L’incontro con Fortuna Briguglio, 31enne stilista messinese, arriva casualmente, salvo poi scoprire che, come accade in provincia, tanto ci lega e accomuna.
Mi colpisce il modo con cui tratta e si muove tra le proprie creazioni come in mezzo a pargoli amati, e arriva subito e facile la suggestione che tra le pieghe dei suoi abiti sembri soffiare il vento dello Stretto. Fortuna diventerà mamma a breve, ma intanto è mamma di questi magici figli di stoffa dalle tante pelli e dagli svariati colori: sono le confezioni che taglia, cuce, ricama, con l’artigianalità antica e ormai introvabile, trasmessa dalla nonna siciliana che le ha insegnato il valore laborioso delle mani.
Chi è Fortuna Briguglio?
Una sognatrice che ha trovato la forza e la tenacia per aprire il cassetto e trasformare il sogno in realtà. Per mettermi in proprio ho lasciato Armani con un lavoro a tempo indeterminato nell’ufficio stile; prima ancora stavo da Alberta Ferretti: progettavo i ricami lavorando a manichino e creando dal nulla il vestito da sfilata. Mi scelse dall’Accademia di Costume e Moda di Roma, in mezzo a tutti gli studenti. Ognuno presentava 30 disegni, ne selezionò solo 2 ed erano entrambi miei! Puoi capire con quale carico di responsabilità a soli 23 anni iniziai a lavorare per lei!
Mi racconti l’abito che da bambina ha catturato la tua fantasia e magari scaturito la voglia di diventare stilista?
Non c’é un vestito particolare. Mia nonna aveva sei negozi di corredi, una grande imprenditrice di cui porto il nome augurandomi la medesima fortuna. Lei lavorava coi ricami e mi faceva vestiti meravigliosi con il Sangallo. Stavo ore a fare il manichino immobile, insomma la moda me l’hanno inculcata da piccola! Ammiravo lo stile anni ’30 da lusso puro, mentre cucivo fantasticando accanto a lei già a 4 anni! E a 8 chiesi la macchina da cucire per Natale, cucendo per mia sorella Lilly che ne aveva 2 un improbabile abito bordeaux che ho stampato sul cuore.
Qual è l’aspetto che più ti rende felice quando vedi una donna sentirsi giusta con indosso una tua creazione?
In questi 2 anni che sono in proprio, la soddisfazione maggiore l’ho avuta dalle donne over size, che magari arrivano da me dopo aver vagato senza trovare un capo che accolga e rispetti la loro fisicità. Ragiono e creo quello particolare adatto a loro senza mortificare l’originalità. Vederle tornare é la risposta migliore e si finisce per abbattere il rapporto cliente e stilista e si diventa quasi amiche. Il concetto é che chiunque deve essere se stessa con il mio abito e pure nelle sfilate adopero modelle di tutte le taglie, incluse le famose curvy. Se mi si dice ‘questo vestito mi sta a pennello’ è perché ho imparato l’arte del cucito: disegnare e progettare non basta.
Il tuo brand si rivolge a un pubblico particolare e veste una donna tipo?
Veste una donna ‘tipo’ nel senso di consapevole di quello che indossa. Uso solo tessuti italiani che provengono da laboratori italiani. Chi viene da me ha una cultura precisa, sa quello che l’aspetta, aggiungo a richiesta ricami che personalizzano la creazione, faccio di tutto per contenere i costi, eseguo le modifiche necessarie affinché l’abito cada pennello e sia perfetto nel momento in cui viene imbustato.
Hai uno spazio a Pordenone e hai aperto un atelier nel cuore di Treviso, città con antiche tradizioni sartoriali. Qual è l’immagine e la sensazione che vuoi lasciare a chi entra, frequenta e compra un vestito nel tuo show room?
Io intanto desidero che nel mio atelier chi entra si senta a suo agio anche solo guardando e provando, indipendentemente se comprerà o meno. La vera soddisfazione è quando ritornano. Ritornare é importante: sigla un patto di fiducia, un tacito assenso.
Una parte importante è riservata alle spose, hai ideato e realizzato pure il tuo abito nuziale: mi spieghi la differenza rispetto alla cerimonia e al prêt-à–porter?
É uno zoccolo importante. Io nasco come cerimonia e alta moda. Nel corso dell’esperienza ho visto che ne ricavavo grandi soddisfazioni. Il ‘su misura’ è il top! Convivo 6 mesi in media con la futura sposa prima che il vestito sia fatto e finito. Partecipo al suo sogno e le regalo un sogno. Spesso vesto pure le damigelle, faccio il cuscino delle fedi, entro nel mondo della creazione nuziale. Capita che mi arrivi anche la partecipazione di nozze! Riguardo al prêt-à–porter, mi sono serviti i 3 anni in Benetton e che gioia quando trovavo addosso alle ragazze in discoteca o al bar una mia camicetta o un mio abitino!
Il tuo vestito più bello?
Ero ancora in Accademia, un sontuoso modello a sirena di seta di tre verdi diversi con una base di tulle, con strisce incrociate delle tre tonalità e il décolleté di seta ricamato. Sono passati 10 anni e l’ho visto in seguito molto imitato.
Descrivimi l’idea base della tua collezione autunno/inverno 2017/18: colori, tagli, linee. come sarà la donna targata ‘Fortuna Briguglio brand’.
L’idea deriva da una moderna e rivisitata regina Vittoria. Intanto semplicità di forme: gonne a tubini con spacchi vedo non vedo, gonne a fiori a corolla ampie e strette in vita, pantaloni a palazzo che sembrano gonnellini con l’impiego per ogni gamba di ben tre metri di stoffa, vita altissima che valorizza la fisicità, camicie con maniche ampie e colletti tondi. Il tutto adoperando tessuti a mosaico molto pregiati e il lurex che rimanda a un mondo prezioso ma pratico. Infine le tasche. Magari nascoste, purché ci siano. Le amo perché la praticità va perseguita anche nell’eleganza: a mia volta la cerco nella quotidianità e quando disegno rifletto sulle mie criticità che allargo a tutte le donne. Mi piace risolvere con un piccolo accorgimento un problema per nascondere i difetti più comuni: pancia, spalle, bacino che sono i punti critici. Non so se l’hai capito, ma quanto amo il mio mestiere!
L’intervista è terminata: se in “nomine omen” che la giusta “fortuna” ci attenda!