Non se Barron Trump sia autistico o meno: ma accade che in rete giri un video che beffeggia un bambino di soli 10 anni per movenze scomposte e curiose durante l’insediamento del padre Donal Trump a Presidente degli Stati Uniti d’America.
Addirittura l’attrice Rosie O’ Donnell ovviamente avversa politicamente al tycoon, si lascia andare ad affermazioni che invitano alla querela, mozzando il principio etico che i bambini non si toccano. Mai. A maggior ragione se potrebbero avere, come lei urla nei social, seri problemi psichici.
Perché? Perché essere sul palcoscenico più esibito del mondo, può far male a chiunque: non a caso la figlia di Clinton, Chelsea, che aveva 12 anni quando Bill divenne il numero 1 al mondo, ne ha generosamente preso le difese, pur sottolineando che altri sono i suoi ideali politici. Ho osservato bene il video incriminato: certo alcuni gesti stereotipati potrebbero indurre il sospetto di autismo, ma in ogni caso affermare ‘ecco nelle mani di chi siamo’ indicando Barron come una cavia da giustiziare in laboratorio, è infame. Ancora di più, fare passare l’assunto che essere padri di un ragazzino con problemi, possa inficiare un cammino presidenziale. Risulta doppiamente scandaloso: l’hadicap non è vergogna, ma un dramma verso cui occorre innalzare ulteriore solidarietà, per rafforzare famiglie molto provate e che spesso si sentono abbandonate da tutti. Allora se malauguratamente fosse vero, mi auguro che Trump faccia qualcosa in più per alleviare, con provvedimenti legislativi, le persone colpite da autismo e la fatica dolorosa dei loro cari che li assistono. Il resto, è vergogna mediatica.