Dai piani alti del lusso alla solidarietà: Daniela Javarone è una donna coraggio che ha conquistato il mondo degli ultimi.
Quest’intervista nasce all’epifania dei City Angels, l’associazione di volontariato, presso l’hotel Principe di Savoia di Milano, dove si offre un pranzo solidale cucinato dallo chef dei principi di Monaco ai senza tetto.
Daniela Javarone è bionda, con gli occhi azzurri e un sorriso che disarma. La prima volta che l’ho vista, complice la sua lunga militanza nel volontariato, per associazione di idee é stato facile accostarla a un fata benefica. Eppure è la sua semplicità che disarma: fare del bene In modo serio e sistematico non è affare da tutti, è complicato, delicato, impegnativo. Lei osserva con discrezione ma non le sfugge nulla: valuta sincerità e opportunismo, si sfila dagli obiettivi e ricorda incessantemente che la povera gente ha bisogno sempre, e non solo nelle feste comandate.
Chi è Daniela Javarone?
Una signora anomala dei salotti bene di Milano: lì frequento pochissimo invece mi piace occuparmi di chi ha bisogno, come i senza tetto dei City Angels di cui sono madrina.
Come è nato il tuo incontro con Mario Furlan, fondatore e presidente dei City Angels?
Per caso in una trasmissione televisiva. Io sono mossa dal sentimento nel senso letterale del termine. Avverto da dentro un bisogno e le corde del mio animo suonano sul cuore spingendomi a agire ed essere pragmatica. Si sono incrociati i nostri sguardi, mi ha detto che gli ero necessaria. Ed io ci sono stata. All’inizio mi prendevano per pazza! Ho portato la miseria nera nei salotti dorati ed i miei amici recalcitravano. Non ho desistito e non ho abbassato la voce della richiesta. E alla lunga l’ergermi a tramite tra il basso e l’alto ha funzionato. Oggi 200 pasti al Principe di Savoia per la Befana dei clochard, in questo luogo pieno di storia e bellezza sono un successo.
Racconti chi sei?
Nasco in una famiglia benestante e perdo a tre anni mio padre. Mia madre mi ha allevato con rigidi principi. Ripeteva di continuo ‘non montarti la testa! Noi siamo esattamente uguali a chi è meno fortunato e dobbiamo comportarci allo stesso modo con il principe e con il povero, perché appartenere ad una famiglia agiata è una fortuna, non un merito.
Come si arriva a un percorso di solidarietà che diventa dedizione di vita?
Intanto permettimi di ringraziare mio marito, sposato a 20 anni e da cui ho avuto due figli. Senza la sua totale accettazione sarebbe stato impensabile portare avanti un progetto che diventa parte integrante di sé ed una scelta esistenziale. Mi ha sposata due volte: la prima perché mi amava, la seconda perché, permettimi il gioco di parole, ha solidarizzato con la mia voglia di solidarietà. Nell’arco dei diciotto anni, sono rinata tre volte dopo tre estreme unzioni ed essere arrivata alla soglia della morte.
E qui hai dato un senso a questi tragici eventi.
Esatto, specie alla perdita del mio unico fratello poco più che quarantenne. Mi tormentavo cercando il perché di questa fine, laddove io ero stata salvata più volte. Il mio padre spirituale mi ha fornito la spiegazione più convincente ‘se sei qua, è perché il Signore ha per te un disegno preciso che devi svolgere sulla terra’. Ho allora compreso che un miracolo più volte ripetuto non fosse casuale, ma un messaggio divino a me dedicato. Ed eccomi qua, il resto è storia.
Tu sminuisci con umiltà il fatto di abbinare alla disponibilità e generosità grandi doti manageriali.
Sono attiva e utilizzo a buon fine il mio nome, la mia credibilità, le mie conoscenze. Già in questo momento penso al prossimo impegno per San Valentino, il 14 febbraio: una cena solidale con i City Angels al ristorante ‘Giuliano’ a piazza Velasca, il cui proprietario Alessio Sassi è uomo di provata generosità. A seguire mi sto attivando per un concerto a Brera in San Marco ai primi di maggio.
Da dove scaturisce il tuo amore per lirica?
Il mio amore per la lirica cammina da lontano: nonna materna era una soprano ed io faccio parte della commissione esaminatrice del ‘Concorso lirico internazionale Magda Olivero’. Non puoi capire l’emozione di sedere per sette anni a fianco di Magda, morta a 106 anni e per me la più grande soprano mai esistita!
Sei presidente de ‘Gli amici della lirica’.
Mi prese sotto la sua ala il marchese Alberto Litta in veste di collaboratrice de ‘Gli amici della lirica’, e dieci anni prima della sua morte, mi nomina presidente dell’associazione. Poco per volta la indirizzo in funzione di pubblico servizio, in quanto fino a quel momento era un luogo di melomani, punto di incontro e scambio di vedute. Ho accettato e ricopro con orgoglio e amore questo ruolo, a patto di destinare alla solidarietà qualunque ricavato scaturisca dai nostri eventi. E in questi anni abbiamo dato fondi ad infinite associazioni, creato ‘Casa Silvana’ grazie all’aiuto di Letizia Moratti, poi tre case famiglia e ‘L’ Oasi del clochard’ dove ai primi di giugno faremo una sfilata a sfondo benefico con l’appoggio della maison ‘Angela altamoda’ di viale Majno, dove sono cliente affezionata oltre che amica della titolare Angela Formaggia, proprio donna di cuore.
Le persone che hanno partecipato ai tuoi eventi?
I più grandi nomi dello spettacolo, del giornalismo e della politica, anche perché ‘Amici della lirica’ è completamente priva di indirizzi politici puntando solo sul sociale.
Ti reputi buona?
Come tutti. All’occasione posso diventare cattiva se occorre difendermi, e sono buona se percepisco il bisogno di me e di un buon operato.
Una definizione di solidarietà?
È difficile perché è un intento che viene da dentro e poi diventa pratica: un’attitudine propositiva volta a alimentare calore per chi ha fredda la vita.
L’INTERVISTA È TERMINATA: LA SCRITTORA AUGURA DI PROVARE ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA A SALIRE SUL PONTE DELLA SOLIDARIETÀ.