Sul palco in piazzetta a Borgio Verezzi è andato in scena Otello di Shakespeare diretto da Emanuele Gamba – con traduzione e adattamento di Francesco Niccolini e prodotto da Arca Azzurra – e ispirato ad un episodio del film corale dal titolo “Capriccio all’italiana” del 1968 e diretto da registi come Monicelli, Bolognini, Pasolini, Steno.
Pasolini realizzò Che cosa sono le nuvole? le cui riprese finirono appena poche settimane prima della morte di Totò. La storia racconta di un piccolo teatro di una borgata romana dove viene messa in scena una riduzione de l’Otello mentre per gli spettatori del teatro l’unica realtà è quella messa in scena: le perfide trame di Jago contro Otello ed il conseguente omicidio di Desdemona. Una realtà così ingiusta da risultare insostenibile per il pubblico che irrompe sul palcoscenico per impedire l’omicidio ed “uccidere” i “malvagi” Jago ed Otello. Il pubblico, quindi, non solo non percepisce la finzione del racconto, ma non si rende nemmeno conto dei fili che legano i burattini alle loro stesse azioni o, forse, vorrebbe solo fermare un altro ingiusto omicidio. È il Teatro che si confonde con la vita.
Se nel filmato di Pasolini, Modugno canta il tema musicale dal titolo proprio Che cosa sono le nuvole?, qui Giuseppe Cederna entra in scena illuminando il percorso con una piccola luce quasi a cercare, senza farsi notare, la matassa che di lì a poco srotolerà per ingarbugliare più fittamente la vita di colui che odia e cioè Otello, il moro di Venezia. Se in Pasolini, Jago aveva il viso pitturato di verde, quasi a commentare il famoso detto “è verde d’invidia” dedicato a chi soffre dell’infimo male nei confronti degli altri, Cederna no, veste un gilet rosso quasi infernale a sottolineare il diabolico che è nascosto in lui.
Ma canta, canta lo stesso motivo di Modugno e presenta la compagnia di attori che da lì a breve inizierà il racconto e che vedrà l’omicidio di Desdemona come ultimo capitolo, un po’ come Amleto fa quando presenta gli attori che metteranno in scena l’omicidio del padre e sa come andrà a finire.
Cederna è un attore di talento, misurato nel suo atroce delirio di onnipotenza nel veder fallire Otello – interpretato dal bravo Dimitri Frosali – come uomo e renderlo schiavo della gelosia, dell’inganno.
La storia la conosciamo ma in questo articolo si celebra il coraggio di una nuova messa in scena, spartana e con pochi attrezzi di scena: due porta abiti, alcune sedie, il letto dove Desdemona ama il suo moro e dove muore strangolata proprio da esso, ma di grande effetto con personaggi calibrati per ogni attore partendo da Cassio, Roderigo, Brabanzio, Bianca, Emilia incarnati e scarnati, oltre che da Cederna e Frosali, da Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Lucia Socci, Lorenzo Carmagnini, Riccardo Naldini ed Elisa Proietti.
L’invidia fa brutti scherzi: ecco come un uomo preferisce distruggere la vita altrui senza capire che avrebbe potuto accrescere la propria. In fondo Shakespeare è bravo a raccontare l’animo umano che questa tragedia in cinque atti – atto unico diviso in due parti quello che abbiamo visto a Borgio Verezzi – è tra le più rappresentate al mondo da allora. L’uomo non si smentisce mai.
Uno spettacolo che coglie in pieno il sentire umano ed i suoi inferni più nascosti, tanto che sarei salito anche io sul palco per cercare di fermare Otello dall’uccidere la sua Desemona.
Il Festival di Borgio Verezzi continua fino a metà agosto, la scelta degli spettacoli del nuovo direttore artistico Maximilian Nisi è azzeccata: si pensa anche al pubblico esigente.