, e da lui eseguite al pianoforte durante lo spettacolo. Ecco l’intervista bifronte a Daniela Conti e Renato De Luca.
Che significato ha per te questo spettacolo?
RENATO DE LUCA- Questo spettacolo è uno strumento di lotta politica, dove per lotta politica intendo la riaffermazione del Pensiero critico che si contrappone al Pensiero unico. Ed infatti la pièce non è un elogio della Rivoluzione, ma uno strumento per riaffermare la memoria storica. Mi piace sottolineare che l’Associazione ‘Le armi della critica’ che io rappresento è ospitata per la prima volta alla ‘Sala Laudamo’ grazie alla lungimiranza del Sovrintendente del teatro ‘Vittorio Emanuele’ Egidio Bernava, felice di concederci lo spazio fuori dalle significanze politiche.
DANIELA CONTI- Per me è il ritorno teatrale che desideravo da tanto, l’occasione di riappropriarmi della magica atmosfera di cui solo chi ha fatto spettacolo è consapevole. In più trattare della Rivoluzione Russa, argomento a me particolarmente caro, raddoppia e impreziosisce la mia gioia. Il teatro è cultura e in quei giorni sarà in scena un messaggio civico che spero sia colto dai miei concittadini, che amo riamata, premiandoci con affluenza di pubblico.
Essere comunisti oggi è un valore morale o politico?
RENATO DE LUCA- Essere comunisti non è mai stato un valore morale, ma un modo razionale e molto umano di leggere la storia e di guardare al futuro. Faccio l’esempio della pittura: prima della prospettiva le figure erano piatte, solo dopo si scoprirono le profondità e, dunque, le complessità della natura e dell’uomo. Io sono comunista oggi perché mi sento un uomo del Rinascimento alla ricerca del nuovo Umanesimo.
DANIELA CONTI- Essere comunisti è un alto valore morale. Occorre liberarsi da una diseguaglianza sociale non più sopportabile. Il dettato della Rivoluzione Russa, quale assunto di giustizia tra gli uomini, era valido ieri, come lo è oggi, come lo sarà domani. È un impegno con se stessi prima che con la società: un allenamento dell’anima.
Mi racconti un aneddoto, un dietro le quinte?
RENATO DE LUCA- Ho creduto talmente in questo lavoro teatrale, da produrlo insieme a Federico Martino. È stato pensato e costruito a casa mia, utilizzando il metodo della discussione collettiva e mai preconcetta. Tutti i partecipanti si sono comportati come se fossero membri di un Soviet culturale. In questo clima prezioso e unico, mi piace ricordare l’indimenticabile contributo dato a questi dibattiti dall’intellettuale Pompeo Oliva, che ci ha lasciato da poco: mi sembra di vederlo ancora là, seduto accanto al camino, oppure quando scambia con mia moglie Rosamaria le rispettive fatiche letterarie, in un eterno abbraccio ideologico che ancora ci stringe tutti.
DANIELA CONTI- L’aneddoto riguarda uno dei miei compagni in scena Renato De Luca. Alcune prove si sono svolte al al ‘Museo del Novecento’, dedicato in buona parte alle tematiche della 2^ guerra mondiale e al ventennio fascista. Noi recitavamo Majakovskji mentre nella sala accanto echeggiava la voce roboante di Mussolini che comunicava in toni trionfalistici l’entrata in guerra dell’Italia. Non puoi capire la sua faccia disperata: il suo antico cuore comunista era costretto a soffrire in silenzio!
Allora alla scrittora non resta che augurare: affluenza di pubblico, divertimento critico, spettacolo di successo. E che sventoli rosso il vessillo universale della cultura!