A Catania il 4 ottobre 2018 verrà inaugurato dal mecenate Antonio Presti un’installazione chiamata “il Cantico di Librino”.
Antonio è uno degli uomini più illuminati d’Italia e racconta a “The way magazine” il suo nuovo progetto di bellezza. Se si conosce una persona dall’età di 11 anni, come accade a me con Antonio Presti, scriverne è come rileggere un libro amato.
Il “mecenate”, e mai appellativo fu più meritato, l’idea di consegnare bellezza al mondo, l’aveva nel DNA, come quando adolescente, per le sue feste di compleanno, organizzava pullman che partivano sotto la sua casa di allora a piazza Duomo a Messina, e noi ragazzi si saliva incuriositi e allegri verso destinazione ignota. Dal ristoro nell’area autostradale fino ad arrivare in luoghi e dimore stupende, era tutto uno sgranare di occhi! Si rincasava, dopo quelle feste, pieni di pace, bellezza, divertimento. Quando si dice avere l’arte del donare.
Il 4 Ottobre a Catania, città dove risiedi a Palazzo Stesicoro, inauguri un nuovo progetto d’arte a Librino, quartiere degradato della periferia catanese, su cui sei già intervenuto, nel 2010.
Intanto fammi dire che nel 2010 ho creato a Librino la “Porta della bellezza” che è la più grande installazione in terracotta del mondo. Ho coinvolto nel progetto 2000 madri e 2000 bambini: vincendo il muro della diffidenza ho realizzato un muro d’arte.

Cosa vuol dire lavorare in una periferia degradata?
Affrontarla pensando che non è degradata. La politica ingessata e istituzionale, lavora per sottrazione: contro la mafia, contro gli scippi, contro lo spaccio, e così via all’infinito.
Nella mia opera mi relaziono a un quartiere di 70mila abitanti lavorando con loro. Quando ho installato la “Porta della bellezza”, risanai con i ragazzi delle scuole il territorio circostante: piantammo fiori ed aiuole. Mi dissero che sarebbe saltato tutto il giorno dopo. Invece, ogni cosa si erge esattamente come un tempo, tutelata e protetta con orgoglio dagli abitanti.
La politica del fare bellezza paga sempre.
Sempre, perché illumina e coinvolge. Ritorno a Librino dopo un black out di 8 anni, vittima di un’amministrazione comunale miope e non partecipe. Per me è una gioia.
Che differenza constati tra allora ed oggi?
Nessuna. Il filo della bellezza era rimasto a terra: l’abbiamo raccolto ed è risorto integro. Ho vinto contro il sonno degli stolti che vuole il popolo dormiente per plagiarlo a proprio uso e consumo.
Come mai hai pensato ad un omaggio a S. Francesco?
In un’epoca di odio e superbia, la sua lezione di umiltà e la sua laude “Il cantico delle creature”, mi sembrano molto attuali e toccano il cuore.
Cosa accadrà a Librino?
Parafrasando il “Cantico delle creature”, creo il “Cantico di Librino”, in un progetto che è una maieutica emozionale. L’idea è regalare all’occhio distratto dei passanti in auto, un dono di universalità e bellezza. Immagina un’installazione cinetica sui pali della luce. Chi arriva, incontra una sequela di foto in progredire da bambini a vecchi, accompagnate con frasi estrapolate dal testo di San Francesco, che è una sorta di commento alle foto stesse. Ad ogni stagione della vita è abbinata una frase dell’opera francescana.
Sarà molto suggestivo.
Per un attimo ti colleghi al sublime e ti astrai dal cemento, e quando ritorni sulla terra, si è avviata dentro una lavatrice dell’animo che ti ha purificato. Moltiplica tutti gli attimi e la possibilità di collegarti a un universale da parte di una periferia di 70 mila persone, abituate alla condanna sociale.
Sarà un bagno di pura bellezza!
Si inaugura il 4 ottobre, ricorrenza di S. Francesco. Sarà completato per tempo e il 4 ottobre per San Francesco, si terrà un’inaugurazione e manifestazione pubblica in cui i banner stampati, circa 1000, ed è cifra enorme, saranno posizionati a terra. Poi li isseremo sui pali della luce e l’istallazione rimarrà fruibile per almeno tre mesi, che spero possano prolungarsi.
Cosa ne pensi della discussione contro gli immigrati, di questo odio razziale che sta montando a dismisura?
Ovviamente tutto il male possibile. Tuttavia invece di immigrazione a me piace parlare di innesto. L’immigrazione va vista come una nuova linfa da innestare nel cuore di una vecchia Europa tremante e prosciugata, che possa dare futuro ad un paese di vecchi, dato che i nostri ragazzi fuggono fuori Italia, in cerca di fortuna e lavoro. Proprio come gli extracomunitari fanno sbarcando sulle nostre coste.
Mi definisci la generosità?
La esemplifico in S. Francesco che in questo mio nuovo progetto “visionario” mi ha ispirato con il suo immortale Cantico: essere ricchi senza essere generosi, equivale ad essere vivi senza il battito del cuore.
Cos’è per te il dono?
Regalare a qualcuno un momento di bellezza. Ed è un dono che è dentro ognuno di noi. Basta saperlo scovare.
L’intervista è terminata e la scrittora augura che ognuno di noi trovi nel suo cuore, un dono da regalare a qualcuno.