Il Teatro Stabile del Veneto si riconferma, anno dopo anno, palcoscenico di qualità. A Venezia, nel teatro intitolato a Carlo Goldoni, è andato in scena l’ultimo spettacolo della regista siciliana Emma Dante, su di un testo liberamente ispirato a Lu cuntu de li cunti di Gianbattista Basile. Si racconta la storia di un vecchio che per sconfiggere la solitudine invita a cena, nella loro antica dimora, i defunti della famiglia. Nella notte fra l’uno e il due novembre, lascia le porte aperte per farli entrare. Prepara un dolce, il pupo di zucchero. Un rimando alle “martorane”, i dolci di zucchero e mandorle che nel sud sono usanza nascondere nei punti della casa proprio nella notte del primo novembre, cosicchè al mattino, i bambini appena svegli si lanciano alla loro ricerca. Un modo per celebrare i propri morti attraverso la vita. Lo facevano anche i miei genitori, nascondevano sotto mobili e nei cassetti quei dolci. Io e i miei fratelli aspettavamo quel giorno come fosse Natale.
Il vecchio padre di famiglia, nostalgico del passato, impasta e prega, prega e impasta. La casa si riempie di ricordi e di vita: appaiono via via mammina, una vecchia dal core tremmolante, il giovane padre disperso in mare, le sorelle Rosa, Primula e Viola “tre ciuri c’addorano ‘e primmavera”, Pedro dalla Spagna che si strugge d’amore per Viola, zio Antonio e zia Rita che s’abboffavano ‘e mazzate, Pasqualino tuttofare.
Ma puntualizziamo subito. Questo non è uno spettacolo che celebra la morte, celebra la vita. E tutto si trasfigura attraverso proprio quel dolce di zucchero che il vecchio manipola e crea a manifestazione di un passato che vorrebbe ritornasse ma che ritorna solo attraverso i ricordi di quella che fu, una volta, la sua famiglia, la sua vita. Le liti in casa, le sorelle, i figli, i parenti stretti, i discorsi di sua madre. Ognuno con le proprie vicissitudini, i propri rimpianti, le passioni, i sogni e le mancanze. Emma Dante mette in scena un noir affascinantissimo, uno spettacolo che cresce e si cristallizza per poi ricrescere in queste esplosioni musicali che si fondono con gli attori: merce umana, materiale scenico plasmato dalle sapienti mani della regista più talentuosa del nostro Paese.
Tiziano Sclavi, Edgar Allan Poe, Stephen King, Lovecraft, Mary Shelley si racchiudono con forza in una favola gotica siciliana, un emozionante spaccato di vita che si materializza davanti ai nostri occhi riportandoci nell’atmosfera decadente di quell’isola magica che è la Sicilia. Lentamente i giorni vissuti si ripropongono al vecchio, le stesse scene che accadevano una volta accadono ancora per stemperare la malinconia e solitudine del vecchio che finalmente può, per rari momenti di pace, sentirsi circondato ancora dai propri cari. Ma la realtà ci porta ancora verso l’accettazione del presente. Come nelle catacombe del Convento dei Cappuccini di Palermo, i cadaveri della famiglia, danzano con le stesse anime che hanno ripercorso quegli attimi di vita e si vanno a posizionare come cadaveri esposti a mostra, spettacolarizzando una visione macabra che mette in evidenza gli usi, i costumi e le tradizioni della società cittadina palermitana. Il vecchio infine si rimette a loro, cadaveri esposti, rimette a loro i suoi peccati e la sua voglia di vita, affogando nella solitudine. Forse con la consapevolezza che di vita ne abbiamo una sola. Dovremmo non dimenticarlo mai.
PUPO DI ZUCCHERO
La festa dei morti
liberamente ispirato a “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile
testo e regia Emma Dante
con Tiebeu Marc-Henry Brissy Ghadout, Sandro Maria Campagna, Martina Caracappa, Federica Greco, Giuseppe Lino, Carmine Maringola, Valter Sarzi Sartori, Maria Sgro, Stephanie Taillandier, Nancy Trabona
costumi Emma Dante
sculture Cesare Inzerillo
luci Cristian Zucaro
foto di scena Ivan Nocera
produzione Sud Costa Occidentale, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale,
Scène National Châteauvallon-Liberté, ExtraPôle Provence-Alpes-Côte d’Azur, Teatro Biondo di Palermo,
La Criée Théâtre National de Marseille, Festival d’Avignon, Anthéa Antipolis Théâtre d’Antibes, Carnezzeria
e con il sostegno dei Fondi di integrazione per i giovani artisti teatrali
della DRAC PACA e della Regione Sud